Un mare meraviglioso, anzi due mari, Adriatico e Jonio che circondano la penisola salentina e che nascondono tesori inestimabili che rivelano lo stato di salute delle nostre acque che meritano la massima protezione e tutela da ogni forma di aggressione umana:
Questa volta, infatti, nella giornata di ieri, 1 febbraio, alle 16,00 circa, ha fatto capolino sulla superficie piatta di un mare quasi olio a causa delle ottime condizioni atmosferiche, un ormai abituale abitante delle nostre acque territoriali: un enorme esemplare di squalo elefante (da non confondere con lo squalo balena, più tipico delle aree tropicali) che si muoveva placido, quasi a pascolare e cibarsi di plancton a solo un miglio dalla costa di Torre Uluzzo, marina di Nardò:
Una scena che è durata oltre mezz’ora e che è stata videoripresa dall’equipaggio di unì’imbarcazione che, nell’inoltrarcelo, ha voluto deliziare gli utenti del web immortalando uno spettacolo che la dice lunga, per l’appunto, sulla qualità delle nostre acque, rileva Giovanni D’Agata, presidente dello “Sportello dei Diritti”. Un esemplare tanto impressionante nella sua mole, ma altrettanto innocuo e placido come il nostro mare ancora generoso e quindi ancor più da proteggere. Anche se definito “squalo balena” (Rhincodon typus), con molta probabilità, con molta probabilità, quello immortalato nelle acque del Salento era uno squalo elefante (Cetorhinus maximus, più comune nei nostri mari). Entrambe le specie sono accomunate dall’essere di grandi dimensioni, solitamente innocue per l’uomo e per nutrirsi principalmente di plancton (un po’ come fanno le balene). Lo squalo elefante (Cetorhinus maximus), infatti, si nutre principalmente di plancton ed occasionalmente di piccoli pesci e risulta sostanzialmente inoffensivo per gli esseri umani. La clip è visionabile al link di YouTube:
Lo squalo elefante preferisce le aree in cui si concentra lo zooplancton. Si tratta di zone in cui diverse masse d’acqua si incontrano o di promontori e zone soggette a forti maree attorno alle isole e nelle baie. Uno studio del 2008 ha dimostrato che questa specie può vivere anche in habitat ad una profondità di oltre 1000 m. Malgrado la sua apparente noncuranza, alcuni scienziati dell’università inglese di Plymouth hanno dimostrato, grazie a dei tag di geolocalizzazione, che questo squalo non si sposta casualmente quando si alimenta, ma che individuerebbe le zone ricche di zooplancton, selezionerebbe le specie preferite e memorizzerebbe le migrazioni del plancton durante le stagioni, in modo da poterlo localizzare in ogni periodo dell’anno. Questo dimostra che il nostro mare è ricco di biodiversità marina. Importante risulta dunque evitare di gettare rifiuti in mare aperto, plastica compresa (che purtroppo può anche uccidere questi splendidi animali).
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