Taranto: polveri dell’Ilva oscurano la città, scuole chiuse – “e i bambini continuano a morire di tumore” – VIDEO

A Taranto potrebbe essere “l’inizio della fine”: la città che ha radici antichissime, probabilmente risalenti al 706 a.C, è oggi “umiliata” di polveri sottili inalate dallo stabilimento ILVA.  Come riportano anche le testate giornalistiche nazionali, polveri e fumi dell’acciaieria Ilva si sono riversate in uno spaventoso “Wind Day” sul rione Tamburi e sul resto della città e l’allarme è stato lanciato ufficialmente dall’Arpa, l’Agenzia regionale protezione ambiente

Uno strato di polveri e fumi visibile a chilometri di distanza, che ha avvolto ciminiere, case e scuole in un manto spettrale. Una vera e propria “cappa” visibile a chilometri di distanza, che ha avvolto ciminiere, case e scuole in un manto spettrale e in un’area di diversi chilometri. “Restiamo in attesa di una reale presa di posizione del governo su quello che succede a Taranto – ha dichiarato Fabio Millarte, presidente del Wwf – e siamo stanchi di sentirci dire che tutto va bene. Nello stesso giorno abbiamo avuto un grave incendio al treno nastri e un ‘Wind day’ fra i più imponenti mai visti. Speriamo che la mediazione del sindaco possa aprire gli occhi al governo e ai suoi mediocri esponenti”. “La nostra posizione in merito è sempre la stessa – aggiunge Lunetta Franco, presidente di Legambiente Taranto – perché restano da attuare misure urgenti come la riduzione drastica delle produzioni. A ciò si aggiunge l’improcrastinabile copertura dei parchi minerali”. Un reportage diffuso su YouTube:

Anche Michele Emiliano – governatore della Puglia – attacca: “Quei parchi minerari avrebbero dovuto essere coperti già da anni eppure si chiede da parte degli acquirenti Ilva una proroga per l’adozione di questa prescrizione indispensabile per salvare vite umane. Ma nessuno si preoccupa. Meno che mai il governo ed il Ministro Calenda, che addirittura non vuole la Regione Puglia ed il Comune di Taranto al tavolo Ilva per ricattare i lavoratori facendogli accettare esuberi e veleni senza il supporto della loro Regione e del loro Comune”.

Giovanni Lipolis, operaio Ilva e segretario del circolo Peppino Impastato di Rifondazione comunista, ha attaccato: “Le immagini che sono giunte dal rione Tamburi sembrano surreali ma purtroppo rappresentano la realtà. Dal 2012 si sono persi inutilmente cinque anni cercando soluzioni alternative alla copertura dei parchi minerali che non soltanto si sono mostrate inutili ma che, come i fog cannon, hanno solo aumentato l’inquinamento acustico. È necessario accelerare la copertura dei parchi minerali, perché i tempi richiesti dalla proprietà Mittal sono troppo lunghi. Nella proposta d’acquisto di Arvedi la misura era prevista già per il 2018, ma per il governo il prezzo di acquisto dell’Ilva era più importante della salute dei cittadini”. 

La politica tutta, ma soprattutto quella nazionale che dovrebbe “governare” ovvero vigilare per garantire il diritto alla salute e al benessere dei cittadini, dovrebbe soltanto vergognarsi. Taranto, una città antichissima che potrebbe vivere di gastronomia, turismo ed archeologia, oggi è la culla della morte in Puglia, con livelli di tumori infantili ben più alti della media nazionale e della media regionale. Uno schifo. Linkiamo qui sotto un servizio televisivo diffuso su YouTube:

La copertura nel 2023

Gli enormi spazi dove viene accatastato il minerale in attesa di essere usato nella produzione dell’acciaio verranno coperti nel 2023, stando al cronoprogramma degli interventi previsto da Arcelor Mittal e Gruppo Marcegaglia. Un lavoro imponente che durerà due anni e per il quale i nuovi proprietari contano di spendere non meno di 265 milioni di euro di investimenti in conto capitale, come scritto nel Piano industriale. Così nel frattempo i tarantini devono (e dovranno ancora) affrontare giornate come quella di lunedì: il vento soffia dall’Ilva verso il rione Tamburi e non c’è alcun rimedio che l’azienda possa porre per evitare che la nube arrivi nelle strade e nelle case del quartiere, uno dei più colpiti sotto il profilo sanitario dagli effetti della produzione dell’acciaio, stando al report prodotto un anno fa dalla Regione Puglia.