Salvare e tutelare l’area di Pantano – Ripalta di Bisceglie: le proposte per la Rigenerazione Urbana dell’area costiera di Levante

La Zona Pantano Ripalta rappresenta indubbiamente un esempio di ecosistema ad altissimo valore paesaggistico, ambientale e storico-archeologico. Attualmente ha un valore essenzialmente naturalistico legato alla suggestività dei paesaggi che si aprono lungo la costa e alla presenza di specie tipiche della macchia mediterranea. Questo territorio potrebbe rappresentare una risorsa anche per l’ambito urbano se si riuscisse a sfruttare appieno la valenza e le sue potenzialità inespresse. Partendo da questa premessa l’Associazione Ripalta Area Protetta – Pro Natura Bisceglie – ha inviato al Sindaco e al Dirigente della Ripartizione Tecnica tre proposte progettuali che prevedono il risanamento dell’ambiente della Zona Pantano Ripalta mediante la “previsione di infrastrutture ecologiche quali reti verdi e blu finalizzate all’incremento della biodiversità dell’ambiente costiero, percorsi per la mobilità ciclabile e aree pedonali, spazi aperti e l’adozione di criteri di sostenibilità ambientale e risparmio energetico nella realizzazione delle opere edilizie”.

“Per questo la nostra proposta si ispira ai dieci criteri per la sostenibilità ambientale (CE DG Ambiente, 1998) e parte dall’analisi delle normative di tutela (vincoli ambientali, paesaggistici e faunistici) che insistono sulla costa di Levante. Tra queste la più rilevante è l’istituzione dell’Area Marina di Reperimento “Grotte di Ripalta Torre Calderina”, ai sensi dell’articolo 36, comma 1, della Legge 6 dicembre 1991, n. 394, che riveste un’importanza strategica che condizionerà ogni futura scelta urbanistica della città” – spiegano dall’associazione. 

Poiché il “Documento Programmatico per la Rigenerazione Urbana del comune di Bisceglie” prevede interventi per la “Qualità architettonica e ambientale delle aree periferiche e delle maglie in fase di urbanizzazione: promozione della sostenibilità ambientale dell’insediamento e dell’edilizia mediante l’incentivazione e il sostegno all’applicazione di metodi e tecniche di risparmio energetico, risparmio della risorsa idrica, bioarchitettura, ecc.”, abbiamo avanzato tre proposte progettuali di restauro ambientale dell’area di Pantano Ripalta, quale territorio che influenza lo sviluppo delle aree urbane cittadine e che hanno lo scopo di rappresentare un progetto integrato per la fruizione dell’area.

“La prima proposta progettuale riguarda un Sistema integrato di lagunaggio con fitodepurazione per l’affinamento delle acque provenienti dagli impianti di depurazione di Bisceglie e Corato a scopo irriguo, al fine di ripristinare l’antica zona umida di Lama di Macina – Cala del Pantano. Tale ambiente corrisponde esattamente a quanto previsto dal Programma Pluriennale dell’Asse VII – azione 7.1.1 in quanto risulta gravemente compromesso “dalle espansioni urbane e dal conflitto tra infrastrutturazione produttiva e naturalità” per la presenza di impianti produttivi, parzialmente attivi, e dagli scarichi fognari”.

“Attualmente l’iter istitutivo dell’Area marina protetta “Grotte di Ripalta Torre Calderina” è sospeso, così come si evince nella relazione finale del M.A.T.T.M., a firma della dott.ssa Maria Carmela Giarratano, che ha affermato “Può, al contempo, prospettarsi, seppur nel lungo termine, una ipotesi di ripresa del procedimento considerando che il progetto attualmente previsto per la realizzazione di una condotta sottomarina per lo scarico di reflui civili, qualora realizzato, potrebbe produrre effetti migliorativi degli habitat marini ora compromessi””.

“È evidente, dunque, che un’adeguata depurazione delle acque che sono immesse in mare nella Zona Pantano-Ripalta potrebbe portare anche ad un recupero della sua funzionalità ecologica, eliminando quindi i fenomeni di anossia, impoverimento degli habitat e fioritura algale tossica che spesso si verificano, soprattutto durante i mesi estivi. Poiché non si hanno certezze sulla realizzazione della condotta sottomarina, abbiamo proposto una soluzione alternativa che garantirebbe in tempi brevi la drastica diminuzione dell’immissione dei reflui civili in mare: la fitodepurazione. Inoltre ripristinando i normali processi di fitodepurazione, caratteristici delle zone umide, si garantirebbe il mantenimento a lungo termine degli habitat naturali della costa di Levante. Tale soluzione potrebbe candidare la zona umida di Cala Pantano ad un eventuale inserimento nella Rete Natura 2000 (Direttiva 92/43/CEE), con indubbi benefici in termini conservazione e salvaguardia delle specie minacciate ed in coerenza con l’iter istitutivo dell’AMP “Grotte di Ripalta – Torre Calderina””.

