A Bari Modugno il più grande inceneritore d’Europa. Le mamme non ci stanno “protestiamo per i nostri bambini”

Il “Comitato No Inceneritore” dopo aver depositato il ricorso al Capo dello Stato per impedire la costruzione del mega inceneritore in zona Asi Bari Modugno in località Bari Quartiere San Paolo, per dare continuità alle iniziative di sensibilizzazione e mobilitazione ha dato appuntamento ai cittadini, alle associazioni e ai movimenti, per protestare con un presidio, questa è l’area nella quale la NEWO S.P.A. intende realizzare il più grande inceneritore d’Europa con le autorizzazioni rilasciate improvvidamente dalla Regione Puglia con i pareri favorevoli del Comune di Bari.

Questo luogo è il capolinea simbolico di partenza per far conoscere ai cittadini un’area apparentemente inutilizzata ma già interessata da rischi e interventi urbanistici poco trasparenti messi in luce dall’attivismo di altri comitati portatori di altrettante problematiche sociali e ambientali. Questa è la Lettera aperta consegnata dal Comitato No inceneritore ai Partiti di Bari e dell’hinterland barese e ai Consiglieri della Regione Puglia e del consiglio comunale di Bari:

“Il Comitato “NO inceneritore” in seguito al ricorso straordinario al Presidente della Repubblica contro la Regione Puglia già depositato dall’ Avvocato. Luigi Campanale di Bari e reso pubblico nella conferenza stampa del 6 giugno 2018
Chiede
a tutti i partiti, alle forze politiche e ai movimenti politici della terra di Bari, unitamente alle loro rappresentanze in Consiglio Regionale e nei Consigli Comunali, di governo e di opposizione, di prendere posizione per l’eliminazione della pratica dell’incenerimento dal prossimo Piano Regionale Rifiuti, iniziando dalla richiesta di immediato ritiro in autotutela dell’autorizzazione AIA e dei pareri favorevoli rilasciati all’impianto NEWO, a monte e non a valle della pronuncia della giustizia amministrativa

Bari , 30 giugno 2018       per il Comitato NO inceneritore la Presidente Corsina Depalo”

Studi epidemiologici, anche recentissimi, condotti in paesi sviluppati e basati su campioni di popolazione esposta molto vasti, evidenziano una correlazione tra patologie tumorali (sarcoma) e l’esposizione a diossine derivanti da inceneritori e attività industriali.[59] Altre indagini epidemiologiche prendono in particolare considerazione gli inceneritori come fonte d’inquinamento da metalli pesanti, ed eseguono accurate analisi considerando sia fattori socio-economici sia le popolazioni esposte nelle precise zone di ricaduta (mappe di isoconcentrazione tracciate per rilevamento puntuale e interpolazione spaziale col metodo di kriging). L’analisi, accurata pur se limitata solo ad alcune popolazioni, evidenzia aumenti statisticamente significativi di alcune patologie tumorali nelle donne residenti in zona da almeno cinque anni, ma non negli uomini. Nello studio viene ugualmente rilevata l’esposizione ad ossidi di azoto (NOx).[60]

Un lavoro giapponese del 2005 ha tentato di mettere in relazione le diossine presenti nel latte materno con la distanza dagli inceneritori. Le conclusioni sono state che (nei limiti e nell’estensione dello studio) «nonostante gli inceneritori fossero la maggior fonte di diossine in Giappone al momento dello studio, i livelli di diossine nel latte materno non hanno mostrato apparente correlazione con le distanze tra il domicilio delle madri e gli inceneritori di rifiuti».[61] Un’analisi sintetica degli effetti sulla salute, svincolati dalla sola analisi dei singoli composti emessi – difficilmente studiabili se non in toto per gli effetti sinergici e di amplificazione dei componenti della miscela –, si può invece evincere da alcuni altri lavori: sempre in Giappone si è rilevata correlazione tra l’aumento di una serie di disturbi minori nei bambini e distanza dagli impianti.[62] Passando a problemi di ordine maggiore, si sono rilevati aggregati (cluster) di aumento di mortalità per linfoma non Hodgkin;[63] altri studi, nonostante difficoltà relative all’analisi dei dati, aggiungono risultati significativi sull’incidenza di tumore polmonare, linfoma non Hodgkin, sarcomi ai tessuti molli, tumori pediatrici, malformazioni neonatali.[64] Diversi studi europei rivelano, sempre nell’ambito delle patologie tumorali, correlazioni con la presenza di inceneritori, in coerenza con analoghi studi precedenti.[65]

