Tg1 annuncia caduta stazione spaziale cinese “forse sulla Puglia tra domenica e lunedì”. Protezione Civile in allerta – video

Un rientro non controllato ma sorvegliato dalle agenzie spaziali di tutto il mondo. In Italia un comitato operativo aggiorna continuamente i tracciati. Sta per precipitare sulla terra a causa di problemi tecnici e minaccia il Sud Italia. Parliamo della stazione spaziale cinese Tiangong 1 i cui frammenti entreranno presso nell’atmosfera e che “potrebbero interessare il territorio nazionale” e l’eventuale caduta di frammenti potrebbe avvenire nei giorni di Pasqua, “tra il 28 marzo e il 4 aprile” e riguardare “le Regioni a sud dell’Emilia-Romagna“. A dare l’allarme è una circolare della Protezione civile inviata a tutti i ministeri e alle Regioni potenzialmente coinvolte, dal Lazio alla Sardegna.

Molti cittadini allarmati hanno chiesto spiegazioni alla nostra redazione  (a tal  proposito, ricordiamo inoltre che scrivendo un messaggio al numero 353 3187906 è possibile effettuare segnalazioni e partecipare al gruppo Whatsapp per seguire tutte le news in tempo reale oppure iscrivendosi al gruppo Telegram cliccando qui o anche iscrivendosi al gruppo Facebook cliccando qui). E’ anche possibile inviare segnalazioni con foto e/o video all’indirizzo email redazione@pugliareporter.com.

La finestra temporale e le traiettorie di impatto al suolo, però, “potranno essere definite con maggiore precisione nelle 36 ore precedenti il rientro” dall’Agenzia spaziale italiana, che monitorerà le fasi di caduta del modulo cinese. Sul proprio sito, la Protezione civile ha già predisposto un dossier relativo proprio al rientro della Tiangong 1: “Il ritorno – spiega il documento – sarebbe dovuto avvenire in modo controllato nell’Oceano Pacifico, ma nel marzo 2016″ i tecnici cinesi hanno perso il controllo del modulo, che ha iniziato, lentamente ma inesorabilmente, la sua discesa nell’atmosfera. “A causa della complessità dell’interazione fra la stazione spaziale e l’atmosfera terrestre – sottolinea però il sito – solo nelle ultimissime fasi del rientro si potranno definire meglio la data e le parti del globo terrestre coinvolte”.

Al momento si stima che “gli eventuali frammenti della Tiangong 1 che resisteranno all’attrito con l’atmosfera cadranno nella zona all’interno della fascia -44°S e +44°N di latitudine”: un’area vastissima, costituita in gran parte da oceani e deserti, ma “il raggio di impatto include anche zone di Stati Uniti, Brasile, India, Cina e Italia“. Per il nostro Paese “la parte interessata è quella centro-meridionale, che parte più o meno dall’Emilia Romagna e va verso il sud. L’Italia è coinvolta nel monitoraggio attraverso l’Agenzia spaziale italiana (Asi). Il compito di Asi è tenere sotto controllo attraverso radar e telescopi il decadimento della stazione e per far questo ha coinvolto il proprio Centro di Geodesia Spaziale di Matera”.

Di certo i frammenti (che dovrebbero colpire la superficie a una velocità di circa 300 chilometri orari) non saranno in grado di provocare danni devastanti, ma costituiscono comunque un pericolo molto serio per le zone che dovessero trovarsi sotto la pioggia di rottami. La Protezione civile consiglia dunque, benché “non esistano comportamenti di autotutela codificati in ambito internazionale” a causa della rarità dell’evento, di adottare alcune precauzioni: nelle zone a rischio stare in casa sarà più sicuro, ma bisognerà tenersi lontani dalle finestre, e i piani bassi delle abitazioni dovrebbero essere preferiti.

Poi si raccomanda: “Chiunque avvistasse un frammento, senza toccarlo e mettendosi a una distanza di almeno 20 metri dovrà segnalarli immediatamente alle autorità competenti”. Il rischio maggiore, infatti, per quanto altamente improbabile, è che le scorie possano contenere idrazina, un composto dell’azoto che può provocare danni al sistema nervoso in caso di contatto. Il video del servizio del Tg1:

Aggiornamento: Slitta ancora il rientro incontrollato in atmosfera della stazione spaziale cinese Tiangong 1, in caduta incontrollata verso la Terra. Secondo gli ultimi dati dell’Agenzia Spaziale Italiana, i frammenti della stazione dovrebbero impattare con il suolo alle ore 22.34 UTC (quando in Italia saranno le  00.34 del 2 aprile), con una finestra di incertezza di 5/10 ore. Con il passare del tempo si definisce sempre più anche il possibile punto di impatto. Al momento in Italia l’allerta riguarda le regioni del centro-sud. Sulla Puglia si intersecano due delle quattro traiettorie possibili, come si evince dalla mappa diffusa dall’Asi. Ciò nonostante – sottolineano gli addetti ai lavori – la possibilità che i frammenti del “Palazzo Celeste” colpiscano il nostro territorio resta molto bassa, circa lo 0,2%. ll Capo Dipartimento della Protezione Civile, Angelo Borrelli, in base agli aggiornamenti forniti dal tavolo tecnico riunito in seduta permanente, valuterà nelle prossime ore la convocazione del Comitato Operativo nazionale, sia per analizzare gli scenari che per prendere le dovute decisioni in tempo reale. Nel frattempo la Protezione Civile ha diffuso alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione: – è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti.

Si consiglia, comunque, di stare lontani dalle finestre e porte vetrate; – i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici; – all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti; – è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto; – alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero sopravvivere all’impatto e contenere idrazina. Si consiglia, in linea generale, di non toccarli, mantenendosi a un distanza di almeno 20 metri, e di di rivolgersi immediatamente alle autorità competenti. Video: