Lungomare di Bari, luogo di prostituzione. Ecco cosa hanno scoperto.

Il fenomeno della prostituzione nel territorio del capoluogo pugliese non riguarda soltanto il triste caso del parcheggio antistante allo stadio San Nicola ma persino il lungomare di Bari. Come ricordava anche Il Fatto Quotidiano lo scorso gennaio, erano undici gli immobili a disposizione dei clienti che ogni giorno si alternavano per prestazioni sessuali con donne, quasi tutte sudamericane e romene, che dovevano pagare un caro prezzo per poter “lavorare“. Gli uomini della polizia giudiziaria, diretti dalla Procura di Bari, hanno scoperto dove avvenivano gli incontri, e a quali condizioni, dopo indagini durate pochi mesi. A finire nei guai, i proprietari degli immobili, tutti baresi già noti alle forze dell’ordine per reati specifici. Stando a quanto accertato dalle indagini della polizia municipale di Bari, i canoni di locazione versati erano solo di facciata perché in realtà erano le prostitute a versare ai proprietari una parte dei guadagni quotidiani, tra i 100 e i 150 euro. Le perquisizioni eseguite hanno consentito di sequestrare somme di denaro in contanti e libretti di deposito con ingenti importi, nella disponibilità dei proprietari e dei “protettori”.

Agli arresti domiciliari sono finiti anche i gestori effettivi degli immobili e due protettori, un senegalese e un barese. Non è stata invece trovata una cittadina brasiliana, che avrebbe svolto il ruolo di intermediaria. Le accuse sono di locazione di immobili a scopo di esercizio della prostituzione, tolleranza abituale e sfruttamento della prostituzione. Le indagini sono scattate pochi mesi fa e si sono concretizzate tramite servizi di osservazione, intercettazioni e ascolto dei numerosissimi clienti, che quotidianamente fanno la fila davanti alle case a luci rosse del lungomare barese. Ascoltate anche alcune prostitute che hanno ammesso di avere subito pressioni e minacce per consegnare parte dei profitti ai protettori o ai proprietari degli immobili.

In quel tratto di lungomare, denominato “Di Cagno Abbrescia” e “A. Giovine”, quella della prostituzione è storia vecchia. Le lucciole sono quasi sempre per strada mentre le auto in fila bloccano spesso la viabilità di quel fazzoletto di lungomare dove la maggior parte delle case, dei locali e degli immobili, danno direttamente sulla strada e si prestano quindi ad essere utilizzati dalle prostitute. Gli immobili risultano quasi sempre concessi in locazione con regolari contratti, tutti registrati da parte dei proprietari, a singole ragazze provenienti da Romania, Ecuador, Brasile, Colombia e Repubblica Dominicana. L’ultima operazione eseguita contro la prostituzione su quel tratto di lungomare risale al 2015. Quindici case, usate dalle lucciole e molte di proprietà delle stesse, furono sequestrate dai carabinieri mentre i loro proprietari furono denunciati per favoreggiamento alla prostituzione.