“Nessun aumento del costo delle bollette” si disse tempo fa e invece, stando ad alcune fonti giornalistiche, oltre un milione di utenze in Puglia si vedrebbero costrette a subire un aumento del costo retroattivo della bolletta dell’acqua. A causare l’aumento del costo della bolletta sarebbe l’aumento del costo dell’acqua, come riporta la Gazzetta del Mezzogiorno, si parla di “4 centesimi al metro cubo per la fascia agevolata ampliata da 73 a 76 metri cubi), di circa 10 centesimi nella «p1» (il range compreso tra 110 e 146 mc) e di 22 centesimi in quella massima (oltre i 256 mc)”.
Un’aumento definito “articolazione tariffaria” deciso dopo una riunione del 16 novembre scorso, dall’Autorità idrica pugliese (Aip) e confermata definitivamente dall’Arera (l’Autorithy nazionale). La società di Aqp si limiterà ad applicare le decisioni voluta da autorità regionali e nazionali. Attuale Presidente dell’Autorità idrica pugliese è il sindaco di Andria Nicola Giorgino, mentre il direttivo è composto dal vicepresidente Carlo Salvemini – Sindaco di Lecce, Pompeo Molfetta, sindaco di Mesagne, Antonio Decaro, sindaco di Bari e Michele Merla, sindaco di San Marco in Lamis. Sia Decaro che Salvemini risultavano assenti alla riunione del 16 novembre.
L’aumento dovrebbe rivelarsi attraverso forma di conguaglio nelle bollette dell’ultimo trimestre. Coincidenza vuole che la delibera è stata emanata il 20 novembre 2018, giusto il tempo per la quarta bolletta, ultima dell’anno. La quota fissa per gli utenti domestici passa così a 23,78 euro.
Sulle fasce agevolate – si calcoleranno d’ora in poi 50 litri al giorno con un minimo di 4 componenti a famiglia e l’aliquota inferiore sarà applicata per i primi 76 metri cubi contro i 73 della regola precedente. Da 76 centesimi al metro cubo, il costo del prezioso liquido vitale sale a 80 centesimi. L’Aip avrebbe inoltre stabilito la necessità di un’autocertificazione per le famiglie più numerose di quattro componenti. Più saranno numerose e più aumenterà la base per il costo dell’acqua di 19 metri cubi l’anno.
Mentre i costi di manutenzione e fognatura resterebbero invariati, gli aumenti dovrebbero coprire anche i costi degli investimenti di Aqp. Investimenti che uno Stato nazionale e dunque anche una regione muniti di un sistema di sovranità monetaria abbinato ad uno di gestione dell’acqua pubblica avrebbero potuto coprire evitando aumenti dell’acqua a discapito delle tasche dei propri cittadini. Aumenti che, seppur contenuti, potrebbero rappresentare la “goccia” (è proprio il caso di dirlo!) che potrebbe far traboccare il vaso delle polemiche.
«Purtroppo – precisa Mauro Simone, presidente Alac – siamo di fronte a un muro di gomma. – Aqp sostiene di non avere potere sulla tariffe e rimanda all’Autorità idrica pugliese che a sua volta rinvia all’Arera, l’Authority che si appella alle norme di regolamentazione del sistema idrico nazionale. Da noi si rivolge continuamente gente che ci chiede aiuto a interpretare le bollette». Insomma, un circuito chiuso. E il contatore gira.
Fonte: www.lagazzettadelmezzogiorno.it