“Mai accettato imposizioni da nessuno, neppure dai dirigenti delle società in cui ho militato. A Foggia tutti sapevano che non ero influenzabile o ricattabile”. Così l’ex tecnico rossonero, ora al Sassuolo, Roberto De Zerbi, in una nota affidata al suo legale, Eduardo Chiacchio, a proposito dell’inchiesta sulla mafia foggiana, accusata – tra l’altro – di aver esercitato pressioni sulla società e sul tecnico del Foggia Calcio per tesserare calciatori graditi al clan.
“Chi mi conosce, e a Foggia mi conoscono, sa che non sono manovrabile e non sono mai stato manovrato da nessuno. Dei due giocatori di cui si parla uno non lo conosco, l’altro giocava nella Juniores ed è stato aggregato per arrivare a 20 in allenamento, che è il numero di giocatori di movimento che mi servono quando alleno, e ha giocato 9′ l’ultima partita, che vincevamo 3-0, e l’anno dopo è andato in prestito“, ha aggiunto l’allenatore neroverde.
“Vorrei dire altre cose, ma è giusto che aspetti, e mi dà fastidio essere messo in mezzo: spero di essere ascoltato presto dalla Procura. Se qualcuno si è piegato ai voleri altrui non so, so che io non c’entro. A Foggia ho fatto l’allenatore, ho portato 30.000 persone in uno stadio dove andavano in 3mila, e poi sono stato mandato via perché tra me e la società c’era una visione diversa su tutto. Spero di chiarire la mia posizione il prima possibile, e di essere ascoltato in Procura, poi ognuno chiarirà la propria posizione in merito”. Lo riporta RaiNews.