Scarti di lavorazione derivanti dagli scarti dell’acciaio dell’Ilva di Taranto e dalla Centrale Enel di Cerano usati poi per la vendita di prodotti destinati al settore edilizio. Scattate le indagini della Guardia di Finanza, si è scoperto che attraverso la particolare manovra, L’Enel ha cos’ risparmiato sui lavori di smaltimento di oltre un milione di tonnellate di rifiuti. 523 milioni di euro i valore dei beni sequestrati ad Enel produzione.
Sequestri di beni sottoposti dopo le indagini che hanno visto anche l’intercettazione di alcune conversazioni telefoniche. 31 le persone indagate dalla Procura di Lecce delle tre società con l’accusa di traffico illecito di rifiuti e gestione dei rifiuti non autorizzata.
Per non pregiudicare i servizi alla collettività (persone e imprese), il Gip ha disposto la facoltà d’uso al massimo per 60 giorni delle infrastrutture delle tre società. Enel dovrà utilizzare le infrastrutture dedicate e inviare i rifiuti presso impianti autorizzati. Cementir dovrà cessare una parte di approvvigionamento dalla centrale Enel e rientrare nei termini di legge.
Come riportato anche da alcune testate giornalistiche locali e quotidiani nazionali, i decreti di sequestro preventivo sono stati effettuati dal Nucleo di polizia tributaria della Gdf di Taranto (comandante provinciale Gianfranco Lucignano) e sono stati disposti dal Gip del Tribunale di Lecce Antonia Martalo su richiesta della procura (capo Leone De Castris e pm Alessio Coccioli e Lanfranco Marazia).
«Per le criticità esposte – dichiara la procura – la loppa prodotta e commercializzata da Ilva spa deve essere esclusa dal novero dei sottoprodotti ed inserita in quella dei rifiuti». L’operazione delle Fiamme Gialle “Araba fenice” rappresenta il proseguimento dell’attività giudiziaria partita cinque anni fa e conclusa con il sequestro penale di due aree dello stabilimento Cementir Italia spa di Taranto, secondo l’accusa illecitamente adibite a discarica di rifiuti industriali gran parte dei quali originati dall’Ilva.
Grazie alle indagini, la Procura ha constatato che le materie prime utilizzate da Cementir per la produzione di cemento e acquistate dall’Ilva e dallo stabilimento Enel di Cerano non risultavano conformi agli standard di legge.
La loppa di altoforno (un sottoprodotto del processo di produzione della ghisa) venduta dall’Ilva alla Cementir, secondo quanto afferma la Procura di Lecce, presenterebbe “criticità connesse alla commistione della stessa con scarti/rifiuti eterogenei“, che ne pregiudicano la capacità di impiego nel ciclo produttivo del cemento.
Enel avrebbe classificato le ceneri come “rifiuto speciale non pericoloso” ma stando a quanto riportato dalla Procura le ceneri risulterebbero contaminate. «La gestione promiscua delle diverse tipologie di ceneri da parte dell’Enel di Cerano – afferma la Procura di Lecce – si è tradotta in un oggettivo vantaggio patrimoniale consistente nel risparmio dei costi legati alla separazione di 2,5 milioni di tonnellate di rifiuti e al loro corretto smaltimento».
«La successiva commercializzazione ha rappresentato per Enel un espediente dietro il quale si è celato l’intento di reperire un canale di smaltimento dei rifiuti, alternativo e più economico rispetto a quelli conformi a legge. Peraltro la condotta è stata ritenuta particolarmente grave tenuto conto che presso la centrale sono presenti impianti che avrebbero consentito lo stoccaggio e la separazione delle ceneri e che tuttavia non sono mai stati utilizzati».
Le indagini, però, non sembrano finire qui. Secondo la procura, infatti, alcuni indagati, intercettati, parlano della necessità di confondere gli inquirenti, presentando dati truccati.
La replica di Enel Produzione: «I provvedimenti relativi alla centrale di Enel Produzione – specifica la nota diffusa sugli organi di stampa online – riguardano l’uso delle ceneri nell’ambito di processi produttivi secondari. Enel Produzione confida che nel corso delle indagini potrà dimostrare la correttezza dei propri processi produttivi e presterà ogni utile collaborazione alle Autorità inquirenti. Il provvedimento di sequestro non pregiudica la corretta operatività della centrale, nel rispetto di prescrizioni coerenti con il modello operativo di Enel Produzione». Una domanda giunge spontanea: che fine ha fatto quel cemento? E’ stato utilizzato? In caso positivo, quali sono le strutture pugliesi coinvolte? Linkiamo qui sotto il video di un servizio televisivo diffuso su YouTube: