Non ha predatori naturali (eccetto l’uomo e in qualche occasione l’orca): parliamo del grande squalo bianco. Il Carcharodon carcharias (è questo il nome scientifico del pescecane più famoso della Storia) comunemente noto come il grande squalo bianco o semplicemente “bianco”, è una specie di grande squalo predatore che può essere trovato nelle acque di superficie costiere di tutti i principali oceani. Si tratta di una specie che, seppur dipinta come “mostruosa”, non è molto aggressiva nei confronti dell’uomo. Forse non tutti sanno che lo squalo bianco è presente anche nel mare Mediterraneo. Anzi, a tal proposito, ci sarebbe molto da tener presente:
Come confermano le documentazioni storiche e giornalistiche giunte sino ai giorni d’oggi, infatti, gli esemplari avvistati nel nostro mare, sarebbero mediamente anche più grandi di quelli abitualmente trovati negli oceani. Lo dimostrerebbero le statistiche degli avvistamenti registrati negli ultimi decenni. Che sia solo il risultato di una media basata su una presenza ridotta di questi animali, non ci è dato sapere. Fatto sta che la specie è in realtà più diffusa nel bacino mediterraneo di quanto si possa pensare. Nei grandi squali bianchi, il dimorfismo sessuale è presente e le femmine sono generalmente più grandi dei maschi. Secondo J. E. Randall, il più grande squalo bianco misurato in modo affidabile era un individuo di 6,0 m (19,7 piedi) segnalato da Ledge Point, Western Australia nel 1987. Un altro grande esemplare bianco di dimensioni simili è stato verificato dal Canadian Shark Research Center: Una femmina catturata da David McKendrick di Alberton , Isola del Principe Edoardo , nell’agosto del 1988 nel Golfo di San Lorenzo al largo dell’isola del Principe Edoardo. Questo grande bianco femminile era lungo 6,1 m (20 piedi). Tuttavia, vi era un rapporto considerato affidabile da alcuni esperti in passato, di un grande esemplare di squalo bianco da Cuba nel 1945. Questo esemplare sarebbe stato lungo 6,4 m (21 piedi) e aveva una massa corporea stimata in 3,324 kg (7.328 libbre). Nonostante questo primo dato, studi successivi hanno anche rivelato che questo particolare esemplare era in realtà lungo circa 4,9 m (16 piedi) di lunghezza, un campione nella gamma di dimensioni massime medie. Il più grande grande bianco riconosciuto dall’International Game Fish Association (IGFA) è quello catturato da Alf Dean nelle acque del sud dell’Australia nel 1959, del peso di 1.208 kg (2.663 libbre). Diversi grandi bianchi più grandi catturati dai pescatori sono stati successivamente verificati, ma in seguito non sono stati riconosciuti dal riconoscimento ufficiale dei monitor IGFA per violazioni delle regole. Veniamo alla Puglia:
Forse non tutti sanno che nel corso del 1979 a largo di Gallipoli (Lecce) venne pescato un enorme esemplare di grande squalo bianco. Sulla banchina del porto fece bella mostra uno squalo bianco lungo circa 6,20 metri, ben più grande di molti altri esemplari pescati nel’oceano Pacifico. Nel referto stilato da Francesco e Antonio Piccinno si legge che all’interno dello stomaco vennero ritrovate 2 scarpe della stessa misura, appartenenti quasi forse ad una vittima dello squalo. Secondo quanto dichiarato dal pescatore Pompeo Alessandrelli (morto a 89 anni nel 2021) lo squalo doveva pesare circa 7 tonnellate. La carcassa dell’animale fu poi fatta a pezzi e i denti venduti. Il ritrovamento avvenne giusto qualche anno dopo l’uscita nelle sale cinematografiche del film “Lo Squalo” (“Jaws”) di Steven Spielberg (1975) che lanciò di fatto un’ombra abbastanza tenebrosa e negativa su questi pesci predatori che in realtà non attaccano facilmente le persone e risultano molto importanti per la salvaguardia degli equilibri della biodiversità marina. La foto scattata all’epoca a Gallipoli:
Dell’episodio restano anche alcune dichiarazioni del pescatore oggi scomparso:
