Rivolta in carcere: la Polizia Penitenziaria di Borgo San Nicola Lecce è vicina ai colleghi del carcere di Santa Maria Capua Vetere

In seguito alla rivolta da parte di una cinquantina di detenuti nel carcere di Santa Maria Capua Vetere, in provincia di Caserta, nella mattinata di ieri  13 giugno, la Polizia Penitenziaria di borgo San Nicola di Lecce, in segno di vicinanza ai colleghi di Santa Maria Capua Vetere,  si è astenuta oggi spontaneamente dalla mensa di servizio spettante  distribuita per chi è in servizio. Ecco il comunicato inviato dalla Segreteria Regionale USPP Puglia e Basilicata:

“Tutto questo in segno di solidarietà verso i colleghi effettivi presso la Casa Circondariale di Santa Maria Capua Vetere e per dimostrare loro la propria vicinanza e il proprio disprezzo e disappunto per quanto accaduto l’11 giugno 2020, la scorsa notte e ancora quanto accade in queste ore presso la sede Casertana. “E’ il minimo che si possa fare” replicano i colleghi ammassati all’esterno della mensa di servizio della Casa Circondariale di Lecce, ognuno esprime ciò che sente e noi non possiamo che farcene portavoce dice il personale: “Visto che non ci è dato modo di manifestate in pubblico il nostro malcontento, il messaggio che vogliamo trasmettere alle autorità, è che siamo stanchi di essere considerati noi carnefici, aguzzini, torturatori e perfino corrotti e peggio dei delinquenti.

Oramai siamo un corpo di Polizia dello Stato alla deriva, messo alla gogna proprio da chi ci dovrebbe tutelare, dopo tutti i sacrifici, gli interventi di repressione dei disordini, i turni massacranti del periodo covid-19, le minacce e le aggressioni ricevute da parte dei detenuti e tutto quanto quotidianamente siamo portati a compiere. Vogliamo capire cosa hanno intenzione di farci diventare i vertici dell’amministrazione penitenziaria, probabilmente intendono convertirci e fare di noi addetti all’area educativa, conducendoci magari un giorno a svestire la nostra divisa ed indossare un camice bianco per evitare di incutere timore all’utenza. Devono capire che non siamo noi ‘Caino’!

“I nostri agenti hanno prestato giuramento davanti alla bandiera italiana, molti di noi più di trenta anni fa, quando l’attuale ministro della giustizia probabilmente ancora giocava spensierato a mosca cieca nel cortile di casa sua e in questi ultimi anni,  hanno assistito ad una serie di cambiamenti che hanno portato la polizia penitenziaria (ex glorioso corpo degli agenti di custodia) al declino più totale. C’è la necessità di invertire il senso di marcia o presto nelle carceri dovranno impiegare l’esercito italiano”. C’è tanta rabbia nelle parole dei colleghi, sfoghi personali che nessuno ascolta nè può ascoltare, il Poliziotto Penitenziario rispetta il proprio lavoro, la propria divisa, rispetta la legge, la fa innanzitutto rispettare, senza commettere abusi. “Non siamo aguzzini”-continuano ancora gli agenti – ” anzi, proprio gli utenti in più occasioni, ci riconoscono la nostra innata umanità. Per l’orgoglio di umili servitori dello STATO, che non spiffera ai quattro venti la sua rabbia per quanto costretto a sopportare. Speriamo, solo che con il nostro contributo le voci e i pensieri di queste persone, donne e uomini, possano arrivare dove qualcuno, chiunque, le possa SENTIRE e ribadiamo “sentire” e non “ascoltare” perché c’è bisogno che arrivino ai cuori e non solo alle orecchie. Ci auguriamo che anche altre strutture del distretto avviino lo stesso percorso da veri eroi in silenzio figli ormai di nessuno”.

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