Torna il “vuoto a rendere”: soldi in cambio di bottiglie come si faceva una volta

La nuova regola prevede ovviamente un processo obbligatorio di sterilizzazione della bottiglia rendendola così priva di batteri e aiutando produttori e consumatori ad inquinare molto meno e al contempo ad ottenere il vantaggio economico. Tuttavia, tutti i cittadini, nessuno escluso, dovrebbe rendersi conto che la questione non è basata da una problematica economica ma anzitutto da una questione ambientale.

Le discariche in Italia sono fin troppe e la raccolta differenziata, nonostante sia una grande realtà in molte città e comuni italiani, risulta ancora non sufficiente per permettere la chiusura delle discariche inquinanti. Il motivo di questo ritardo è legato ad una notevole produzione di indifferenziato che ancora oggi viene prodotto dai nuclei familiari. Per questo occorre sensibilizzare i cittadini sin dalla tenera età: la cosiddetta “movida” ad esempio comporta in troppi casi l’abbandono di bottiglie e bicchieri da parte dei ragazzi, noncuranti che quelle bottiglie e quei bicchieri nella maggior parte dei casi possano essere riutilizzati evitando così inquinamento ambientale.

Verrebbe così applicata la misura del “Collegato Ambientale” (legge di Stabilità 2014) finalizzata alla prevenzione dei rifiuti di imballaggio monouso attraverso l’introduzione, su base volontaria, di un sistema incentivato di restituzione delle bottiglie riutilizzabili. Le norme che disciplinano la sperimentazione di un anno e riguardano i contenitori di volume compreso tra gli 0,20 e gli 1,5 litri, in particolare bottiglie di birra e acqua minerale. Un simbolo grafico, posizionato all’ingresso di bar, ristoranti, alberghi e altri punti di consumo distinguerà gli esercenti che sceglieranno di aderire al sistema “vuoto a rendere”. Che funzionerà come in passato, anche se ad essere interessati al momento sono solo i commercianti aderenti aliniziativa, che al momento dell’acquisto all’ingrosso delle bevande in bottiglia verseranno una microcauzione (proporzionale al volume dell’imballaggio e ricompreso tra 0,05 e 0,3 euro), che verrà restituita dal grossista al momento della resa dei vuoti da parte del rivenditore.

I contenitori interessati all’iniziativa (bottiglie più resistenti in vetro, plastica o altri materiali) possono infatti essere riutilizzati oltre dieci volte prima di divenire scarto, e la loro raccolta può costituire un contributo importante alla filiera del riuso anche grazie all’alta percentuale di resa dei vuoti al produttore, stimata tra l’80 e il 90 per cento. Il decreto prevede poi un sistema di monitoraggio, per la valutazione della fattibilità tecnico-economica e ambientale del sistema del vuoto a rendere, che sarà decisiva per l’eventuale conferma dell’iniziativa e la sua estensione ad altri tipi di prodotto e ad altre tipologie di consumo al termine del periodo di sperimentazione.

L’iniziativa, dovrebbe dunque promuovere l’incentivo di aziende virtuose (oltre che di amministrazioni locali) in grado di promuovere il riutilizzo, il riciclo e dunque la tutela ambientale attraverso semplici gesti quotidiani. Un modo anche per sensibilizzare la popolazione al valore delle cose e all’importanza del riutilizzo, combattendo così la “cultura” del consumismo promossa da un sistema eccessivamente capitalistico che in realtà non fa nemmeno parte della nostra Storia.