“Settimana corta a scuola”, i genitori: “ragazzi troppi stanchi e nessuna motivazione didattica”

Critiche di alcuni genitori sulla cosiddetta “settimana corta a scuola“, ovvero quella singolare iniziativa che negli ultimi tempi vede le scuole avviarsi verso l’adozione un monte ore di lezione con una distribuzione delle attività didattiche dal lunedì al venerdì. Se da un lato la cosa potrebbe risultare innovativa, dall’altra parte non mancano le polemiche proprio dalle famiglie: per alcuni genitori i ragazzi risulterebbero troppo stanchi e non vi sarebbe comunque alcuna motivazione didattica valida per proseguire l’attività. I pro:

“Così io parto il venerdì pomeriggio e torno la domenica sera”. “In questa maniera per due giorni di seguito non sarò assillato dalla sveglia” . “Se non accettiamo perderemo molti alunni in quanto questi si iscriveranno in altri istituti”. “I miei ragazzi frequentano l’università in un’altra città e almeno nel weekend posso stare con loro”. “Bisogna promuovere questo nuovo orario per risparmiare sul riscaldamento sulle scuole”. “Ormai la nostra è rimasta l’unica scuola in città che non adotta questo nuovo orario”.

E molte altre osservazioni, che però potrebbero essere smentite con queste risposte:

Sarebbe più utile proporre innovazioni didattiche alternative in modo da non perdere la fiducia di studenti e famiglie. La notte si dorme. Per gli studenti universitari: quando mai ne avete visto uno di fatto trascorrere il fine settimana in famiglia piuttosto che con gli amici? Sulla questione sabato: molte scuole sono comunque aperte in quanto la Segreteria e la Presidenza sono operative. La risposta all’ultimo “pro”: perché se una cosa la stanno facendo molti è giusto che la debbano fare tutti? E se fosse una cattiva idea?

Da qui le lamentele di mamme e papà ricevute negli ultimi giorni in redazione  (a tal proposito, ricordiamo inoltre che scrivendo un messaggio al numero 353 3187906 è possibile effettuare segnalazioni e partecipare al gruppo Whatsapp per seguire tutte le news in tempo reale oppure iscrivendosi al gruppo Telegram cliccando qui o anche iscrivendosi al gruppo Facebook cliccando qui).

Come finirà questa storia non lo sappiamo ma ciò che forse tutti dovrebbero ricordare è che l’autonomia scolastica ha concesso ampi spazi di libertà organizzativa e didattica e quindi le singole scuole hanno l’onere di scegliere l’articolazione oraria e la relativa distribuzione temporale più consona ai bisogni formativi degli alunni e alle esigenze del contesto di riferimento.

Nel comma 2 dell’art.1 del D.P.R. n.275 del 1999, Regolamento recante norme in materia di autonomia delle istituzioni scolastiche, che specifica proprio la natura e gli scopi della autonomia, su un punto è chiaro: “l‘autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento”.