Il 25% delle mozzarelle prodotte in Italia non è ottenuta dal latte, ma da semilavorati industriali, chiamati cagliate, importati dall’estero e di cui non abbiamo alcuna indicazione in etichetta. È quanto afferma la Coldiretti nell’esprimere apprezzamento per l’operazione dei Nas di Bari che hanno sequestrato in una azienda casearia della Murgia barese 3 tonnellate e mezzo di cagliata di provenienza estera (tedesca e irlandese) in pessimo stato di conservazione e priva delle specifiche di legge.
«Sono questi i comportamenti – sottolinea la Coldiretti – che provocano una distorsione del mercato, deprimono i prezzi pagati agli allevatori italiani e causano la chiusura degli allevamenti. Di fronte a questa escalation di truffe e inganni per salvare il made in Italy non c’è più tempo da perdere e occorre rendere subito obbligatoria l’indicazione di origine del latte in tutti i prodotti lattiero caseari per garantire la trasparenza dell’informazione e la salute dei consumatori», ha affermato il presidente della Coldiretti Roberto Moncalvo.
Coldiretti ricorda che la mozzarella e il fior di latte sono i formaggi più acquistati soprattutto dai pugliesi e per questo sono i più esposti a frodi e sofisticazioni. «In Puglia, a fronte dei 1.939 allevamenti che producono 3,6 milioni di quintali di latte bovino, le importazioni di latte dall’estero raggiungono i 2,7 milioni di quintali oltre ai 35 mila quintali di prodotti semi-lavorati quali cagliate, caseine, caseinati e altro, utilizzati per fare prodotti lattiero-caseari che vengono poi, manipolati e trasformati in prodotti lattiero-caseari Made in Puglia. Per questo in soli dieci anni hanno chiuso circa 3.800 stalle, una agonia veloce e drammatica degli allevamenti, con un crollo pari ad oltre il 58% del patrimonio zootecnico pugliese. L’azione di controllo delle forze dell’ordine non basta più. Deve essere accompagnata da misure strutturali». Del preoccupante fenomeno ne aveva parlato la defunta (ed evidentemente scomoda) trasmissione televisiva La Gabbia (La 7):
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