16. Аббатство монахов-бенедиктинцев в Кава-де-Тиррени (Италия)



Аббатство Святой Троицы (лат. Territorialis Abbatia Ssmae Trinitatis Cavensis) — аббатство монахов-бенедиктинцев в Кава-де-Тиррени (Италия).Основана в 1011 году Алферио из Паппакарбоне, который стал клюнийским монахом и жил отшельником с 1011 года. Урбан II наделил этот монастырь многими привилегиями и взял монастырь с прилегающей территорией под папскую юрисдикцию.Церковь и большая часть здания были полностью модернизированы в 1796 году.В монастыре хранятся богатые архивы государственных и частных документов, датируемые VIII веком, например, Кодекс Legum Longobardorum в 1004, и Ла Кава Библии и несколько замечательных инкунабул. Монастырь позже стал местом национального образовательного учреждения, под опекой бенедиктинцев.L’abbazia territoriale della Santissima Trinità di Cava de’ Tirreni (in latino: Abbatia Territorialis Sanctissimae Trinitatis Cavensis) è una sede della Chiesa cattolica suffraganea dell’arcidiocesi di Salerno-Campagna-Acerno appartenente alla regione ecclesiastica Campania. Nel 2013 contava 8.000 battezzati su 8.000 abitanti. È attualmente retta dall’abate Michele Petruzzelli, O.S.B.La circoscrizione ecclesiastica comprende la sola abbazia, che costituisce anche l’unica parrocchia.Sorge in collina, a circa 400 metri s.l.m., a tre chilometri dal centro dalla città di Cava de’ Tirreni ed a poca distanza dalla costiera amalfitana e dall’agro nocerino.Dalla sua fondazione ai giorni nostri l’abbazia ha svolto un ruolo fondamentale nelle vicende sociali civili e religiose di molti centri dislocati nel mezzogiorno d’Italia dove estendeva il suo dominio diretto. L’Ordo Cavensis, al massimo della propria potenza, aveva fittissime diramazioni in Basilicata, Calabria, Puglia, Campania e perfino a Roma. Secondo il monaco benedettino Paul Guillaume, storico ed archivista dell’abbazia nel secolo XIX, appartenevano all’ordine cavense almeno 77 abbazie, 100 priorati, 20 monasteri, 10 obbedienze, 273 chiese.Come ordinari immediatamente soggetti alla Santa Sede, gli abati ebbero piena giurisdizione episcopale su molti centri del salernitano, Capograssi (ora frazione di Serramezzana), Capolicchio (ora Cannicchio frazione di Pollica), Casalicchio (ora Casal Velino), Castellabate, Marittima Agnone, Matonti (ora frazione di Laureana Cilento), Ogliastro, Perdifumo, Pertosa, Polla, Roccapiemonte, Santa Barbara (ora frazione di Ceraso), Santa Lucia (ora frazione di Sessa Cilento), San Mango, Serramezzana, Tramutola, su alcune chiese di Salerno, Santa Maria de domno, Sant’Angelo a Caprullo, e sulla chiesa di Sant’Angelo in Grotta di Nocera Inferiore e di San Giovanni a mare di Minori.Gli abati svolsero anche funzioni nella vita politica, sociale ed economica delle comunità controllate con profonde ripercussioni nei rapporti con le popolazioni locali. L’abbazia, nei vasti possedimenti feudali, spesso fu molestata nella sua gestione civile e religiosa sia dai potenti di turno che dai propri vassalli. Da ciò trasse origine l’inquietudine che caratterizzò più di una volta nei secoli passati i rapporti tra i monaci ed i propri vassalli.Singolare è stata l’antitetica correlazione odio-amore tra l’abbazia e la città de La Cava che, orgogliosi della loro demanialità, ricorrevano spesso alla Regia Camera della Sommaria per non essere molestati per il pagamento di tributi che ritenevano esosi e/o non dovuti. Non era soltanto il prestigio e l’orgoglio a contrapporre i cavesi all’abbazia della SS. Trinità. Al fondo delle questioni vi era un complesso d’interessi, diritti, privilegi e immunità. È appena il caso di ricordare quanto già sopra riferito, per questione di pascoli e foreste, il 6 marzo 1507 mercoledì delle Ceneri, i cavesi insorsero e si ribellarono al dominio dell’abbazia, fecero irruzione nel monastero saccheggiando le celle dei monaci e l’appartamento dell’abate.Il monastero fino alla fine dell’Ottocento raccolse tra i suoi membri quasi esclusivamente esponenti dell’aristocrazia e si fregiava degli appellativi di “sacro e reale”. Gli abati invece si fregiavano del titolo di barone di Tramutola.
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