Bambini indottrinati In Puglia. Chi paga adesso i danni psicologici e “culturali”? Non lo sappiamo, fatto sta che un criminale, negli ultimi giorni, è stato scoperto mentre di fatto insegnava ai giovanissimi come “uccidere i miscredenti” illustrando persino i dettagli tecnici degli strumenti di guerra attraverso stampe apparentemente simili a quelle solitamente utilizzate per i primi anni di insegnamento. La Puglia, terra dell’accoglienza, del’incontro tra oriente ed occidente, si vede sbeffeggiata ancora una volta da chi, inquina il nostro paese e al contempo l’immagine dei suoi concittadini. Siamo infatti certi che la maggior parte di coloro che risiedono nei paesi nordafricani ed arabi non sostiene queste cose e che piuttosto si tratta di gente umile e per bene, ma è anche certa la problematica di queste minoranze violente (al soldo di chi?) che va affrontata fino a fondo per impedire che ai bambini possano essere insegnati l’odio e la violenza nei confronti delle altre persone. Nel frattempo, i bambini coinvolti hanno subito un’inizio di indottrinamento. La domanda sorge spontanea: ci sono danni psicologici? In caso positivo, quali?
Indottrinava i bambini sul martirio durante le lezioni di religione che teneva due volte a settimana nell’associazione culturale islamica “Al Dawa” di Foggia, di cui era presidente. Un 59enne, cittadino italiano di origine egiziana arrestato oggi su disposizione della Dda di Bari per terrorismo internazionale, è accusato di aver insegnato a una decina di bambini, ora segnalati al Tribunale per i Minorenni, il concetto di guerra santa, spiegando loro che l’unico modo per ottenere il Paradiso era la morte in battaglia. Per alcuni mesi quelle lezioni sono state intercettate.
“Vi invito a combattere i miscredenti, con le vostre spade tagliate le loro teste, con le vostre cinture esplosive fate saltare in aria le loro teste. Occorre rompere i crani dei miscredenti e bere il loro sangue per ottenere la vittoria”, diceva l’indagato ai bambini. Agli atti della magistratura barese ci sono video e documenti, condivisi dal 59enne in rete tramite Facebook, Whatsapp e Twitter, che inneggiano alla jihad, con istruzioni su come costruire armi, nei quali si parla “dell’obbligo di distruggere le chiese e trasformarle in moschee, individuando – spiegano gli inquirenti – l’Italia come obiettivo dell’attività terroristica”. L’uomo, che teneva lezioni di religione ai bambini del cento culturale islamico di Foggia, sarebbe stato incastrato da alcune pubblicazioni internet e da riscontri investigativi.
In totale sono state tre le perquisizioni, personali e domiciliari, eseguite all’alba dalla Polizia. Il Gigo della Gdf ha proceduto al sequestro preventivo urgente della sede dell’associazione e dei conti correnti del cittadino egiziano. Da maggio dello scorso anno ad oggi sono quattro gli arresti e due le espulsioni in provincia di Foggia, nel corso di indagini antiterrorismo. L’arresto odierno è solo l’ultimo episodio di una serie di attività legate tutte in qualche modo ai locali della moschea di via Zara a Foggia dove, secondo l’accusa, si sarebbe svolta “attività di proselitismo e di propaganda dell’Isis“. Il 19 maggio dello scorso la polizia arrestò Kamel Sadraoui, tunisino di 34 anni con l’accusa di apologia del terrorismo. L’uomo svolgeva attività di propaganda dello Stato Islamico pubblicando sui ‘social network’ video e post che esaltavano le azioni compiute dalle milizie terroristiche.
L’8 luglio successivo la polizia arrestò a Foggia un cittadino ceceno di 38 anni, Eli Bombataliev, che secondo gli investigatori all’interno della moschea di via Zara, avrebbe cercato di reclutare nuovi combattenti e indottrinare nuovi adepti alla guerra santa. Accusati di propaganda terroristica anche due cittadini albanesi, che vivevano in un comune della Capitanata, espulsi e rimpatriati dalla polizia il 7 dicembre scorso. I due, stando all’accusa, erano in collegamento con ‘foreign fighters‘ e avrebbero pubblicato, sui social network in concomitanza con attentati effettuati in Europa documenti anti-occidentali. Il 15 dicembre, infine, i carabinieri del Ros arrestarono alla stazione ferroviaria di Foggia un cittadino algerino, Yacine Gasry, in esecuzione di un provvedimento dell’Ufficio esecuzione penale della Procura generale di Napoli. Lo straniero, accusato di far parte di un gruppo che forniva sostegno logistico a formazioni terroristiche algerine, era stato condannato in via definitiva a quattro anni, nove mesi e 21 giorni di reclusione per associazione con finalita’ di terrorismo internazionale. Intanto l’ultimo accusato si difende “insegnavo soltanto religione“. Video del Tgr: