Xylella: “un insetto è capace di uccidere il vettore”. Che fine ha fatto lo studio Made in Puglia?

Non è capace di uccidere direttamente il batterio della xylella, ma piu’ precisamente l’insetto vettore che lo trasporta. Tuttavia la sua presenza potrebbe rivelarsi altrettanto pericolosa. Parliamo di un altro insetto che sta facendo molto discutere sul web:

Il suo nome scientifico è Zelus renardii. Si tratta di una specie di insetto della famiglia ReduviidaeLe ninfe del primo stadio sono state osservate raccogliendo una sostanza appiccicosa dalle loro uova e sfregando sulle loro gambe, caratteristica che migliorerebbe il successo predatorio negli adulti. Si tratta infatti di un predatore di insetti generalista con una vasta gamma di prede. Considerato quanto detto:

L’introduzione di questo animaletto nelle campagne pugliesi potrebbe così rivelarsi efficace in un modo non tanto dissimile da quanto fatto in precedenza per bloccare l’avanzata del cosiddetto killer dei castagni, il Drycosmus kuriphilus, la quale presenza in natura fu contrastata attraverso l’antagonista Torymus sinensis. C’è un unico grande problema che bloccherebbe l’intera ipotesi di introduzione:

Lo Zelus renardii è un insetto alloctono: ovvero una specie aliena (aliena intesa come al di fuori del nostro sistema europeo, non inteso come marziana) e potenzialmente invasiva. L’animale è infatti distribuito da nord (nord del Messico, e ovest e sud-ovest degli Stati Uniti) e America centrale , con alcune citazioni in Sud America. È presente anche negli arcipelaghi oceanici, come le Hawaii , le Filippine , le Samoa e le Isole Johnston. In questi paesi, lo Zelus renardii è considerato una specie invasiva che può costituire una minaccia per la conservazione della fauna autoctona a causa del suo potere generale, elevata riproducibilità e la dispersione e il loro adattamento ai climi tropicali e temperate. Nel 2010 è stato trovato per la prima volta in Europa – nello specifico in Grecia – e nel 2012 è stato trovato nel sud-ovest della penisola iberica, nella provincia di MurciaAttualmente sarebbe giunto in parte dell’europa meridionale:

l’animale si trova in gran parte della Grecia continentale e in alcune isole come Creta. Segnalazioni giungono anche dalla Spagna: nella penisola iberica ci sono dati dal sito web www.biodiversidadvirtual.org che verificano che nel 2015 è già nella provincia di Alicante, in particolare a Benidorm, e nella città di Valencia. Introdurre questo animale in Puglia per contrastare la xylella significherebbe – di fatto – effettuare un’iniziativa illegale e potenzialmente distruttiva per le specie autoctone, sia animali che vegetali. E’ cosa nota che tentativi di contenimento artificiali siano sfociati in passato come grandi errori dell’umanità con enormi conseguenze pericolose e, a volte, anche incontrollabili. Certamente, uno studio alternativo per valutare il contrasto della xylella attraverso l’introduzione di specie animali e/o vegetali capaci di garantire la salute dell’intero ecosistema al posto del tragico ma “necessario” taglio degli ulivi potrebbe in futuro rivelarsi una strada praticabile. A tal proposito, importanti risultati giungono proprio dalla Puglia:

Già alcuni anni fa, uno studio approfondito è stato effettuato dal Dipartimento Regionale all’Agricoltura attraverso il professor Gianluca Nardone. Il progetto coinvolse il Disspa dell’Università di Bari e il Safe dell’Università di Foggia, impegnate ormai da tempo nello studio dei vettori della Xylella. Il progetto ipotizza la costruzione di un “Dss” (Decision Support System), per contrastare il Philaenus spumarius (comunemente noto come “Sputacchina”) ovvero l’insetto vettore del batterio della Xylella Fastidiosa, che sta minacciando i nostri ulivi. Ma servono ulteriori studi: guai a fare passi falsi mettendo a rischio l’intero territorio. Tuttavia, così come già dichiarato qualche anno fa:

«Si tratta di un predatore incontrato casualmente a Bari – spiegava Francesco Porcelli, entomologo del Disspa, che coordina il progetto sul campionamento dei vettori – originario del Nord America, segnalato per la prima volta in Grecia e poi arrivato autonomamente fino in Spagna. Io l’ho osservato studiando lo psillide “Macrohomotoma gladiata”, introdotta in Europa qualche anno fa e originaria dall’Estremo Oriente. Ebbene ho osservato lo Zelus predare gli psillidi sui rami dei Ficus ornamentali – aggiunge l’entomologo – Abbiamo provato ad offrirgli Philaenus adulti constatando, in pochi secondi, l’aggressione letale dello Zelus. Ulteriori numerosi esperimenti e osservazioni sistematiche, ancora in corso, dimostrano l’appetito feroce di questo predatore e la sua attitudine a uccidere grandi numeri della preda, anche senza nemmeno nutrirsene. Per l’allevamento massale abbiamo ottenuto discrete performance utilizzando diete a base di fegato frullato e gelificato. Ora – concludeva – siamo impegnati a capire se lo Zelus può essere allevato in massa, e soprattutto, su dieta completamente sintetica, facilmente conservabile e dispensabile. In prospettiva, se riuscissimo a mettere a punto una buona tecnica di allevamento massale, c’è una biofabbrica». A distanza di anni ci chiediamo: a che punto è questo studio?

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