Call Center cerca “schiavi” in Puglia: 33 centesimi all’ora e se vai in bagno li perdi

“Cresce ancora il numero di lavoratori impiegati nel call center tarantino accusato di aver pagato 33 centesimi di euro all’ora. Nei giorni scorsi, infatti, nonostante le rassicurazioni dell’azienda che ha parlato di un’anomalia che riguardava solo 5 collaboratori, si sono rivolti al sindacato altri lavoratori che hanno raccontato di trovarsi nella stessa situazione: meno di 100 euro per un intero mese di lavoro. Non possiamo non sottolineare come questo episodio strida fortemente con quanto dichiarato dall’azienda e vogliamo sperare che oltre alle parole, l’azienda voglia provvedere a risolvere una volta per tutte queste anomalie che offendono la dignità dei lavoratori soprattutto in un periodo come nel quale i lavoratori dovrebbe poter godere ancora di più del frutto e dei risultati del loro lavoro” – dichiara in un comunicato Andrea Lumino, segretario generale Slc Cgil Taranto.

“La speranza” – prosegue Lumino nel comunicato – “è che anche per questi lavoratori possa arrivare presto una buona notizia come è avvenuto per le lavoratrici del call center di Lizzano che Slc Cgil Taranto ha denunciato nelle scorse settimane per non aver retribuito i dipendenti dopo ben due mesi di lavoro. Dopo la nostra denuncia, infatti, siamo riusciti a firmare un accordo con la proprietà del call center che si è impegnato a liquidare i compensi dovuti a quei lavoratori entro la fine dell’anno”.

“Abbiamo incontrato l’azienda di Lizzano con la quale abbiamo raggiunto un’intesa nell’ambito della quale, testualmente, «l’azienda riconosce i mancati corrispettivi versati alle collaboratrici sulle commesse TIM e FASTWEB e si impegna a riconoscere in tre tranches le somme, pena la decadenza, anche con il salto di una rata o di un ritardo, del beneficio ed il mantenimento delle lavoratrici a mantenere il credito complessivo». È la dimostrazione che avevamo ragione e che l’iniziativa sindacale può portare frutti. È il monito che va alle aziende, ma soprattutto ai committenti perché, alla luce delle notizie emerse in questi giorni, hanno l’obbligo di debellare la superficialità nella gestione degli appalti che periodicamente ci costringe a portarli negativamente sulle cronache locali e nazionali”.

“La vicenda del call center di Lizzano è sicuramente un risultato importante perché restituisce dignità ai lavoratori, ma noi resteremo a vigilare affinché l’accordo venga puntualmente rispettato. Le parole di Federica (nome di fantasia) ci hanno fatto capire che la battaglia non è finita: c’è la paura che l’accordo non venga rispettato e che attraverso cavilli burocratici tutto si risolva in un nulla di fatto: vogliamo rassicurarle garantendo che saremo al loro fianco in ogni momento perché mai la loro dignità possa nuovamente essere calpestata” – conclude Lumino.

In un precedente comunicato, Lumino specificava come «Un annuncio sul sito Subito.it parla di una azienda di Lecce con sede a Taranto in Via Bari, che offriva ben 12mila euro all’anno, ma la realtà non solo era differente, ma  superava di gran lunga la più macabra immaginazione».

A raccontare la realtà sono state proprio le lavoratrici che hanno trovato nel sindacato il sostegno per rompere la gabbia nella quale erano state rinchiuse. Dopo un periodo di lavoro iniziato a metà ottobre e terminato a dicembre, hanno scelto di licenziarsi dopo aver avuto, non la busta paga, ma il primo allucinante bonifico allucinante di appena 92 euro per un intero mese di lavoro. Alle loro rimostranze, l’azienda ha risposto che se per 5 minuti si lascia il posto per andare al bagno si perdeva una intera ora di lavoro. Anche per un ritardo di tre minuti l’azienda non riconosceva alle lavoratrici la retribuzione oraria. «Ho calcolata l’effettiva paga oraria con la calcolatrice e quando ho visto il risultato di 33 centesimi di euro all’ora ho pensato di aver sbagliato. Ho rifatto il calcolo più e il risultato era sempre lo stesso. Non riuscivo a crederci».