Puglia: ecco i Punti di Primo Intervento che verranno chiusi, provincia per provincia

Sta scatenando un’enorme polemica ed indignazione la decisione della Regione Puglia di intervenire ulteriormente con una politica di austerità non tanto dissimile da quella già promossa dal disastroso ed antidemocratico governo Monti (quello della Trilaterale e del Gruppo Bilderberg) e poi anche dal PD a livello nazionale che per anni di fatto ha preferito tagliare servizi di pubblico interesse piuttosto che uscire dalla gabbia europea dichiarando il debito pubblico immorale. Ecco quindi che, dopo la chiusura degli ospedali, la Puglia si vede “costretta” a chiudere anche i Punti di Primo Intervento.

A colmare il vuoto saranno di fatto soltanto gli ospedali superstiti dall’ondata di tagli e il servizio 118. Una situazione che fa ulteriormente preoccupare la popolazione pugliese vista anche la qualità del servizio sanitario pubblico. A volte, i cittadini lamentano file di attesa troppo lunghe e vorrebbero più punti di intervento medico sul territorio. Una situazione che comunque non riguarda soltanto la nostra regione ma anche il resto d’Italia. Il debito pubblico è sempre in aumento i tecnocrati europei di fatto non fanno altro che ordinare all’Italia di tagliare sempre di più per tentare di pagare un debito che di fatto non potrà mai essere ripagato in questa situazione. In questo caso a rischio è la sanità di un’intera popolazione, ma davanti ai calcoli matematici la politica non sembra fermarsi.

Tagli, quelli ordinati dal’Unione Europea, che curiosamente combaciano poi con la giustificazione delle privatizzazioni selvagge. In poche parole, si tagliano i servizi pubblici e con la scusa del debito pubblico li si svende ai privati o i privati sostituiscono in parte il servizio un tempo offerto dal pubblico. Potrebbe sembrare una questione complottista, eppure se alcuni anni fa i pugliesi spendevano annualmente una media di poco più di 300 euro, in quest’ultimo periodo la spesa media di un cittadino pugliese per la sanità privata sarebbe salita persino a 505 euro all’anno. “Merito” evidentemente di una sanità pubblica allo sbando, da troppi anni malgestita e poco promettente con servizi non sempre ottimi negli ospedali che spesso vedono una riduzione di reparti se non addirittura di strutture che di certo non aiutano i cittadini a sperare in un servizio ottimale.

Una situazione alquanto preoccupante che in un futuro non molto lontano potrebbe sfociare anche in un sopravento della medicina privata su quella pubblica, favorendo studi di società private, case farmaceutiche private (anche se in realtà queste sono già ben radicate in tutta Europa e nel resto del mondo) eliminando di fatto il diritto ad una sanità pubblica priva di interessi economici e basata esclusivamente sulle capacità economiche dei singoli individui. In parole povere, potrà curarsi solo chi ha soldi. Una situazione che farebbe a tratti anche venire il sospetto di un piano di privatizzazione di massa ispirato a logiche capitalistiche piuttosto che a battaglie per la salute pubblica.

Ma prima di essere definiti degli inutili “gomblottari” vorremmo semplicemente limitarci a menzionare i preoccupanti dati emersi in un nuovo rapporto pubblicato da Sda Bocconi, che dovrebbe far riflettere l’intera nazione, Puglia compresa. E’ inutile nascondere il fatto che in non pochi casi i nostri concittadini parlano di disservizi nella sanità pubblica piuttosto che di migliorie nella sanità privata, legate soprattutto alle tempistiche: dalle liste di attesa eccessivamente lunghe alla visita medica in intramoenia, la questione sarebbe abbastanza preoccupante da richiamare l’attenzione della politica, che invece nella maggior parte dei casi si preoccupa di fare polemiche sterili senza proposte o, nel caso governi, di sottolineare le poche qualità ancora presenti in ambito pubblico. I dati invece parlano chiaro: i cittadini si sentono soli e preferiscono curarsi per conto proprio. Una sconfitta per lo Stato e per l’intera comunità. Al primo posto resterebbero comunque Valle D’Aosta e Lombardia, con una media di spesa al privato che oscillerebbe tra gli 859 e i 700 euro annui, segnale di un problema che riguarda l’intera nazione.

In ultimo, anche se teoricamente evidente, ricordiamo che le ASL fanno parte del servizio sanitario nazionale; sono aziende con personalità giuridica pubblica, dotate di autonomia organizzativa, gestionale, tecnica, amministrativa, patrimoniale e contabile nonché centri di imputazione di autonomia imprenditoriale; infatti secondo l’art. 3 del d.lgs 30 dicembre 1992, n. 502: « in funzione del perseguimento dei loro fini istituzionali, le Unità Sanitarie Locali si costituiscono in Aziende con personalità giuridica pubblica e autonomia imprenditoriale ».

Secondo il tenore letterale della norma esse avrebbero natura di enti pubblici economici; tuttavia dall’inizio del 1993 secondo la prevalente giurisprudenza l’A.S.L. è un organo di competenza delle regioni, che possiede una propria soggettività giuridica con un’autonomia che ha in seguito assunto anche carattere imprenditoriale. Il personale in servizio presso i dipartimenti di prevenzione delle ASL, come medici dirigenti, medici veterinari dirigenti e tecnici della prevenzione nell’ambiente e nei luoghi di vita e di lavoro che esplica funzioni di ispezione e vigilanza, svolge attività di polizia amministrativa e, se delegati dalle autorità competenti, di polizia giudiziaria. Ecco i Punti di Primo Intervento che verranno chiusi in Puglia, provincia per provincia:

BARI: Alberobello, Bitonto Casamassima, Castellana, Conversano, Gioia del Colle, Giovinazzo, Grumo, Locorotondo, Mola, Noci, Polignano, Rutigliano, Ruvo, Santeramo, Terlizzi e Triggiano. BAT: Canosa, Minervino e Spinazzola. BRINDISI: Cisternino, Ceglie, Fasano, Mesagne e San Pietro Vernotico. FOGGIA: Monte S.Angelo, Torremaggiore, San Marco in Lamis, Vico del Gargano e Vieste. LECCE: Campi Salentina, Nardò e Poggiardo. TARANTO: Ginosa, Grottaglie, Massafra, Statte e Mottola.