La giornalista uccisa aveva indagato anche sul gasdotto in Puglia

“Le ricostruzioni investigative di Daphne Caruana Galizia sugli affari occulti tra l’Azerbaigian e il governo maltese e che vedevano nello sfondo, tra l’altro, il gasdotto TAP, la dicono lunga sul coacervo di interessi sporchi che è andata a toccare e che, purtroppo, le sono stati fatali” – così commenta la senatrice del M5s Daniela Donno, vice Presidente della Commissione Diritti Umani, l’attentato che è costato la vita alla cronista maltese.

“Ancora una volta, chi tenta di scontrarsi con i poteri forti e con giochi di potere – prosegue – si ritrova a pagare con la vita la propria sete di verità e di giustizia, e questo è inaccettabile. A questo punto ci domandiamo quanti altri misteri si nascondono dietro le indagini della giornalista uccisa, a partire dagli enormi interessi economici e politici che riguardano la costruzione del gasdotto TAP” – conclude la pentastellata.

Caruana Galizia è rimasta uccisa nell’esplosione di un’autobomba nella sua Peugeot 108 affittata presso la sua residenza di Bidnija vicino Mosta verso le 15:00 del 16 ottobre 2017. La violenta esplosione ha sparso pezzi del veicolo nei campi vicini. È stata ritrovata dal figlio Matthew, che ha sentito l’esplosione dalla loro casa. Caruana Galizia aveva riferito di aver presentato una denuncia alla polizia per minacce circa due settimane prima della sua morte.

L’omicidio è stato condannato dal primo ministro Joseph Muscat, che ha dichiarato di non “darsi pace fino a che sarà stata fatta giustizia”, nonostante Caruana Galizia lo avesse ripetutamente attaccato dal suo blog. La Presidente della repubblica maltese Marie Louise Coleiro Preca, l’arcivescovo Charles Scicluna e un ampio numero di politici maltesi hanno espresso la loro solidarietà o condannato l’omicidio.

Il primo ministro Muscat ha chiesto anche l’aiuto della sezione europea dell’FBI che ha sede a Londra per risolvere l’omicidio assieme alle autorità locali.