“Il discorso da fare sarebbe molto lungo, ma cercherò di essere breve, consapevole che purtroppo per non essere prolisso non citerò tante cose che andrebbero fatte. Il nostro è un sistema sanitario universalistico e solidaristico basato sul cosiddetto modello anglosassone Beveridge. È il più equo di tutti ed il meno costoso. Quello francese e quello tedesco si basano sul sistema delle mutue, modello Bismarck, e poi c’è quello americano interamente privato che si fonda sulle assicurazioni, il più ingiusto. Il nostro è il modello migliore perché assiste tutti a prescindere dalla condizione socio-economica e in Italia si spendono mediamente 1700 euro a persona ogni anno, attinti dalla fiscalità generale. Quello americano è il più costoso, 5500 dollari, e viene assistito solo chi ha un’assicurazione, salvo alcuni lazzaretti per le prime cure dei bisognosi. Il paradosso è che noi italiani paghiamo 4 volte per un sistema sanitario la cui percezione diffusa nell’immaginario collettivo è non buona, appena adeguata e pessima. Lo paghiamo in primis, nolenti o volenti, dalla fiscalità generale, lo ripaghiamo con il ticket e la truffa del superticket, lo strapaghiamo con l’ingiusta intramoenia ed extramoenia, lo subiamo pagandolo oltremodo, o sempre più spesso rinunciamo a curarci, con gli insostenibili costi sociali diretti e indiretti” – dichiara il consigliere regionale Mario Conca (Movimento 5 Stelle) attraverso una lettera aperta sul Sistema Sanitario Nazionale.
“Insomma, un sistema sanitario nazionale/regionale che sta per collassare e che a quarant’anni anni dalla 833/78, ventisei se si prende a riferimento la riforma della 502/92, necessita di un profondo stravolgimento, pena il suo soccombere a favore di una sanità sempre più ingiusta, privata e selettiva. Se non si procederà dovremo preoccuparci seriamente in pochi anni. Ho più volte sollecitato i nostri parlamentari quando erano all’opposizione e continuerò a farlo ora che sono al Governo, ricordandogli che per salvare il soldato SSN ci vuole abnegazione, coraggio e integrità d’animo per contrastare gli interessi miliardari che vi sottendono. Un modello di sanità ideale non può prescindere dall’abolizione del blocco assunzionale, fermo restando il pareggio di bilancio, dal passaggio al ruolo unico del medico, dal superamento del numero chiuso agganciando la specialistica alla quiescenza e all’epidemiologia, dall’abolizione della libera professione perché un dirigente medico deve decidere da che parte stare, non può tenere il piede in due scarpe lavorando nel pubblico e nel privato a piacimento. Codici bianchi e verdi devono essere assistiti dalla medicina territoriale, con i medici di medicina generale, i pediatri di libera scelta e le guardie mediche, che devono essere operativi h24 e 7 giorni su 7 in un regime di dipendenza diretta”.
“Una sorta di PPI, PTA, Casa della Salute o CTP che dir si voglia, che con la diagnostica di base, la specialistica, i Pdta, il trattamento della bad bank delle cronicità, l’infermiere di comunità,.vada a decongestionare l’acuzie e l’emergenza urgenza. Il tutto costerebbe meno e si ripagherebbe con l’appropriatezza delle cure. A quel punto, dopo aver internalizzato e omogeneizzato il 118/112 e implementato l’elisoccorso, si potrebbero razionalizzare gli ospedali per acuti investendo nel territorio, oltre che implementare almeno 20mila posti in lungodegenza nelle diverse fasce di intensità assistenziale per far fronte alla carenza cronica e all’invecchiamento progressivo. Infatti, l’80% degli accessi attuali ai Pronto Soccorso è oggi rappresentato da codici bianchi e verdi, che a quel punto non andrebbero ad allungare le interminabili attese al triage, e i ricoveri inappropriati e oltre i 7 giorni per la diagnosi e la cura, facendo così risparmiare alla Puglia 400 milioni di euro all’anno. Ridurre i posti letto chiudendo, riorganizzando e ristrutturando con il piano ospedaliero e il programma operativo, conduce ad un progressivo aggravarsi del deficit e ad una crescente degradazione della qualità dei servizi. Un suicidio economico. Concludo citando un antico proverbio: “Il bene si piange quando si perde”. Mi auguro che questo grido di dolore possa essere da monito e da sprone ad agire, prima che sia troppo tardi!” – conclude il consigliere regionale pentastellato.