Policoro, Ginosa, Tursi, Matera Sassi, ed infine Taranto: queste le località dove furono girati una serie di spezzoni su pellicola in un periodo comprensivo tra 1957-1962, uniti e oggi convertiti in digitale e ripubblicati in un canale su YouTube. Donne, uomini e bambini di un periodo successivo al drammatico secondo conflitto mondiale che in maniera coraggiosa proseguivano il loro lavoro nelle terre. In alcuni punti del filmato storico, alcuni paesani davanti alla cinepresa citano spesso “l’ente riforma”.
Una prima vera e propria riforma agraria venne attuata con l’avvento della Repubblica. Il parlamento italiano varò nel 1950 una legge in tal senso, la legge stralcio n. 841 del 21 ottobre.
Il provvedimento, finanziato in parte dai fondi del Piano Marshall lanciato dagli Stati Uniti nel 1947, ma anche ostacolato da esponenti conservatori dell’amministrazione americana fu secondo alcuni studiosi la più importante riforma dell’intero secondo dopoguerra. La riforma proponeva, tramite l’esproprio coatto, la distribuzione delle terre ai braccianti agricoli, rendendoli così piccoli imprenditori e non più sottomessi al grande latifondista. Se per certi versi la riforma ebbe questo benefico risultato, per altri ridusse in maniera notevole la dimensione delle aziende agricole, togliendo di fatto ogni possibilità di trasformarle in veicoli imprenditoriali avanzati. Questo elemento negativo venne però attenuato e in alcuni casi eliminato da forme di cooperazione. Sorsero infatti le cooperative agricole che, programmando le produzioni e centralizzando la vendita dei prodotti, diedero all’agricoltura quel carattere imprenditoriale che era venuto meno con la divisione delle terre. Si ebbe una migliore resa delle colture che da estensive diventarono intensive e quindi un migliore sfruttamento delle superfici utilizzate. Il lavoro agricolo che era stato fino ad allora poco remunerativo anche se molto pesante, cominciò a dare i suoi frutti gratificando così coloro i quali vi si dedicavano.
In seguito allo sviluppo dell’industria, l’agricoltura finì col divenire un settore marginale dell’economia, ma a seguito della messa a punto di moderne tecniche di coltivazione, essa vide moltiplicarsi il reddito prodotto per ettaro coltivato e quindi la redditività del lavoro.
In Puglia la riforma agraria non trovò una sua diretta applicazione, visto che quando stava per essere approvata definitivamente, la legge Stralcio non menzionava nessuna località della Puglia e specie del Salento. Fu allora che nella provincia di Lecce nacque una mobilitazione popolare e politica per l’allargamento della legge anche al territorio di Arneo di proprietà di alcuni latifondisti come il Barone Tamborino. Queste agitazioni popolari si ricordano come l’occupazione dell’Arneo che fra il 1947 e il 1951 toccarono il loro apice. Alla fine anche il Salento e la Puglia rientrarono nel progetto politico della legge Segni.
In Basilicata, terminata la seconda guerra mondiale, ci fu una fase di lotte dei braccianti, dei mezzadri e dei contadini che occupavano molti terreni dei latifondisti. In particolare le rivendicazioni furono molto forti nel Pollino. L’episodio più clamoroso fu l’eccidio di Melfi nel 1949.
Anche il governo centrista divenne allora favorevole ad una riforma agraria, fortemente richiesta dalla sinistra, ma diventata ormai per molti aspetti anacronistica. Lo strumento operativo fu l’O.V.P. (Opera Valorizzazione Pollino) un ente che era già stato costituito nel 1947. Nel complesso furono espropriati 75.000 ettari di terreno, distribuiti poi in 11.557 poderi, che si mostrarono ben presto troppo piccoli per giustificarsi economicamente. La zona fu poi interessata da una massiccia emigrazione, non solo verso l’Italia settentrionale, ma anche verso la Svizzera e la Germania. La riforma fondiaria in Pollino si dimostrò sotto alcuni punti di vista un fallimento.
Nella parte finale del filmato appare la Taranto siderurgica: all’epoca un traguardo importante che trasformava il meridione d’Italia dal semplice “Sud” dell’agricoltura ad una terra di grandi industrie. Industri che però, negli anni successivi manifesteranno tutte le conseguenze ambientali e sociali ancora oggi attualissime. Si stava meglio quando si stava peggio? Forse no ma…su certi aspetti si. Il filmato d’epoca: