In Puglia e Basilicata più scorie e radiazioni che in zone con centrali atomiche: è quanto emerso dal primo inventario indipendente del neonato Ispettorato nazionale. Stando alle informazioni raccolte, le due regioni del meridione – messe insieme – hanno centinaia di metri cubi di materiali radiotossici. Solo il 10% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse, quindi ad alta attività, si trova in Italia ed è pari a 16 tonnellate mentre il 90% del combustibile esaurito è stato inviato e riprocessato all’estero, in particolare in Gran Bretagna e in Francia.
In Puglia abbiamo fusti nucleari pari a 37 miliardi di Becquerel (la radioattività si misura infatti attraverso una determinata quantità di materia si misura in Becquerel). In realtà una buona notizia se si considera la bonifica coordinata dalla Commissario Vera Corbelli che, attraverso una sinergia con la Società Gestione Impianti Nucleari (la Sogin è una Spa a controllo pubblico) ha effettuato la rimozione dei fusti considerati più “attivi” dall’ex Cemerad di Statte, in provincia di Taranto. Come ricorda La Gazzetta del Mezzogiorno, considerate poi le batte di uranio/torio anche provenienti dagli USA, si parla di un valore stimabile pari a 1.562 migliaia di miliardi di Becquerel (migliaia di miliardi, non miliardi!). Effettuando una somma totale tra le due voci – secondo quanto riportato dall’Isin – in Basilicata è presente del materiale per un valore di 1.829 migliaia di miliardi di Becquerel. Distribuzione dei rifiuti per regione:
Il nuovo Inventario nazionale dei rifiuti radioattivi è disponibile online, sul sito web dell’Ispettorato nazionale per la sicurezza nucleare e la radioprotezione (Isin). Il documento – comunica l’Ispettorato in una nota – contiene informazioni relative a volumi, masse, stato fisico, attività specifica, contenuto radioattività e condizioni di stoccaggio dei rifiuti, compresi il combustibile esaurito e le sorgenti dismesse. L’edizione 2019 – la prima edita dall’Isin, operativo dall’agosto 2018 – rappresenta uno strumento a supporto delle attività istruttorie e di vigilanza dell’Ispettorato. Predisposto sulla base dei dati che annualmente i diversi operatori, ai quali compete la responsabilità primaria della detenzione e gestione in sicurezza dei rifiuti stessi, trasmettono all’Ispettorato, l’Inventario online è aggiornato al 31 dicembre 2017. Dove si trovano i rifiuti e le sorgenti:
Per quel che concerne il materiale ad alta attività, va premesso – comunica l’Isin – che più del 90% del combustibile irraggiato delle quattro centrali nucleari nazionali dismesse non si trova più in Italia. E’ stato inviato in Francia e in Gran Bretagna, dove è stato riprocessato. Una quota è diventata materiale riutilizzabile, la parte residua, considerata rifiuto radioattivo, è stata stoccata in contenitori che faranno rientro nel nostro Paese. Il restante combustibile esaurito, non inviato all’estero e che ammonta oggi a sole 16 tonnellate, si trova nei siti Avogadro, Itrec, Opec-1, Ccr Ispra (VA), Lena, Triga Rc1.
Il combustibile irraggiato è quel rifiuto che, rimosso dal nocciolo di un reattore, può essere considerato una risorsa riutilizzabile o può essere destinato allo smaltimento, se considerato radioattivo. L’attività radioattiva di queste sostanze, espresse in TBq (Terabequerel – 1012 Bequerel), vedono il Piemonte detenerne il valore maggiore(31.137 TBq), seguito da Lombardia (4.278), Basilicata (1.562) e Lazio (42). Non presente, invece, in Emilia Romagna, Campania e Puglia. Nel Deposito Avogadro, nel vercellese, è presente la maggior parte del combustibile irraggiato (31.137 TBq); seguono il Centro comune di ricerche di Ispra-Varese (4.271.6 TBq), Itrec (1.562), Opec-1 (34,37), Triga Rc1 (8,04) e Lena (6). La distribuzione del combustibile irragiato (in TBq):
Su un totale di 30.497,3 m3, è il Lazio la regione con la maggiore quantità di rifiuti, con 9.241 m3, pari al 30,30% del totale; a seguire, la Lombardia, con 5.875 m3 (19,26%), il Piemonte, con 5.101 m3 di rifiuti radioattivi (16,73%), l’Emilia Romagna (3.211 m3 e una percentuale del 10,53%), la Basilicata (3.150 m3, pari al 10,33%) e la Campania (2.913 m3, pari al 9,55%). Fanalino di coda la Puglia, con 1.007 m3 di rifiuti radioattivi stoccati sul proprio territorio (pari al 3,3%). La mappa italiana:
Un altro elemento riguarda le sorgenti sigillate dismesse che, benché non più utilizzate, rappresentano ancora un potenziale radiologico, anche se con intensità molto minori rispetto a quelle del combustibile irraggiato. Infatti tali attività vengono misurate i gigabequerel (GBq – 109 Bequerel) cioè un millesimo dei terabequerel con cui si misura il combustibile irraggiato. Con 891.867 GBq di attività, le sorgenti dismesse presenti nel Lazio sono caratterizzate dalla più consistente attività; seguono la Lombardia (3.496 GBq), il Piemonte (2.291) e l’Emilia Romagna (95). Le sorgenti dismesse non sono invece stoccate in Campania, Basilicata e Puglia. Infine sono inseriti nell’inventario anche i “materiali e rifiuti radioattivi derivanti da attività di bonifica”. Si tratta nella maggior parte dei casi di polveri e scorie di fusione a bassa attività radiologica che sono custodite in 15 siti, 13 in Lombardia e 2 nel Veneto.
L’Inventario presenta alcune variazioni rispetto all’edizione aggiornata al dicembre 2016, edita dall’Istituto superiore per la ricerca ambientale: in alcuni impianti (ad esempio, impianti Sogin, installazioni LivaNova e del Centro comune di ricerca di Ispra-Varese), infatti, sono state effettuate caratterizzazioni radiologiche aggiornate dei rifiuti radioattivi presenti. In particolare, la Centrale di Latina ha aggiornato il contenuto di attività dei rifiuti radioattivi introducendo il contributo di alcuni radionuclidi non direttamente misurabili.
Alcune variazioni sono state determinate dalle rivalutazioni, da parte di alcuni esercenti, della classificazione dei rifiuti radioattivi (come per il Deposito Avogadro); in alcuni casi è stato ricalcolato l’effetto del decadimento dell’attività. Sono state, inoltre, effettuate operazioni di trattamento dei rifiuti esistenti tramite supercompattazione e conseguente sostanziale riduzione dei volumi (Caorso, Trino, Latina, Garigliano, Eurex, Itrec) e prodotti, nel corso del 2017, nuovi rifiuti, in particolare a seguito di attività di bonifica (ad esempio Garigliano e Itrec) e/o di smantellamento (Impianto Plutonio, Ccr Ispra, Garigliano).
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