Cresce in Puglia la spesa privata per curarsi: 505 euro all’anno. Colpa delle liste di attesa troppo lunghe. Tutto secondo i piani del capitalismo

Solo nel 2012, la Puglia era al 16° posto tra le regioni con più richieste di servizi sanitari privati, mentre oggi i cittadini si rivolgono ancor di più ai medici privati, portando la Puglia all’11° posto nazionale e favorendo quasi inconsapevolmente gli interessi di singoli privati a quelli della sanità pubblica, ingiustamente colpita da disservizi, malapolitica, scandali e chi ne ha più ne metta.

Se alcuni anni fa i pugliesi spendevano annualmente una media di poco più di 300 euro, in quest’ultimo periodo la spesa media di un cittadino pugliese per la sanità privata sarebbe salita persino a 505 euro all’anno. “Merito” evidentemente di una sanità pubblica allo sbando, da troppi anni malgestita e poco promettente con servizi non sempre ottimi negli ospedali che spesso vedono una riduzione di reparti se non addirittura di strutture che di certo non aiutano i cittadini a sperare in un servizio ottimale.

Una situazione alquanto preoccupante che in un futuro non molto lontano potrebbe sfociare anche in un sopravento della medicina privata su quella pubblica, favorendo studi di società private, case farmaceutiche private (anche se in realtà queste sono già ben radicate in tutta Europa e nel resto del mondo) eliminando di fatto il diritto ad una sanità pubblica priva di interessi economici e basata esclusivamente sulle capacità economiche dei singoli individui. In parole povere, potrà curarsi solo chi ha soldi. Una situazione che farebbe a tratti anche venire il sospetto di un piano di privatizzazione di massa ispirato a logiche capitalistiche piuttosto che a battaglie per la salute pubblica.

Ma prima di essere definiti degli inutili “gomblottari” vorremmo semplicemente limitarci a menzionare i preoccupanti dati emersi in un nuovo rapporto pubblicato da Sda Bocconi, che dovrebbe far riflettere l’intera nazione, Puglia compresa. E’ inutile nascondere il fatto che in non pochi casi i nostri concittadini parlano di disservizi nella sanità pubblica piuttosto che di migliorie nella sanità privata, legate soprattutto alle tempistiche: dalle liste di attesa eccessivamente lunghe alla visita medica in intramoenia, la questione sarebbe abbastanza preoccupante da richiamare l’attenzione della politica, che invece nella maggior parte dei casi si preoccupa di fare polemiche sterili senza proposte o, nel caso governi, di sottolineare le poche qualità ancora presenti in ambito pubblico. I dati invece parlano chiaro: i cittadini si sentono soli e preferiscono curarsi per conto proprio. Una sconfitta per lo Stato e per l’intera comunità. Al primo posto resterebbero comunque Valle D’Aosta e Lombardia, con una media di spesa al privato che oscillerebbe tra gli 859 e i 700 euro annui, segnale di un problema che riguarda l’intera nazione.

In ultimo, anche se teoricamente evidente, ricordiamo che le ASL fanno parte del servizio sanitario nazionale; sono aziende con personalità giuridica pubblica, dotate di autonomia organizzativa, gestionale, tecnica, amministrativa, patrimoniale e contabile nonché centri di imputazione di autonomia imprenditoriale; infatti secondo l’art. 3 del d.lgs 30 dicembre 1992, n. 502: « in funzione del perseguimento dei loro fini istituzionali, le Unità Sanitarie Locali si costituiscono in Aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale ».

Secondo il tenore letterale della norma esse avrebbero natura di enti pubblici economici; tuttavia dall’inizio del 1993 secondo la prevalente giurisprudenza l’A.S.L. è un organo di competenza delle regioni, che possiede una propria soggettività giuridica con un’autonomia che ha in seguito assunto anche carattere imprenditoriale. Il personale in servizio presso i dipartimenti di prevenzione delle ASL, come medici dirigenti, medici veterinari dirigenti e tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di vita e di lavoro che esplica funzioni di ispezione e vigilanza, svolge attività di polizia amministrativa e, se delegati dalle autorità competenti, di polizia giudiziaria.