A Bari si mangiano meduse ed insetti: “è il cibo del futuro” – video

Nel giro di 20 o 30 anni non ci sarà abbastanza da mangiare per tutti: una soluzione arriva dall’entomofagia, ovvero “mangiare insetti”. Se ne è parlato a Bari al congresso dell’Adi, associazione italiana di dietetica e nutrizione clinica. L’utilizzo di insetti nella dieta umana è stato particolarmente importante in epoca preistorica prima che gli uomini scoprissero la caccia e l’agricoltura come testimoniano, ad esempio, alcuni coproliti rinvenuti in Messico e Stati Uniti e contenenti tracce di formiche, larve di coleottero, pidocchi, zecche e acari. Nell’ambito dell’entomofagia si possono distinguere due categorie: gli insetti utilizzati come fonte primaria di sostanze nutritive e di insetti utilizzati come condimenti.

Alcuni insetti sono poi mangiati come larve, mentre altri da adulti. Più di 1200 specie di insetti vengono utilizzate come alimenti da parte di persone in tutto il mondo. Gli insetti e gli aracnidi comunemente utilizzati includono cavallette, grilli, termiti, formiche, larve di coleotteri, falene, bruchi, pupe, ragni, tarantole e scorpioni.  La FAO in uno studio del 2013 menziona gli insetti come fonti di cibo ancora poco sfruttata nel mondo occidentale.

Con il Regolamento (UE) 2015/2283[3], entrato in vigore il I gennaio 2018, il Parlamento Europeo ha aggiornato le regole per l’introduzione e la vendita di nuovi alimenti destinati alle nostre tavole, i cosiddetti Novel food, una categoria alimentare che include anche gli insetti. Tale Regolamento va ad abrogare la precedente normativa di settore, il Reg. (CE) 258/97[4], vecchia di vent’anni.

I recenti sviluppi scientifici e tecnologici hanno reso possibile una semplificazione delle procedure per le richieste di autorizzazione per l’immissione in commercio di “prodotti e sostanze alimentari privi di storia di consumo ‘significativo’ al 15 maggio 1997 in UE” (con la precedente normativa la procedura richiedeva in media 3 anni e mezzo).[5]

Tra le novità apportate dal regolamento, la centralizzazione della richiesta di autorizzazione, che deve essere presentata direttamente alla Commissione Europea attraverso un sistema online e non a uno degli Stati membri, come avveniva in precedenza. La richiesta deve essere preparata conformemente alle linee guida pubblicate dall’autorità per la sicurezza alimentare (EFSA) e deve contenere i dati scientifici a supporto della sicurezza della sostanza oggetto della domanda di autorizzazione. La stessa EFSA si occupa dell’accertamento della sicurezza. La Commissione rilascia l’autorizzazione attraverso l’inserimento del “Novel food autorizzato” nell’elenco dell’Unione (Union list) insieme a tutte le specifiche previste, incluse le eventuali tipologie alimentari in cui può essere contenuto, le dosi e altre caratteristiche.

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