“Durante i lavori per la realizzazione del giardino in via Manzari, a Ceglie del Campo, sono stati effettuati degli scavi che hanno portato alla luce un vero e proprio tesoro. Si tratta di reperti archeologici che testimoniano il passato dell’antica Caelia e delle civiltà che hanno abitato la nostra terra. Tombe, ossa, corredi funebri e oggetti che sono stati trasferiti a palazzo SIMI per le analisi e gli studi della Soprintendenza. Ora contiamo di proseguire con i lavori del giardino, modificando il progetto, che ospiterà un vero e proprio museo a cielo aperto” – lo annuncia sui social il Sindaco di Bari Antonio Decaro, che con un post su Facebook ha diffuso anche alcune immagini dei ritrovamenti riportati alla luce.
“A fronte di questi ritrovamenti – ha commentato l’assessore ai Lavori pubblici Giuseppe Galasso – sarà rivisto anche il progetto iniziale, che disegnerà comunque l’area verde ma probabilmente a corredo di un nuovo sito archeologico che non potrà che valorizzare l’intero territorio di Ceglie. La nostra è una città che reca impressi i segni di un passato lontano, in particolare in alcune aree urbane, quali Ceglie, l’antica Caeliae, e la città vecchia, dove non a caso i cantieri per le opere pubbliche spesso portano alla luce sepolture come è accaduto sin dall’avvio del cantiere per la realizzazione della fogna bianca in strada Annunziata. Proprio qui, ancora una volta, le maestranze si sono imbattute in nuovi ritrovamenti lungo il percorso dell’infrastruttura ma verosimilmente i lavori potranno riprendere, seppure a rilento in quanto, in questi casi, siamo tenuti a
rispettare le prescrizioni di legge per una corretta valutazione da parte dei tecnici della Soprintendenza. Siamo ottimisti perché, una volta superata la piazzetta a ridosso della Muraglia e imboccata strada Annunziata, non dovrebbero esserci nuove sorprese poiché la strada di recente è già stato oggetto di interventi. Nei giorni scorsi sono state
rimosse le ultime sepolture”. Le foto diffuse dal Sindaco di Bari:
“È stata intercettata un’area di necropoli con numerose sepolture a fossa nel banco calcareo e databili tra V e III sec. a.C. Il rinvenimento di questo nucleo di sepolture a Ceglie del Campo – spiega il soprintendente Luigi La Rocca – non era inaspettato e rafforza in generale la validità della pratica dell’archeologia preventiva e in questo caso l’idea della necessità di un controllo costante dei cantieri in un’area dallo straordinario potenziale archeologico. Naturalmente – conclude l’assessore – è assolutamente necessario proseguire le indagini in questo importante comparto della necropoli di Ceglie del Campo sia ai fini della ricerca sia soprattutto per garantire la sicurezza e la salvaguardia del contesto archeologico ancora sepolto”.
«Nel settore nord-est dell’antico abitato di Caeliae, lambito da Lama Fitta quasi a ridosso delle mura ellenistiche, nelle scorse settimane è stata intercettata un’area di necropoli con numerose sepolture a fossa nel banco calcareo e databili tra V e III secolo a.C» – sottolinea il sovrintendente Luigi La Rocca, in un comunicato diffuso anche su La Gazzetta del Mezzogiorno. La Rocca si dice per nulla sorpreso dai ritrovamenti.
«Il rinvenimento di questo nucleo di sepolture a Ceglie del Campo non era inaspettato. Purtroppo nel caso specifico dell’area di via Manzari le sepolture erano già prive di corredo, asportato in passato da scavatori clandestini – dice ancora -. Ma una di esse a carattere più monumentale, a semicamera, arricchisce in modo straordinario il già ampio dossier sulla comunità peucezia a Ceglie in età ellenistica». «Essa ha infatti restituito la sepoltura intatta della fine del IV sec. a.C. di un soggetto femminile in posizione semicontratta, deposta con un corredo di vasi e terrecotte figurate di eccezionale fattura che consentono di decodificare il contesto storico – racconta il sovrintendente -. Tra essi, oltre ad una serie di vasi propri del rituale funebre, di particolare pregio una lekythos con elementi decorati a rilievo con la raffigurazione di Neottolemo e Cassandra a Troia e le terrecotte di una sfinge e di Afrodite Anadiomene».
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