Puglia: il caso del 66enne morto a causa dei ragazzini bulli una vergogna nazionale. Uno dei minorenni: “volevamo solo giocare”. Genitori assenti – video

Il 66enne Antonio Cosimo Spano è deceduto dopo 18 giorni di agonia. Si attendono gli esiti dell’autopsia e dell’esame dei cellulari sequestrati. Stando alle informazioni riportate da numerose testate giornalistiche, l’uomo sarebbe stato affetto da problemi psichici. Tuttavia, come documentato nel servizio televisivo del Tgr Puglia che riportiamo qui sotto, il pensionato deceduto nel tarantino era comunque apparentemente autosufficiente e si sarebbe segregato in casa a causa delle ripetute azioni di violenza ad opera di un gruppo di ragazzini. Nelle ultime ore, dichiarazioni agghiaccianti riportate da Adnkronos:

“Io non l’ho mai toccato, ero nella chat, anzi nelle chat. Ma era solo per ridere che facevamo girare quei video, mica lo volevamo morto “. Il ragazzino senza barba non somiglia ai soliti bulli, parla in dialetto stretto a tratti incomprensibile, mentre racconta delle chat su WhatsApp che raccoglievano i video e i messaggi sul “pacciu”, il “matto” del paese. Era il loro divertimento Antonio Stano, e ora che è morto i ragazzini allargano le braccia e si dicono increduli. Pure lui, che 17 anni ancora non li ha compiuti e dopo scuola gioca a calcio. Il “leader” del branco è poco più grande di lui, ma non ancora maggiorenne, nei filmati che il ragazzino mostra, ma non vuole inviare, ruba il televisore in casa della vittima. Ma lui no: lui è uno di quelli che davanti ai poliziotti e agli inquirenti giura: “Ho sbagliato, non mi rendevo conto del male che stavamo facendo, non ho avuto la forza di fermarli perché, in fondo, lo facevano tutti“. “Papà e mamma lo sapevano dove andavi quando uscivi con gli altri del gruppo?”, “No, uscivamo ma io non facevo niente. Passavo il tempo” risponde prima di rientrare in casa, in una stradina dove pure la chiesa è deserta, chiusa, accecata da un sole che qui già scalda come in piena estate. C’è bisogno di una alleanza tra le agenzie educative per accompagnare questi ragazzi. E’ una patologia che li prende, sono malati di noia” dice all’Adnkronos, don Dario De Stefano, parroco della chiesa don Bosco di Manduria. “I genitori in molti casi sono assenti, e allora tu fai di tutto – continua il parroco riferendosi alle tante attività per i giovani organizzati dalla chiesa e dall’oratorio – cerchi di organizzare tanto, ma finisci spesso col sentirti impotente. C’è bisogno di dialogo, di una presenza che li faccia sentire accompagnati, custoditi. Ciò che hanno dentro è in alcuni casi, non sempre, vuoto, confusione. Parlandoci li scopro più sensibili e profondi di quanto si possa pensare, ma senza appigli si perdono“. Il video del Tgr Puglia:

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