Dopo mille anni, svendute alla Francia le saline di Margherita attraverso il sistema del debito. Lo stesso che ha distrutto l’Africa (e che sta distruggendo l’Italia)

Mascherata da bonaria soluzione anti-sovranismo, la globalizzazione dei mercati fa un’altra vittima: le storiche saline di Margherita di Savoia, svendute alla Francia dopo millenni di Storia attraverso un sistema di recupero crediti in cui è coinvolta MPS. Il meccanismo perverso del debito pubblico deciso dai mercati e dalla finanza, attraverso sistemi immateriali si appropria di beni materiali, così come denunciato decenni fa in Africa da Thomas Sankara. Ma in Italia non abbiamo ancora capito niente: crediamo che esista ancora il comunismo, il fascismo ed i democristiani quando mangiamo tutti all’interno del sistema capitalistico. Mentre impazziamo per sfoggiare magliette rosse o nere, il bene più prezioso ci viene svenduto sotto il naso e si diverte nel vederci combattere uno contro l’altro. Accade cos’ che persino quei beni considerati dello Stato e/o della comunità locale vengono svenduti con la giustificante di un debito che, oltre tutto, non potrà essere coperto totalmente nemmeno con la nuova acquisizione. In soldoni, la banca svenderà le saline per tentare un minimo di recupero dall’ingente indebitamento, di fatto inestinguibile.

La presenza di saline naturali rese nota la località sin dai tempi più antichi. Conosciute già nel terzo secolo d.C., la salina fu poi utilizzata dai normanni. Sul finire del XVI e l’inizio del XVII secolo cominciò o meglio si intensificò un movimento di ritorno da parte dei salinari alle saline, sebbene la fiorente e fruttuosa industria salinara mai cessò di esistere. Nel Settecento la Salina fu acquisita dai Borbone, e chiamata Salina di Barletta, che la ritennero “la più preziosa gemma della loro corona” e tornò, pertanto, ad una gestione pubblica. Nel 1754 vi fu l’ammodernamento e l’ampliamento delle Saline, avvenuto anche con la creazione di nuove zone salanti, come quella denominata della Regina. Dopo l’unità d’Italia, la popolazione salinara elesse una propria amministrazione autonoma. Il toponimo del paese venne modificato nel 1879 in Margherita di Savoia, in onore della regina consorte d’Italia, moglie di Umberto I. Nel Novecento vi fu una progressiva industrializzazione delle saline. Negli anni ’30 fu progettato un avveniristico magazzino da parte di Pier Luigi Nervi. Passò poi ai Monopoli di Stato, dal 1994 ad AtiSale e nel 2003 alla Società Salapia Sale srl. Nel 2011 sono state acquisite dal gruppo Semeraro-Sosalt di D’Alì Staiti. Fra un po’, salvo ulteriori sorprese, svendute ai francesi.

Che fine faranno i lavoratori locali? Ci sarà una sensibilità ambientale della multinazionale nei confronti del territorio? Ma sopratutto: esiste ancora uno Stato capace di difendere gli interessi dei cittadini e di bloccare gli scempi? La reale lotta è e dovrebbe essere soltanto tra chi ha intenzione di svendere il nostro paese per qualche dollaro in più e chi invece vorrebbe difenderne i resti, nel tentativo di ricostruirlo.

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