I resti di San Nicola si trovano a Bari, ma per alcuni studiosi non si sarebbero mai mossi dalla Turchia. Un paradosso. Eppure è quanto sostiene un gruppo di archeologi turchi che lavora da tempo sul sito di Antalya, la chiesa antica di Demre, una città nata proprio dalle rovine di Myra. A renderlo noto con un articolo è stato anzitutto il quotidiano locale turco Hurriyet e poi la Bbc.
“Il tempio sotto il pavimento della chiesa è in buone condizioni. Crediamo che finora non sia stato danneggiato. Ma è difficile entrarci perché ci sono pietre con motivi: dovrebbero essere estratte una a una e poi rimosse” – dichiara Cemil Karabayram. Il sospetto è che proprio sotto quelle rovine possano trovarci i veri resti di San Nicola. L’ipotesi sarebbe supportata anche da alcune carte: “Abbiamo studiato tutti i documenti dal 1942 al 1966 – prosegue Karabayram – C’erano alcune note, secondo le quali questa chiesa è stata demolita e poi ricostruita. Durante la ricostruzioni, i commercianti di Bari presero le ossa. E si dice che non appartenessero a san Nicola, ma a un sacerdote”.
L’ipotesi sarebbe avvalorata dalle dichiarazioni della professoressa Yildiz Ötüken del dipartimento di Storia dell’arte dell’Università di Hacettepe, la quale dichiarava da tempo che le ossa di San Nicola erano custodite in una sezione speciale del santuario. La professoressa aveva già guidato la campagna di scavi di Demre per circa vent’anni.
San Nicola di Bari, noto anche come san Nicola di Myra, san Nicola dei Lorenesi, san Nicola Magno, san Niccolò e san Nicolò (Patara di Licia, 15 marzo 270 – Myra, 6 dicembre 343), è venerato come santo dalla Chiesa cattolica, dalla Chiesa ortodossa e da diverse altre confessioni cristiane, fu vescovo greco di Myra (oggi Demre), una città situata in Licia, una provincia dell’Impero bizantino, che si trova nell’attuale Turchia. La sua figura ha dato origine alla tradizione di Babbo Natale, personaggio noto anche al di fuori del mondo cristiano. Le sue reliquie sono conservate a Bari e Venezia. Alcune tracce di resti sono conservate in altre località italiane ed estere. Una foto della chiesa turca:

Le sue spoglie furono conservate nella cattedrale di Myra fino al 1087. Quando Myra cadde in mano musulmana, Bari e Venezia, che erano dirette rivali nei traffici marittimi con l’Oriente, entrarono in competizione per il trasferimento in Occidente delle reliquie del santo. Secondo alcuni documenti, a volte interpretati più come racconti che cronache verificate, una spedizione barese di 62 marinai, tra i quali i sacerdoti Lupo e Grimoldo, partita con tre navi di proprietà degli armatori Dottula, raggiunse Myra e si impadronì di circa metà dello scheletro di Nicola, che, riportano alcune fonti, giunse a Bari il 8 maggio 1087. Secondo la “leggenda“, le reliquie furono depositate là dove i buoi che trainavano il carico dalla barca si fermarono.
Tuttavia, la scoperta degli archeologi turchi potrebbe stravolgere l’intera cultura del culto di San Nicola, i cui resti si ritenevano custoditi a Bari e in parte a Venezia. Le dichiarazioni arrivano proprio nell’anno in cui una reliquia contenente una parte dei resti di San Nicola è stata momentaneamente trasferita in Russia per la venerazioni di migliaia di fedeli, tra questi persino Vladimir Putin. “Gli occhi del mondo saranno qui – dice Karabayram – Riteniamo che san Nicola sia nel tempio e non abbia subito danni. Siamo all’ultimo stadio. Se otterremo risultati, il turismo ad Antalya ne guadagnerà un grande slancio”. I lavori intanto continuano con l’impiego di uno scan CT e del georadar. “Raggiungeremo il terreno e forse troveremo il corpo intatto di san Nicola”, confida Karabayram.
La replica da Bari non si è lasciata attendere: per il vicerettore della basilica di San Nicola, padre Giovanni Distante, le fonti che riportano la storia della transazione dei resti di San Nicola non lascerebbero molti dubbi ed un’eventuale contro-ipotesi sarebbe considerabile esclusivamente con prove scientifiche. “Abbiamo le fonti della traslazione che parlano della tomba quasi distrutta dai marinai baresi per impossessarsi delle ossa del santo” che cita anche la fonte storica coeve di Giovanni Arcidiacono, commissionata dall’arcivescovo Ursone. Questi morì il 4 febbraio del 1089 mentre le reliquie arrivano a Bari il 9 maggio 1087, per cui la commissione risulterebbe per l’appunto coeva alla traslazione stessa. Linkiamo qui sotto il video del Tgr:
«Mentre conducevamo indagini digitali sotto la superficie della chiesa abbiamo incontrato un santuario incontaminato. È in buone condizioni, ma è difficile entrarci perché ci sono mosaici che dovrebbero essere rimossi». Lo studioso prosegue: «Abbiamo studiato tutti i documenti tra il 1942 e il 1966. C’erano alcune note. Secondo queste note, questa chiesa fu demolita e ricostruita. Durante la ricostruzione, i commercianti di Bari presero le ossa. Ma si dice che queste ossa non appartengano a San Nicola ma ad un altro sacerdote». La presunta tomba di San Nicola sino ad oggi ritenuta “ufficiale” dagli studiosi occidentali:

Proprio in occasione dell’evento russo, nel corso del 2017 fu introdotta una microcamera che immortalò per la prima volta i resti di San Nicola nella Cattedrale di Bari, ora definiti “presunti” da chi è stato influenzato dal dubbio diffuso dagli archeologi turchi. In ogni caso nella reliquia custodita a Bari ci sono dei resti scheletrici, che poi in realtà appartengano a San Nicola o ad un’altra figura religiosa, questo non ci è dato sapere. Il VIDEO:
La problematica della risposta definitiva starebbe dunque nelle analisi approfondite del luogo indicato dagli archeologi turchi, al momento impossibilitati a proseguire gli scavi a causa di un’analisi approfondita degli affreschi. E se ci fosse un apparecchio tecnologico in grado di “vedere” attraverso le antiche rovine della chiesa turca? Una cosa è certa: ovunque siano presenti i resti di San Nicola, questo è presente nei cuori di chi crede alla figura storica e religiosa.
Fonti:
http://www.bbc.com/news/world-europe-41504172