“La seconda  proposta progettuale riguarda la bonifica e il recupero delle aree degradate della costa di Levante, nell’ambito degli interventi di “Conservazione, restauro, recupero e valorizzazione dei beni culturali e paesaggistici per migliorare la qualità insediativa, e la fruibilità degli spazi pubblici”. L’Area in questione, infatti, presenta insediamenti antropici (i cosiddetti territori costruiti), per i e quali è possibile ipotizzare interventi di bioarchitettura senza aumento della cubatura esistente per la creazione di aree attrezzate per la sosta dei pedoni e per pic-nic e per la fruizione naturalistica e didattica, raggiungibili anche da anziani, bambini e disabili. Tali aree sono in genere fornite di panche e tavoli, staccionate di delimitazione, pensiline per la protezione dalla pioggia, barbecue e cestini portarifiuti. Esse sono elementi di supporto al flusso turistico e sono localizzate in prossimità delle strade di accesso principali”.

“Tali interventi di bonifica e ripristino dovrebbero essere integrati dalla creazione di un giardino – paesaggio in zona Pantano – Ripalta con piantonai per coltivazioni di essenze autoctone, da interventi strutturali ECO-sostenibili, dal restauro dei muretti a secco, dalla costruzione di capanni di osservazione per il birdwatching, dall’apposizione di cartellonistica naturalistica e per la mobilità lenta”.

“La terza proposta progettuale riguarda l’applicazione di un modello mobilità sostenibile. quale occasione di “sviluppo turistico legato alla promozione del turismo balneare in stretta relazione con la valorizzazione delle risorse storico-ambientali del territorio”. La viabilità costituisce un aspetto di rilevante importanza, non tanto per quel che riguarda la possibilità di attraversamento della Zona Pantano Ripalta – che sarebbe garantita da una rete di sentieri percorribili a piedi, a cavallo o in mountain bike – quanto dal punto di vista della raggiungibilità della zona, essendo questa situata fuori dal centro abitato. La soluzione ottimale per il miglioramento della viabilità è rappresentata dall’istituzione del senso unico su Via Pantano e dal recupero conservativo dei sentieri interpoderali disposti perpendicolarmente alla linea di costa, per trasformarli in una “rete” di sentieri ciclo-pedonabili, che consentirebbe ai cittadini un più facile accesso alle varie spiagge e una concreta fruizione della zona. Tale “Rete ciclo pedonabile” dovrebbe essere connessa alla città attraverso la previsione di una linea dei bus navetta dedicata che trasporti i cittadini percorrendo via Pantano e il collocamento dei nodi (parcheggi di interscambio) a ridosso della stazione ferroviaria”.

“In realtà nell’area costiera che va da Via S. Francesco – Angolo Via Capitini insiste già una pista ciclabile, per la quale l’Ordinanza Sindacale n. 175 del 31/08/2015 ha vietato l’utilizzo per la sua elevata pericolosità. Nell’istanza abbiamo chiesto di ridisegnare il percorso introducendo variazioni, a quello originario per la mancanza, in alcuni tratti, di un supporto di roccia sufficientemente sicuro, su territorio demaniale, per farvi passare il percorso. Inoltre, giunti all’inizio del tratto di falesia, laddove la pista di dipana tra il muretto a secco e la staccionata (parapetto) di protezione sul bordo della falesia, il percorso è altamente pericoloso per la sicurezza dei cittadini e dei fruitori, non solo per la eccessiva vicinanza al bordo della falesia (la staccionata-parapetto non rappresenta una barriera invalicabile) ma anche per il rischio di crollo della falesia stessa (il camminamento attuale, infatti, si snoda su tratti di roccia piena alternati a tratti di roccia molto cava). L’alternativa è la creazione di un nuovo “sentiero escursionistico turistico” e un “percorso ciclo-pedonale turistico”, con uso riservato esclusivamente ad utenti a piedi o in bici”.

“In conclusione, la nostra proposta progettuale di restauro ambientale si configura come un progetto integrato per la Zona Pantano Ripalta che, pur riguardante una zona rurale suburbana, evidenzia la sua stretta connessione con il tessuto urbano della città”.