Gasdotto in Puglia, “carta bianca” per la multinazionale: i cittadini non possono più protestare per difendere la loro terra

Ieri notte, il presidio “sentinella della libertà” di San Basilio è diventato ZONA ROSSA, dopo 8 mesi di resistenza. Un’ordinanza prefettizia ha negato l’accesso in tutta la zona limitrofa all’area cantiere. La Multinazionale è diventata proprietaria del territorio e ne dispone a suo piacimento.

È forse questo il messaggio più brutto, quello che non avremmo mai voluto darvi, il PRESIDIO “sentinella della libertà” è scoperto, abbandonato, per la prima volta dopo 8 mesi di resistenza senza tregua. Questo a causa di un’ordinanza prefettizia che nega l’accesso in tutta la zona limitrofa all’area cantiere. La Multinazionale è diventata proprietaria del territorio e ne dispone a suo piacimento” – si legge in un post diffuso sulla Pagina Facebook del Movimento No Tap.

“Questa notte una ventina di persone sono state SEQUESTRATE all’interno del Presidio di San Basilio, nessuno poteva uscire dalla campagna di proprietà privata, né tantomeno accedere nella “zona rossa” dichiarata per un mese off-limits. Una ragazza è stata colpita da una crisi allergica e ha dovuto attendere per lungo tempo il permesso di uscire dall’area, dopo essere stata identificata insieme ai suoi accompagnatori ed in seguito scortata fino al pronto soccorso, per assicurarsi della veridicità del suo malore”.

Riportiamo alcuni dei messaggi che abbiamo letto e ascoltato fin dalle primissime ore del giorno, messaggi di alcune tra le persone che erano lì, di notte, a proteggere la propria terra e con essa i propri diritti:

“Sono centinaia, hanno circondato tutta la zona di San Basilio”; “Siamo sequestrati nel presidio, ci viene impedito di uscire dalla zona. Ci viene detto “c’è un ordine del prefetto”; “Oggi.. la morte della democrazia! Ci stanno negando i nostri diritti!”; “Melendugno completamente militarizzata. I presidianti sono bloccati dentro e tutta la cittadinanza è tenuta fuori. Posti di blocco in ogni stradina e provinciale chiusa al traffico anche pedonale”; “Il sistema sta tentando di reprimere anche i più resistenti sussulti d’orgoglio. Melendugno è SCHIAVA a casa sua!”; “Melendugno è tutta bloccata, le persone che devono andare a lavoro non possono andarci”; dal vicesindaco di Melendugno: “Quello che sta accadendo ha del surreale! questa mattina a causa di questo blocco messo in piedi abbiamo avuto ritardi con il servizio di raccolta rifiuti! chiedo scusa ai miei concittadini per il disagio creato! Il nostro territorio non merita tutto ciò! Io non mi sento Italiano! #NoTap”; dallo scuolabus: “Scusateci, siamo partiti ora da Melendugno perché c’è un blocco dei carabinieri, non fanno passare nessuno, dopo numerose discussioni abbiamo avuto il permesso, un attimo di pazienza e arriviamo ragazzi”. “Siamo in guerra?” si chiede un cittadino, dopo aver appreso dell’ordinanza prefettizia. Sì, forse siamo proprio in guerra, la guerra di uno Stato contro il suo popolo, in nome del malaffare”.

In un altro post diffuso dalla Pagina Facebook del movimento No Tap si legge quanto segue:

“UN GIORNO DI ORDINARIA DITTATURA. 
Oggi assemblea presso la sala consiliare di Melendugno, via D’Amelj ore 18:00

Ce lo attendavamo, sapevamo che prima o poi la militarizzazione sarebbe arrivata.
Non potevamo prevedere il giorno, anche se le informazioni si rincorrevano e più volte si parlava dei primi di novembre, ma TAP è imprevedibile, i suoi errori, la sua goffaggine, il suo non avere un progetto decente, ha come conseguenza la mancanza di un crono-programma.

