Mentre si cerca ancora il lavoratore disperso che nella giornata di ieri è scomparso nel mare di Taranto, la città dei due mari subisce ancora:
una presunta morte che va ad aggiungersi già ad altre morti precedenti causati da incidenti sul lavoro che hanno sempre coinvolto l’acciaieria, che rischia anche la chiusura. Al momento a chiudere è soltanto l’altoforno 2, provvedimento disposto dalla locale Procura per le indagini sull’ultimo incidente. Lo stabilimento di Taranto continua a non essere sicuro: a gennaio 2019 la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza favorevole al ricorso presentato da 182 cittadini di Taranto contro lo Stato italiano sui danni ambientali e sanitari prodotti dall’azienda negli ultimi decenni. Ma non basta:
c’è chi ancora oggi lamenta le conseguenze sulla salute dei cittadini: molteplici risultano i bambini ammalatisi per cancro, alcuni di essi deceduti. La città continua a piangere mentre l’acciaieria continua ad esserci. Possibile che questa bellissima città non possa basare la sua economia sul turismo, sui prodotti tipici alimentari, sulle proprie caratteristiche paesaggistiche, archeologiche, culturali? Possibile che lo Stato italiano non sia capace di promuovere una chiusura programmata creando al contempo una struttura alternativa capace di dar lavoro agli ex operai nel campo del turismo, della pesca e dell’agricoltura locale? Mentre continuiamo a chiedercelo, a Taranto si continua a morire.