Puglia: la cowgirl che difende le api, importanti per la biodiversità

Nella Giornata mondiale delle api a Racale (Lecce) la cowgirl delle api di Campagna Amica Daniela Margarito è alla prese con visite guidate per spiegare il percorso produttivo dalle api al miele attraverso una lavorazione esclusivamente artigianale. Negli ultimi 5 anni, dal 2012 al 2017, sono aumentate del 27,7% le aziende che in Puglia producono miele, secondo l’elaborazione di Coldiretti sui dati della Camera di Commercio di Milano. A differenza della provincia di Bari che non ha segnato alcun aumento, è cresciuto il numero delle aziende apistiche a Brindisi del 25%, a Foggia del 15,4%, a Lecce del 46,2% e a Taranto dell’80%. E’ cresciuta nello stesso periodo di riferimento del 6% l’importazione di miele dall’estero.

Portare in tavola miele italiano significa – sottolinea la Coldiretti – fare una scelta di acquisto consapevole a favore della biodiversità e della natura considerato che le api sono un indicatore dello stato di salute dell’ambiente e servono al lavoro degli agricoltori con l’impollinazione dei fiori. In media una singola ape – precisa la Coldiretti – visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele. 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, i cocomeri ed i meloni secondo la Fao.

“L’aumento del numero di aziende è avvenuto nonostante il difficile andamento climatico che ha determinato il crollo della produzione di miele ‘made in Italy’ del 70%, mentre il mercato è letteralmente invaso da prodotto straniero, falsamente etichettato come miele che subisce fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, aggiunto a miscelazione di pollini, “taglio” con zuccheri quali quello derivato dal riso”, dice il Presidente di Coldiretti Puglia, Gianni Cantele.  Più di 1/3 del miele importato proviene dai Paesi extra UE, dove sono permesse anche coltivazioni Ogm che possono contaminare il polline senza alcuna indicazione in etichetta. Il miele prodotto sul territorio nazionale, dove non sono ammesse coltivazioni Ogm, è tuttavia riconoscibile attraverso l’etichettatura di origine, un obbligo fortemente voluto e sostenuto da Coldiretti”. Quest’anno occorre fare ancora più attenzione poiché secondo la Coldiretti gli sbalzi termici con l’improvviso ritorno della pioggia e del freddo hanno stressato le api che sono restate negli alveari e hanno dimezzato la produzione di miele di  inizio stagione.

Una situazione che ha peggiorato la dipendenza dall’estero con le importazioni che nel 2017 hanno superato i 23 milioni di chili con un aumento di quasi il 4% rispetto all’anno precedente. Quasi la metà di tutto il miele estero in Italia arriva – conclude la Coldiretti – da due soli paesi: Ungheria con oltre 8 milioni e mezzo di chili e la Cina con quasi 3 milioni di chili ai vertici per l’insicurezza alimentare. Per il Direttore di Coldiretti Puglia, Angelo Corsetti è ancora troppo “il prodotto falsamente etichettato come miele italiano che subisce fermentazioni, pastorizzazione, ultrafiltrazione, aggiunto a miscelazione di pollini, “taglio” con zuccheri quali quello derivato dal riso, non è comparabile sotto il profilo nutrizionale con il miele naturale e non può soddisfare le attese dei consumatori, che, per contro, rischiano di allontanarsi dal consumo di miele naturale. Ed è bene che i bambini, i loro insegnanti e i genitori imparino a riconoscere la differenza tra il vero miele pugliese e quello importato”.

Il flusso di fornitura del prodotto estero si stima essere superiore al 40% dei consumi – secondo Coldiretti Puglia – e gli effetti del clima – rileva la Coldiretti – aggravano il già pesante deficit registrato nel 2017 quando la produzione di miele Made in Italy è risultata pari a circa 10 milioni di chili, uno dei risultati peggiori della storia dell’apicoltura moderna.