Le 6 aree protette più belle della provincia barese: boschi, doline, grotte, sentieri, lame, gravine e laghi

Forse non tutti sanno che l’area del barese è composta anche da grandi riserve naturali piene di biodiversità animale e vegetale: dalla flora alla fauna locale, i turisti possono sbizzarrirsi per riscoprire questo importante patrimonio:

Parliamo nello specifico di ben 6 aree protette che presentano spesso non solo arie boschive ma anche doline carsiche (le voragini naturali dove all’interno sono presenti piante ed animali), grotte, sentieri, lame, gravine e laghi. Scopriamole insieme:

Il Parco Nazionale dell’Alta Murgia:

Il Parco nazionale dell’Alta Murgia, abbreviato in PnAM, istituito nel 2004, è una area protetta situata in Puglia, nelle province di Bari e di Barletta-Andria-Trani.La sede amministrativa del Parco è a Gravina in Puglia, in Via Firenze n. 10. Tra le principali attrazioni del parco va annoverato Castel del Monte, uno dei più famosi castelli dell’intero meridione italiano e patrimonio dell’umanità. Il parco presenta attrazioni di diversi tipi:

Le Miniere di Bauxite in località Murgetta in territorio di Spinazzola Città di Papa Innocenzo XII e sede del primo Ospedale Templare di Puglia;
Il castello svevo di Gravina in Puglia;
Il museo erbario di Ruvo di Puglia
Il parco comunale Robinson con l’annessa pineta di Gravina in Puglia;
La pineta Galietti di Santeramo in Colle;
Il bosco mesola di Cassano delle Murge;
La pineta comunale Lagopetto di Grumo Appula;
la Foresta Mercadante nel territorio di Cassano delle Murge e di Altamura,
il Pulo di Altamura, rappresentante la più grande dolina carsica del territorio, a circa 6 chilometri a nord della città di Altamura;
la grotta lamalunga, una cavità che ospita l’uomo di Altamura;
la valle dei dinosauri, dove nel 1999 sono state ritrovate orme di dinosauri, ad Altamura;
il Pulicchio di Gravina, una dolina carsica molto estesa, a 10 km dall’abitato di Gravina in Puglia;
la Grave di Faraualla, un profondo inghiottitoio di origine carsica nel territorio di Gravina in Puglia;
il parco Archeologico di Botromagno e Padre Eterno di Gravina in Puglia;
la Necropoli di San Magno a Corato;
la Grotta di Santa Maria degli Angeli a Cassano delle Murge;
Particolari sono gli jazzi, costruzioni rupestri utilizzate durante i periodi di transumanza, frequenti soprattutto nel territorio di Andria, Gravina, Ruvo, Minervino e Spinazzola.

Il Parco regionale di Lama Balice:

Il parco naturale regionale Lama Balice è un’area naturale protetta di 504 ettari sita nella città metropolitana di Bari. L’area è stata identificata come parco naturale attrezzato il 24 marzo 1980. Successivamente ricompresa nell’elenco delle aree protette regionali nel 1997, è diventato parco naturale regionale con la legge regionale del 5 giugno 2007. L’area si estende nei comuni di Bari e Bitonto. La sede del parco è a Bitonto, presso l’istituto Maria Cristina di Savoia. La lama si origina:

tra Ruvo di Puglia e Corato e dopo aver attraversato il territorio del comune di Bitonto termina a nord della città di Bari, presso il quartiere Fesca. Il torrente che vi scorre era un tempo chiamato Tiflis: normalmente in secca, in occasione di precipitazioni più abbondanti si gonfia per l’apporto di acqua piovana. Il toponimo Balice è invece riconducibile al latino medievale “baligium” cioè valle, come la lama è indicata già in un documento del Libro Rosso di Bitonto[senza fonte] in cui si legge baligium qua igitur Barium ovvero “valle attraverso la quale si giunge a Bari”. La lama, area di sosta per l’avifauna, presenta tratti coltivati e altri che mantengono l’originaria macchia mediterranea(querce coccifereleccifragni, arbusti). La lama riveste importanza anche a livello storico. Vi sono delle grotte, le “grotte di Chianchiarello”, che rappresentano delle testimonianze sulla vita paleolitica della città.

I Laghi di Conversano:

E’ possibile individuarli lungo la campagna del comune sito nel territorio del barese: nei laghetti le piogge invernali per nove mesi l’anno, brulicanti di vita, oasi e ricovero per anfibi e uccelli:

In questi laghetti è possibile individuare piante acquatiche come le idrofitiche sommerse a Chara spp. e Nitella spp.  (alghe verdi), colonie di piante semisommerse come Eleocharis palustris (L.) e Paspalum paspaloides (M.) di origine americana, la cui diffusione nel nostro paese è motivo di discussione (D’Amico S., Signorile G., 2003), le praterie di Carex divisa e di piante inserite nelle liste rosse regionali per la loro vulnerabilità, come l’Eryngium barellieri e l’Allium atroviolaceum, o in quanto a grave rischio di estinzione come il Damasonium alisma, e il Teucriumcampanulatum. Nelle zone non coltivate, nelle macchie di Castiglione, di Giacomardo e della Gravina di Monsignore è possibile individuare anche piante arboree autoctone come il fragno, la roverella, il leccio, l’olivastro, il lentisco, il biancospino e specie spontanee eduli come l’asparago, il lampascione, la borragine e le cicorie. L’area naturale del laghetti di Conversano sono anche casa di molti anfibi:

il tritone italico specie endemica centromeridionale e del rospo smeraldino (Bufo Lineatus). Il rospo smeraldino ed il tritone italiano (Lissotriton italicus), assieme alla Polissena (Zerynthia polyxena), una coloratissima farfalla che si può avvistare nei pressi dei laghi, sono specie menzionate nell’allegato IV della direttiva Habitat, sottoposti ad una protezione rigorosa a livello europeo. Tra i rettili è possibile osservare la biscia dal collare (Natrix natrix), il biacco (Hierophis viridiflavus), il colubro leopardino (Zamenis situla), definito il più bel serpente europeo, il geco comune (Tarentola mauritanica), il cervone (Elaphe quatuorlineata), il ramarro (Lacer tabilineata) e il geco di Kotschy (Cyrtopodion kotschyi). Oltre 150 specie di uccelli popolano la riserva dei laghetti di Conversano:

Citiamo, ad esempio, il Gheppio (Falco tinnunculus), lo Sparviere (Accipiter nisus), la Poiana (Buteo buteo), il Grillaio (Falco naumanni), la Ghiandaia (Garrulus glandarius), la Capinera (Sylvia articapilla) e il Pettirosso (Erithacus rubecola). Tra i rapaci notturni: il Gufo comune (Asio otus), la Civetta (Athene noctua) e il Barbagianni (Tyto alba). Specie migranti legate agli stagni come l’Airone cenerino (Ardea cinerea), il Piro piro boschereccio (Tringa glareola), la Sgarza ciuffetto (Ardeola ralloides), la Gallinella d’acqua (Gallinula chloropus), la Garzetta (Egretta garzetta) ed il Cavaliere d’Italia (Himantopus himantopus).

Il Pulo di Altamura:

Il Pulo di Altamura (in dialetto di Altamura u pùle, IPA: [u ‘pulə]) è la più grande dolina carsica dell’Alta Murgia. Si apre, a circa 477 m s.l.m., nell’altopiano murgiano a circa 6 chilometri a nord della città di Altamura. Condivide il termine “pulo” con tre altre grandi doline murgiane, ossia il Pulicchio di Gravina, il Pulo di Molfetta e il Pulicchio di Toritto. Il perimetro, misurato sull’orlo della dolina, ha uno sviluppo lineare di circa 1800 m. Il diametro più lungo è di poco superiore ai 500 metri, mentre gli altri diametri non sono mai inferiori di 450 metri. Il dislivello oscilla tra i 70 e i 75 metri.

Circa l’origine e l’evoluzione di questa dolina si sono avanzate diverse ipotesi, alcune più plausibili di altre, anche se in ogni caso fondate sulla natura carsica del terreno in cui essa si apre. L’origine della dolina è stata oggetto anche di speculazioni errate, che ne attribuivano l’origine all’opera di qualche meteorite, oppure di un generico sprofondamento (subsidenza). Le suddette teorie risultano assai improbabili.  Le pareti del versante nord, che sono quelle a pendenza praticamente verticale, presentano numerosi anfratti e grotte naturali abitati in epoca preistorica da Homo Sapiens, inoltre in un luogo non lontano, in linea d’aria, dal Pulo, in contrada Lamalunga nell’omonima grotta è stato rinvenuto l’Uomo di Altamura (Homo Neanderthalensis) di circa 150.000 anni, che forse con il suo clan potrebbe aver frequentato l’area del Pulo e delle sue grotte.  Grazie alla particolare esposizione delle sue pareti e al particolarissimo microclima che viene a crearsi lungo di esse e negli anfratti di questa dolina, essa si è rivelata un habitat adatto a molte specie sia animali sia vegetali che è, altrimenti, raro ritrovare abitualmente sull’altopiano delle Murge. Il corvo imperiale è uno degli uccelli piuttosto rari che prediligono nidificare sulle pareti scoscese e impervie del Pulo di Altamura. Nelle cartine dell’Istituto Geografico Militare della fine dell’Ottocento, il nome della località era riportato impropriamente come “Polo”, poiché le cartine geografiche disponibili subito dopo l’Unità d’Italia furono redatte da forestieri (probabilmente del Nord Italia) i quali ignoravano i dialetti locali In modo analogo, molti altri toponimi pugliesi furono riportati impropriamente. Le trascrizioni furono poi corrette nelle edizioni successive.

Bosco Difesa Grande di Gravina:

Il Bosco di Difesa Grande si trova nel territorio comunale di Gravina in Puglia e rappresenta un SIC (Sito di Importanza Comunitaria) riconosciuto con il codice IT 9120008, 5268. Si tratta di uno dei siti naturalistici più importanti della regione e rappresenta, per la provincia di Bari, l’area boscata di maggiore estensione e di maggior rilievo ecologico. Nel bosco è possibile trovare:

querceti spontanei, e tra gli animali il ramarro (Lacerta viridis), più grande sauro europeo, il colubro liscio(Coronella austriaca), o la Tartaruga di hermann (Testudo hermanni), ma anche mammiferi come la volpe, la lepre, il cinghiale, la donnola, il tasso, la puzzola, l’istrice, la faina, ed il sempre più raro gatto selvatico. Tra le specie di uccelli che frequentano abitualmente il Bosco di Difesa Grande di Gravina, è possibile trovare:

il cuculo, il barbagianni, il nibbio reale e il nibbio bruno, la poiana, l’assiolo, l’upupa, il gufo comune, l’allocco, il merlo, la capinera, lo sparviere, la ghiandaia la calandra, l’averla capirossa.

Area Naturalistica di “Capotenda” (sita in Gravina in Puglia):

Sita a circa 800 metri di percorso dalle pendici del colle di Botromagno, a monte del Ponte Acquedotto Madonna della Stella, l’area naturale si trova a ridosso del torrente Gravina, ed una più stretta e ripida, con rocce spettacolari che stringono vasche d’acqua di contenimento, dove fino a pochi decenni fa i gravinesi erano soliti fare i bagni nella stagione estiva. Una realtà da esplorare e da fotografare! Info su: http://iatgravina.it.

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