Ma, in questo ambito, gli studi sono controversi e discordanti: a titolo di esempio uno studio effettuato in Gran Bretagna, con lo scopo di valutare l’incidenza di vari tipi di cancro in una popolazione che vive in prossimità di impianti di incenerimento, ha evidenziato che il rischio aggiuntivo di contrarre il cancro dovuto alla vicinanza degli inceneritori è estremamente basso. Sempre lo stesso studio rileva che un moderno inceneritore influisce sull’assorbimento umano medio di diossina in percentuale inferiore all’1% dell’assorbimento totale derivato dall’insieme delle emissioni ambientali (come precedentemente rilevato l’assorbimento di diossina avviene principalmente con la dieta). Inoltre, riguardo a specifiche patologie tumorali, lo studio afferma che non c’è evidente correlazione tra l’esposizione alle emissioni degli inceneritori e l’incidenza di cancro allo stomaco, all’apparato gastrointestinale e ai polmoni; i fattori socio-economici hanno un ruolo determinante. Sull’incidenza dell’angiosarcoma, lo studio in questione evidenzia che non è possibile effettuare alcuna correlazione a causa della mancanza di informazioni sull’accuratezza della diagnosi effettuata sulla popolazione generale; comunque la commissione di studio è giunta alla conclusione che non c’è alcuna prova più generale dell’esistenza di aggregati e non sono necessari ulteriori studi nel breve termine.[66] Sempre in Gran Bretagna, nel 2008 la British Society for Ecological Medicine (BSEM) ha pubblicato uno studio[67] avente l’obiettivo di riassumere i risultati dei principali studi epidemiologici e dimostrare gli effetti nocivi degli inceneritori sulla salute. Tale studio è stato ampiamente criticato dall’Health Protection Agency britannica che ha accusato la BSEM di aver utilizzato per le sue conclusioni solamente gli studi scientifici con risultati favorevoli alle conclusioni volute, tralasciandone altri con opposte vedute.[68] Sull’effetto dei metalli pesanti dispersi dalla combustione di rifiuti pericolosi sulla salute della popolazione si rileva che le emissioni non si limitano alle sostanze aerodisperse, ma possono riguardare anche le acque o i siti di stoccaggio delle ceneri.[69] Uno studio britannico ha analizzato la distribuzione del piombo e cadmio derivato dalle emissioni di polveri sottili di un inceneritore per fanghi di depurazione evidenziando che nelle adiacenze dell’inceneritore si rilevano picchi maggiori di concentrazione, seppure l’impatto sia relativamente piccolo rispetto alle altre attività antropiche nella zona oggetto di studio.[70]

In Italia, negli anni 2001-2004, è stato commissionato dal Ministro dell’Ambiente Altero Matteoli uno studio sulla Sostenibilità ambientale della termovalorizzazione dei rifiuti solidi urbani, svolto dal dipartimento di Fisica tecnica dell’Università degli Studi di Roma “La Sapienza” e dal dipartimento di ingegneria impiantistica dell’Università di Perugia. Secondo i resoconti della Commissione Ambiente e Territorio dell’epoca[71] «la tecnologia di termovalorizzazione è ormai affidabile e sostenibile, […] Inoltre, quando gli impianti sono a norma, i rischi di insorgenze di malattie tumorali nella popolazione sono stati abbattuti drasticamente. […] i rischi di carattere sanitario connessi alla realizzazione di termovalorizzatori di ultima generazione sono assolutamente trascurabili».

Tale studio è stato criticato sia in Commissione, sia da soggetti esterni,[72] che hanno rilevato come esso trascuri completamente le problematiche ambientali e non specifichi quali siano i parametri e indicatori di tale compatibilità ambientale di tali impianti. Ricordiamo che scrivendo un messaggio al numero 353 3187906 è possibile effettuare segnalazioni e partecipare al gruppo Whatsapp per seguire tutte le news in tempo reale oppure iscrivendosi al gruppo Telegram cliccando qui o anche iscrivendosi al gruppo Facebook cliccando qui.