Un episodio raro ma non unico nei mari italiani. Da allora risultano comunque molto rari gli avvistamenti di squalo bianco. Meno rari gli avvistamenti generici di squali, spesso non identificabili perché filmati in maniera amatoriale dai bagnanti. E’ il caso dell’estate 2018 quando i bagnanti, sempre nel Salento, uscirono in massa dall’acqua per filmare tre esemplari di squalo giunti quasi a riva. In quel caso potrebbe trattarsi di altre specie più piccole e più diffuse, come la verdesca (Prionace glauca) oppure altre specie più rare come lo squalo vacca, uno dei quali pescato proprio nel salentino. Tornando agli avvistamenti accertati di squalo bianco, in Italia, molti anni prima della pesca “miracolosa” salentina, il 3 ottobre 1909, nei pressi di Rovigno (Istria, allora Impero asburgico) un peschereccio issò a bordo un pesce di oltre 6,60 metri. Altri animali di dimensioni notevoli sono stati spesso avvistati nello Stretto di Messina e nelle acque intorno a Favignana e Marettimo durante la “mattanza dei tonni”. Pare infatti che l’agitazione dell’acqua, il terrore dei tonni e il sangue che scorre alla chiusura delle reti siano elementi sufficienti ad attirare grossi predatori. Ci sarebbero poi gli squali protagonisti di un evento noto con il nome di “cagnazzi” di Trieste: il record di squali cacciati nel Mediterraneo lo deterrebbe al capoluogo del Friuli Venezia Giulia, con significative catture di Carcharodon carcharias avvenute tra il il 1872 e il 1909. Anche nel porto Adriatico, infatti, operavano tonnare e i “cagnazzi” (come usavano chiamarli i pescatori giuliani) facevano capolino nel corso della caccia al tonno. Gli altri avvistamenti nel mediterraneo:
Malta – Il 17 Aprile 1987 un piccolo peschereccio ‘aggancia’ uno squalo bianco (Carcharodon carcharias). Con l’aiuto di un secondo natante, l’animale è trinato verso riva. Sezionato, dal pesce escono un delfino, una tartaruga marina e un altro squalo. Al momento della misurazione sorpresa e meraviglia: 7,14 m vale a dire quasi un metro in più di quello catturato a Castillo de Cojimar (Cuba), nel maggio del 1945 ( 6.40 metri) che ne fa il più grande esemplare mai pescato.
L’ultimo avvistamento di un ‘bianco’ risale al 24 maggio 2018, a largo al largo all’isola turistica tunisina di Djerba a sud della Sicilia. Il video dello squalo catturato, disponibile in rete, è una suggestiva testimonianza del fascino, dell’imponenza e nel contempo della fragilità di animali sempre più vittime dell’ignoranza popolare. E’ bene ricordare come queste creature siano non un pericolo, bensì una componente essenziale del millenario rapporto tra i popoli mediterranei e l’elemento marino. Nel mese di giugno 2018, per la prima volta in oltre 40 anni, un grande squalo bianco è stato avvistato mentre nuotava al largo dell’isola spagnola di Maiorca. Lo ha filmato che un gruppo di conservazione della fauna selvatica intorno all’arcipelago di Cabrera. I ricercatori hanno spiegato che si tratta di un avvistamento importante, perché per molti anni non ci erano riusciti. In questa occasione, hanno visto lo squalo per oltre un’ora a circa tre metri dalla barca. I grandi squali bianchi possono pesare fino a due tonnellate e arrivare a lunghezze fino a sei metri, toccando velocità di oltre 60 chilometri orari. L’ultimo avvistamento del genere alle Baleari fu di un pescatore nel 1976. Secondo un documentario del 2007, 27 grandi squali bianchi furono catturati dai pescatori intorno alle Baleari tra il 1920 e il 1976. Questo avvistamento, evidenzia Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”, dimostra come reale è la presenza degli squali in tutti i mari del mondo, Mediterraneo compreso. Anzi, è proprio nel Mare Nostrum che è stato pescato l’esemplare di pescecane più grande della storia. Come riporta un articolo diffuso sull’edizione italiana online del National Geographic, “Nonostante la protezione fornita da varie normative internazionali, lo squalo bianco del Mediterraneo soffre inevitabilmente i danni di origine antropica che colpiscono le biomasse e la catena alimentare marina: pesca eccessiva, inquinamento e riscaldamento delle acque, attività invasive e lesive degli habitat, che finiscono per modificare radicalmente il mare in cui da millenni nuota il grande predatore degli abissi”. Si tratta di una vera strage silenziosa: l’uomo ha ucciso e sta uccidendo molti più squali di quanto lo squalo bianco abbia ucciso (gli attacchi contro le persone sono pochissimi) e il tutto si ripercuote negativamente sulla catena alimentare naturale e dunque anche sulla conservazione della biodiversità marina, con rischiose conseguenze anche per la pesca. La foto dello squalo pescato in Tunisia nel 2018:
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