Foggia: in migliaia al corteo della “Giornata della memoria” promossa da Libera

La XXIII Edizione della Giornata della memoria si intitola “Terra! Solchi di verità e giustizia”. Ha avuto inizio questa mattina a Foggia oggi 21 marzo 2018. Il corteo partito da piazza Cesare Battisti, ha attraversato Corso Garibaldi, via Capozzi, via La Marmora, viale Ofanto, Corso Roma e Piazza Italia e Piazza Cavour dove c’è stata la lettura dei 970 nomi vittime della mafia.

Nonostante la pioggia hanno partecipato in migliaia al corteo dove a capo c’era uno striscione con la scritta “Liberi Tutti”. Hanno partecipato  studenti delle varie scuole di Foggia, vari  rappresentanti delle istituzioni, della politica e del volontariato, uomini donne tutti a fianco di Don Ciotti.   Foggia è stata la “piazza” principale, ma simultaneamente, in migliaia di luoghi d’Italia, dell’Europa e dell’America Latina, la Giornata della Memoria e dell’Impegno è stata vissuta attraverso la lettura dei nomi delle vittime e con momenti di riflessione e approfondimento. Nel pomeriggio dalle 14.30 alle 17.30 si terranno a Foggia dei seminari tematici. Per la sicurezza dello svolgimento della manifestazione sono stati impiegati  112 poliziotti e 70 carabinieri  e diversi agenti dei reparti speciali.

Dall’inizio del 2017 in Capitanata sono 17 le persone morte ammazzate, cui si aggiungono due casi di “lupara bianca”, su una popolazione di 620 mila abitanti. Un dato tanto impressionante quanto ignoto. La criminalità organizzata del foggiano vive dell’ignoranza che la circonda. E così, la manifestazione del 21 marzo 2018 serve innanzitutto a questo: a generare consapevolezza e a colmare un ritardo storico, figlio della sottovalutazione. E’ un modo per rompere in modo definitivo con questa logica muta, per riscattarsi dal fallimento culturale che non assolve nessuno, ma che coinvolge tutti.

 Le vittime del foggiano raccontano tanti mondi. Ci sono le vittime del caporalato, Incoronata Sollazzo e Incoronata Ramella, morte nell’incidente del pulmino che le portava nelle campagne, che era sovraccarico di braccianti, o Hyso Telharaj. Ci sono funzionari pubblici come Francesco Marcone. Imprenditori come Giovanni Panunzio ucciso perchè aveva denunciato i suoi estorsori. Ci sono bambini e ragazzi. Ci sono rappresentanti delle forze dell’ordine. Ci sono persone semplici, come Matteo Di Candia, pensionato ucciso in un giorno qualunque mentre festeggiava, in un bar, il suo onomastico, vittima di un proiettile vagante. Tornare in Puglia significa abbracciare queste vicende, queste storie, queste mancanze e   stare vicino a chi non si rassegna alla violenza mafiosa, alla corruzione e agli abusi di potere. Video: