Ancora un’aggressione in carcere a danno di un agente penitenziario. Manifestazione dell’O.S.A.P.P. martedì 13 agosto davanti all’Istituto di Bari

Venerdì  scorso, 9 agosto, nel carcere di Lecce, un assistente capo deputato al servizio nella sezione Reis, è stato aggredito e preso a pugni da un carcerato. L’agente è stato ferito ad un orecchio e all’occhio sinistro. Il detenuto, un 40enne di Brindisi, era appena uscito dalla doccia e senza apparente motivo, ha  aggredito il poliziotto prendendolo a pugni. Immediatamente allertati i soccorsi, l’agente è stato trasportato all’ospedale “Vito Fazzi”, di Lecce dove ha avuto una  prognosi di 10 giorni.

Non è la prima volta che si presentano situazioni del genere nelle carceri e il più delle volte ad avere la peggio sono proprio i poliziotti. La situazione nelle carceri è drammatica ed è per questo motivo che martedì 13 agosto l’O.S.A.P.P. sarà davanti all’Istituto di Bari, Capoluogo di regione per far sentire la voce degli uomini e donne della Polizia Penitenziaria di Lecce, Taranto, Foggia , Brindisi, Trani, San Severo, Lucera, Turi, Altamura e non solo, per manifestare il grave disagio patito dai poliziotti in servizio nelle carceri del nostro Paese in particolare in Puglia – come riporta il comunicato  dell’O.S.A.P.P., che prosegue:

un disagio che si protrae ormai da molti anni, frutto di una totale assenza delle Istituzioni politiche, di una incapacità gestionale di chi in questi ultimi anni si è avvicendato al vertice del D.A.P. e di un programma di “politica penitenziaria” inesistente. Un sistema carcerario ormai al collasso e in perenne agonia per la insufficienza delle strutture atte a contenere il gran numero delle persone recluse, che continua a crescere giorno per giorno; sul punto va sottolineato, tra l’altro, che la classe politica del Paese ha definitivamente abbandonato i programmi susseguenti per riformare l’attuale sistema carcerario italiano, La maggioranza degli istituti penitenziari Pugliesi ha urgentemente bisogno di interventi strutturali.

Siamo pienamente d’accordo con la maggioranza del popolo italiano che giustamente invoca la “certezza della  pena”, ma per fare questo occorre che il paese Italia si doti di strutture più adeguate e con standard di civiltà più elevate rispetto a quelli attuali; che si applicano nuove metodologie che permettano controlli più efficaci della popolazione detenuta, evitando all’interno degli istituti penitenziari la commistione fra clan diversi; di prevedere percorsi che facilitano il reinserimento dei detenuti nella vita sociale una volta usciti dal carcere; programmare corsi di formazione professionali e attività lavorative intra ed extramurarie ecc; tutto se ancora riteniamo valido il dettato dell’articolo 27 della nostra Costituzione, il quale afferma, tra le altre cose, che: “Le pene non possono consistere in trattamenti contrari al senso di umanità e devono tendere alla rieducazione del condannato”.

Nelle diverse campagne elettorali che si sono succedute negli anni, tutti gli schieramenti politici, di destra, di centro e di sinistra si sono detti e si dicono favorevoli alla “certezza della pena” per garantire la sicurezza pubblica, ma nessuno finora si è pregiato di far conoscere il proprio programma per raggiungere tale obiettivo. Quindi, noi poliziotti penitenziari continuiamo a domandarci come si possa garantire la certezza della pena e la sicurezza negli istituti se non si hanno a disposizioni strutture adeguate, un numero sufficiente di operatori penitenziari, che riteniamo utile ricordare non sono solo i poliziotti penitenziari, ma anche altre importanti figure previste dall’ordinamento penitenziario, come gli educatori, i psicologi, gli assistenti sociali, i medici, gli infermieri ecc. ecc.

Pertanto, i poliziotti penitenziari, chiedono alla classe politica del Paese, all’Amministrazione penitenziaria, alle Istituzioni presenti sul territorio, la massima attenzione sulle problematiche che interessano il mondo carcerario, attraverso un impegno certo, serio, fattivo e continuativo, affinché sia rivisto e cambiato profondamente l’attuale sistema, perché, lo sottolineiamo ancora una volta, quello attuale è un sistema che mortifica la dignità delle persone e non garantisce la sicurezza dei poliziotti penitenziari che prestano la propria opera all’interno degli istituti – conclude il comunicato.