Cosa non ci aspettavamo era che, per favorire il mafiodotto, si sarebbero messe in campo forze di polizia in maniera sproporzionata, il governo ha avuto bisogno di mostrare i muscoli e dimostrare a TAP, che sembra governare lo stato italiano, che ha fatto i compiti. La cosa che non ci aspettavamo era la militarizzazione non solo dell’area del Cantiere di San Basilio, ma anche San Foca e Melendugno. Già questa estate avevamo potuto constatare la violenza dello stato, ma ora stiamo calpestando anche il diritto alla libera circolazione, ora stiamo sfiorando, se non ci stiamo già, la dittatura del neo liberismo.

Per non essere colti impreparati erano un paio di notti che cercavamo di tenere il presidio ancora più vivo del solito. Ieri notte eravamo in venti a presidiare. Come da abitudine c’era chi girava per le strade alla ricerca di movimenti sospetti. Purtroppo non c’è stato bisogno di molta attenzione, già alle 23:30, mezzi di polizia, carabinieri, finanza e mezzi delle ditte che lavorano e collaborano con tap, si muovevano in direzione presidio.

La pressione, o meglio, la repressione subita in estate, ha dato i suoi frutti facendo allontanare molte famiglie, non dal movimento, ma dalla zona del presidio, quindi ci siamo ritrovati a fronteggiare in pochi i lavori della multinazionale. Come al solito abbiamo cercato di ritardarli e rendergli la vita difficile, ma la sproporzione di uno a dieci ci ha fatto desistere e siamo ritornati a presidiare all’interno del nostro spazio per paura che anche quello ci venisse tolto.

Abbiamo assistito impotenti all’arrivo di mezzi di polizia ed abbiamo visto il cantiere riempirsi di ogni tipo di mezzi, abbiamo visto enormi luci e la creazione di check-point per identificare e far passare chi risiede in zona, costretta a subire suo malgrado un opera mafiosa e dannosa a pochi passi dalla propria abitazione. Abbiamo visto tutto il necessario per partire, con due anni di ritardo, alla vera cantierizzazione (ricordiamo che un PM, e dei funzionari dei ministeri, hanno visto l’apertura di un cantiere dove non c’era nulla per non far perdere l’Autorizzazione Unica alla multinazionale svizzero azera. Le carte del Noe che dichiaravano la non partenza dei lavori non sono mai state prese in considerazione).

Cominciavano ad arrivare voci, poi confermate, che per una ordinanza prefettizia, non si poteva ne entrare ne uscire da San Basilio. Tutte le strade secondarie o sterrate erano bloccate dai mezzi delle forze dell’ordine che impedivano l’uscita. I minuti diventavano interminabili nell’assistere impotenti a quello scempio e pian piano, conoscendo le strade di campagna, terra dopo terra, molti hanno deciso di recarsi a Melendugno per incontrare gli altri ed organizzarsi in maniera diversa. In pochi sono rimasti nel presidio a controllare che nulla fosse toccato o devastato.

Intorno alle nove scopriamo che anche la campagna del presidio rientra nella zona rossa di pertinenza ed ad uso delle forze dell’ordine per la durata dell’ordinanza che va da oggi 13 novembre al giorno 13 di dicembre. Chi era all’interno ha cercato di restare quanto più a lungo possibile, ma la presenza sempre più massiccia della polizia a ridosso del nostro reticolato, ed il numero esiguo di presidianti a fatto desistere quest’ultimi che a malincuore hanno abbandonato le tende.

Spontaneamente, ci siamo ritrovati per una assemblea sul lungomare di San Foca dove si è deciso di spostarsi su Melendugno per manifestare il nostro disappunto e la nostra rabbia, per la situazione in essere sul nostro territorio, presso la sede di TAP. Da li ci siamo mossi verso i posti di blocco dove ad attenderci c’erano già schierate le forze dell’ordine in assetto antisommossa, abbiamo messo su un poco di disturbo e siamo ritornati all’interno del paese per sensibilizzare le famiglie mentre i bambini uscivano da scuola. La giornata si è conclusa così, rimandandoci all’assemblea che si terrà oggi e di cui faremo un report dettagliato.

Contro ogni ingiustizia sociale, contro il TAP e contro tutte le opere inutili, dannose ed imposte.
#notap #tantononlafanno #tantolorifacciamo