La Corte Costituzionale ha giudicato inammissibile il conflitto di competenza sollevato dalla Regione Puglia contro lo Stato sul procedimento di autorizzazione del gasdotto Tap. Nell’aprile di quest‘anno la Consulta aveva già bocciato un comma di una legge pugliese in cui si prevedevano alcune deroghe ai vincoli urbanistici sui terreni soggetti all’espianto degli ulivi per la costruzione del gasdotto Tap.
Il ricorso era stato depositato dal governatore Michele Emiliano il 29 dicembre scorso, aprendo l’ennesimo fronte di guerra tra Bari e Roma. L’intera procedura sul gasdotto della multinazionale svizzera, infatti, contrappone da almeno due anni la Regione Puglia al governo. Nell’agosto del 2016, la procura di Lecce ha chiesto l’archiviazione della doppia inchiesta penale relativa alle presunte anomalie sull’inizio lavori del gasdotto: alla fine il gip Cinzia Vergine ha deciso che non c’era alcuna irregolarità né nell’iter procedurale né nell’avvio del cantiere del gasdotto che collegherà l’Azerbaijan all’Italia, approdando nel Salento, sulla spiaggia di San Foca. Poi, c’era il nodo ulivi: nel marzo scorso in località San Basilio, in provincia di Lecce, una cinquantina di attivisti, studenti, docenti e Comitati NoTap, aveva manifestato per evitare la rimozione degli alberi dopo il via libera del ministero dell’Ambiente, scontrandosi con le forze dell’ordine.
A tal proposito il presidente della Regione Puglia Michele Emiliano dichiara:
“La Corte Costituzionale ha dichiarato inammissibile il nostro ricorso senza poter entrare nel merito perché ha ritenuto verosimilmente non impugnabile il silenzio del governo sulla nostra richiesta di revoca della autorizzazione unica del gasdotto Tap per mancanza dell’intesa tra Governo e Regione Puglia sin dalla fase di predisposizione del progetto con riferimento proprio alla localizzazione”.
“Le omissioni del governo in questa incredibile procedura stanno consentendo la realizzazione di un’opera privata, priva dell’intesa tra Stato e Regione sin dalla fase di elaborazione del progetto che la stessa Corte Costituzionale ritiene indispensabile per le ipotesi di costruzione di gasdotti come il Tap”.
“Questa scelta, a mio parere errata, adesso autorizza l’inizio dei lavori del cantiere contro la logica progettuale e contro la volontà delle popolazioni che non accettano, giustamente, l’approdo del gasdotto e la realizzazione delle opere connesse sotto e nelle adiacenze di una delle più belle spiagge del Salento in pieno sviluppo economico. Era diritto dei pugliesi localizzare l’opera nel punto ritenuto più adatto alla vocazione dei territori e questo diritto è stato negato da vari governi succedutisi nel tempo”.
“La prepotenza di questa scelta è sotto gli occhi di tutti, ma a questa violenza non si deve rispondere con analogo metodo. Invito quindi tutti a mantenere un rigoroso rispetto delle leggi anche in questo momento così triste per la Puglia” – ha concluso Emiliano.
“Un colpo basso per i tanti cittadini pugliesi che da anni si battono insieme a noi del M5S per il “no” al gasdotto Tap denunciandone la pericolosità e i rilevanti impatti sull’ambiente. Le nostre tesi trovano conferma negli studi del Professor Umberto Ghezzi del Politecnico di Milano, uno dei maggiori esperti di ingegneria energetica” – è quanto dichiara invece il consigliere del M5S Antonio Trevisi in seguito all’articolo pubblicato dal settimanale “L’Espresso” sul gasdotto Tap. Nell’articolo vengono riportate le osservazioni fatte da Ghezzi in una relazione inviata al sindaco di Melendugno nella quale si parla di “rischi estremamente rilevanti, esplosioni e incendi”.
Nella stessa relazione si evidenzia il pericolo che si “formino miscele esplosive che possono essere innescate con conseguenze estremamente rilevanti”. Studi condivisi anche dall’ingegnere chimico Alessandro Manuelli, che denuncia alcuni difetti di progettazione negli scarichi durante le operazioni di manutenzione o in casi di emergenza. Persino la stessa Tap in un documento valuta medio/alto l’impatto sull’ambiente e sulla qualità di vita per le famiglie in prossimità delle principali aree di cantiere.
“Non ci stancheremo di ripetere – incalza Trevisi – come una politica energetica basata sul gas nel 2017 sia fallimentare e miope da tutti i punti di vista, ambientale, economico e strategico. E proprio mentre il mondo si muove verso le fonte rinnovabili in Puglia si sceglie di “innovare” puntando “sul passato e sul vecchio”. In poco più di un decennio – spiega – i consumi di gas in Italia sono scesi di oltre un quinto eppure oggi qualcuno continua a sostenere che abbiamo bisogno di realizzare dei gasdotti. Senza contare che la direttiva europea Seveso obbliga a rispettare precisi parametri e a consultare la popolazione per la costruzione di stabilimenti a rischio di incidente rilevante e non ci risulta che nessuno si sia sognato di chiedere a chi vive sui territori che verranno attraversati dal TAP e dalle altre componenti del più lungo “Corridoio sud del gas”, se fosse o meno opportuno costruire quest’opera”.
Trevisi evidenzia come i pericoli maggiori siano legati ad un possibile guasto nell’area subacquea e soprattutto in quella sotto la terra ferma. La piana della provincia di Lecce si fonda infatti sull’agricoltura, e vi sono vasti campi sotto i quali correrà il gas. Una falla potrebbe coinvolgere le case vicine oltre a piantagioni, alberi e bestiame allevato in quelle zone. Stessi rischi in acqua, anche se le maggiori preoccupazioni nascono dall’impatto ambientale dei 12 ettari di ricettore dove il tunnel fermerà la sua corsa.
“Si tratta di una centrale a gas – aggiunge il consigliere cinquestelle – e i rischi per l’ambiente sono sempre elevati. Per il bene e per la sicurezza dei cittadini occorre invece – conclude – ripartire con un strategia che punti sulle rinnovabili e la generazione distribuita”.
