Puglia: simula una rapina pensando proprio a tutto ma la Polizia indaga e scopre la verità. Denunciato un foggiano di 55 anni – video

Nella prima mattinata del 20 Novembre 2018, in Poggiardo, un autotrasportatore 55enne foggiano veniva bloccato da quattro uomini che gli sbarravano la strada con una autovettura e lo costringevano a consegnare le somme di denaro raccolte durante il suo periodico giro di consegne di materiale elettronico e ritiro dei corrispettivi pagamenti da parte dei concessionari locali. La denuncia, immediatamente e dettagliatamente sporta presso il Commissariato di P.S. di Otranto, impegnava sin da subito la squadra di Polizia Giudiziaria del Commissariato nelle attività di assicurazione delle fonti di prova, di ricostruzione della dinamica del fatto criminoso, di individuazione di eventuali testimoni e telecamere utili al miglior circostanziamento dell’accaduto.

Risultava impossibile, sin dall’inizio, l’individuazione di testimoni (non ve n’erano all’atto della rapina) e di telecamere utili (il teatro dell’evento criminoso non era telecamerato); un’unica telecamera – privata – aveva ripreso il passaggio del furgone rapinato ma non della Fiat Punto nera utilizzata dai rapinatori. Alla vittima del reato, secondo quanto riferito agli investigatori, erano stati rapinati gli ingenti incassi della giornata, un telefono cellulare privato ed uno aziendale, il portafogli personale contenente denaro, carte di credito e documenti personali, oltre alle chiavi del furgone e quelle della privata abitazione dell’autista stesso.

Il racconto fornito dal rapinato presentava, però, un dettaglio irrilevante che faceva insospettire la squadra di P.G. che decideva, pur proseguendo le attività a 360 gradi, di riscontrare molto a fondo i comportamenti tenuti dal rapinato nei giorni seguenti il fatto. Si verificava, cioè, se il rapinato avesse duplicato la propria patente e la propria carta di identità, se avesse bloccato e di seguito duplicato le proprie carte di credito e le schede telefoniche dei telefoni sottratti in occasione della rapina; avesse – in buona sostanza – fatto tutto quello che avrebbe fatto una reale vittima di reato. Le risultanze via via giunte alla P.G. confermavano una dopo l’altra la veridicità del racconto e dunque del fatto di reato. Il rapinato:

  • aveva duplicato la propria patente di guida,
  • aveva duplicato la propria carta di identità,
  • aveva bloccato e, di seguito duplicato, le carte di credito,
  • aveva bloccato e, di seguito duplicato, la scheda telefonica del proprio telefono.
    L’ulteriore approfondimento investigativo consentiva, però, di accertare che nonostante il blocco e la susseguente duplicazione della scheda telefonica dell’autista ( comportamento – questo – del tutto conforme a quello di chi sia stato rapinato del proprio telefono cellulare ) l’autista non aveva bloccato l’apparecchio telefonico. Ne aveva fatto, anzi, ulteriore uso a partire dalle prime ore del 21 Novembre, mattina successiva al giorno della rapina, ininterrottamente sino al 15 Gennaio, giorno in cui veniva convocato presso gli Uffici del Commissariato di Otranto.

Qui, dopo avere ribadito un’ultima volta di non avere mai recuperato il cellulare che gli era stato rapinato e di averne acquistato uno nuovo il giorno successivo alla rapina, l’autista veniva messo di fronte al dato scientifico, assolutamente incontrovertibile, atto a dimostrare che, contrariamente a quanto da lui asserito, non erano mai esistiti due cellulari ( uno antecedente e oggetto di rapina ed uno successivamente acquistato ) ma un unico cellulare, quello del quale l’autista aveva mendacemente asserito essere stato anch’esso compendio di rapina. Appurata l’ineludibilità del dato e visto crollare il castello di elementi tanto accuratamente costruito il finto rapinato decideva, infine, di rendere un’ampia confessione: aveva simulato la rapina sapendo che quel giorno vi era la presenza di denaro contante all’interno delle buste destinate alla sua ditta, aveva scelto un tratto di strada per nulla trafficato (ove asserire, in assenza di testimoni di essere stato rapinato), aveva spento e nascosto i due telefoni (quello privato e quello aziendale ), aveva nascosto il proprio portafogli ed aveva infine fermato un ignaro passante chiedendo di chiamare il 113 per essere soccorso.

Aveva di seguito duplicato tutti i documenti e le carte di credito e la propria sim per allontanare da se ogni possibile sospetto, commettendo un unico errore, per lui fatale, conservare e riutilizzare il proprio apparecchio telefonico. Viste le incontrovertibili risultanze investigative e l’ampia confessione resa dall’indagato, è stata rimessa la denuncia in stato di libertà per Simulazione di reato ed Appropriazione indebita del giovane foggiano. Video:

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