Evidentemente non è bastata la candidatura in un partito, Liberi e Uguali, nato da una scissione o comunque la nascita di una forza a sinistra del Pd. L’ex premier Massimo D’Alema non è infatti riuscito a superare il 4 per cento nel suo collegio storico, quello di Nardò-Gallipoli. La parlamentare uscente del M5S Barbara Lezzi a Nardò ha conquistato il seggio uninominale battendo il candidato di centrodestra Luciano Cariddi ma anche due sfidanti considerati big: Teresa Bellanova per il Pd e soprattutto Massimo D’Alema, schierato da Leu, con una percentuale che si ferma al 3,9%.
Un evento storico che odora di fine politica per il politico di centrosinistra, il tutto avvenuto con l’ascesa del Movimento 5 Stelle. In Puglia il movimento fondato da Beppe Grillo e guidato da Luigi Di Maio. Tanti gli argomenti affrontati da D’Alema negli ultimi mesi prima della chiusura della campagna elettorale ma evidentemente non sono bastati per fermare l’ondata del M5S e del malcontento generale dei cittadini, riversatasi di fatto in un’evidente sfiducia nei confronti del centrosinistra italiano, vero sconfitto di questa tornata elettorale. Una sfiducia che parte dal PD ma che ha colpito ancora di più il partito che portava il nome di Pietro Grasso, lasciando a bocca asciutta anche la lista di Bonino. Resiste il centrodestra mentre esplode il M5S.
In Puglia ha vinto il M5S Stelle: “Al Sud è un plebiscito per il Movimento 5 Stelle” dichiara Giuseppe Brescia, deputato uscente e candidato capolista nel listino plurinominale Puglia 1. “Siamo molto soddisfatti per l’alta affluenza, il dato che emerge chiaramente”, ha detto Brescia ai giornalisti, “è che siamo il primo primo partito in Italia.
Un risultato eccezionale e senza precedenti che proviene da una terra, la Puglia, bellissima e ricca di risorse, ma anche martoriata e colpita in più fronti: basti pensare agli ulivi, al gasdotto della multinazionale, all’acciaieria e ai bambini morti di tumore. Problematiche di fatto non risolte dai vari governi di centrosinistra e che evidentemente hanno comportato un senso di sfiducia anche in chi da quella maggioranza di centrosinistra ha tentato di uscire creando un altro partito. Senza contare la pressione fiscale ancora troppo alta e la mancanza di infrastrutture ferroviarie pari al nord. Insomma, se la “sinistra” ha perso e il M5S ha vinto un motivo ci sarà. D’Alema se ne faccia una ragione.