Puglia: sequestrate 9 tonnellate di prodotti ittici dalla Guardia Costiera. Il commento di Coldiretti

In seguito alle attività di controllo della Guardia Costiera pugliese, sono state sequestrate ben 9 tonnellate di prodotti ittici tra cui quasi 2000 ricci di mare, la cui pesca in questo periodo è assolutamente vietata. I controlli hanno riguardato in particolare esercizi commerciali, sia al dettaglio che all’ingrosso per verificare il rispetto delle norme sulla tracciabilità dei prodotti per la tutela dei consumatori. A questo proposito Coldiretti Puglia ha dichiarato:

“Bene l’operazione della Guardia Costiera di Puglia che ha portato al sequestro di 9 tonnellate di prodotti ittici, quando “quasi 8 pesci su 10 sono stranieri spesso senza che i consumatori lo sappiano, soprattutto a causa della mancanza dell’obbligo dell’indicazione di origine che consente di spacciare per nostrani prodotti provenienti dall’estero che hanno meno garanzie rispetto a quello Made in Italy”, denuncia Savino Muraglia, presidente di Coldiretti Puglia.Dopo il lungo periodo di lockdown causato dall’emergenza Coronavirus e il danno economico patito dalle imprese della pesca, va un plauso alla stretta sui controlli per sventare attività che possano nuocere ulteriormente al settore in Puglia”, aggiunge il presidente Muraglia. Una rinascita che passa per il mercato e sulla quale Coldiretti sta cercando di impegnarsi a fondo, facendo partire iniziative nei Mercati di Campagna Amica che hanno come obiettivo la vendita diretta, la semplificazione e la tracciabilità.

La mancanza di tracciabilità lascia spazio agli inganni dal pangasio del Mekong venduto come cernia al filetto di brosme spacciato per baccalà, fino all’halibut o la lenguata senegalese commercializzati come sogliola, il polpo del Vietnam spacciato per nostrano, lo squalo smeriglio venduto come pesce spada, il pesce ghiaccio al posto del bianchetto, il pagro invece del dentice rosa o le vongole turche e i gamberetti targati Cina, Argentina o Vietnam, dove peraltro è permesso un trattamento con antibiotici che in Europa sono vietatissimi in quanto pericolosi per la salute”, conclude Muraglia.

Una crisi quella del settore ittico, che si trascina da 30 anni – denuncia Coldiretti Puglia – in un mercato, quello del consumo del pesce, che aumenta, ma sempre più in mano alle importazioni. La produzione ittica derivante dall’attività della pesca è da anni in calo e quella dell’acquacoltura resta stabile, non riuscendo a compensare i vuoti di mercato creati dell’attività tradizionale di cattura. Un rischio confermato dai dati del Rassf, il sistema europeo di allerta rapido che, su un totale di 399 allarmi alimentari segnalati nel 2018 nel nostro Paese, ha visto ben 154 casi riguardare proprio il pesce (101) e i molluschi bivalvi (53), ovvero circa il 40% del totale secondo un’analisi Coldiretti. In testa alla black list ci sono le importazioni dalla Spagna – denuncia Coldiretti – da cui sono arrivati ben 51 allarmi, dal pesce con presenza eccessiva di metalli pesanti come il mercurio o contaminato con il parassita Anisakis ai molluschi infettati da escherichia coli e Salmonella, fino al cadmio nei cefalopodi come seppie e calamari. Al secondo posto si piazzano gli arrivi dalla Francia con 39 casi, di cui ben 26 riguardanti la presenza del batterio Norovirus nelle ostriche, ma anche dell’Anisakis nel pesce e dei crostaci con solfiti, mentre al terzo c’è l’Olanda, anche qui con pesce all’Anisakis e Norovirus sui molluschi.

Ma sono molti anche i pericoli in agguato sul pesce che – ricorda Coldiretti – arriva in Italia da tutti i continenti, a partire da quello tunisino dove sono stati rilevati elevati contenuti di istamina, causa di intossicazioni alimentari, a quello della Namibia e da Taiwan, con presenza di mercurio. Dalla Nuova Zelanda è arrivato addirittura pesce scaduto – conclude Coldiretti – mentre quello delle Far Oer è risultato infettato da Anisakis nei crostacei dall’India sono stati scoperti coloranti non dichiarati.

Per effettuare acquisti di qualità al giusto prezzo il consiglio di Coldiretti Impresapesca è, dunque, di verificare sul bancone l’etichetta, che per legge deve prevedere l’area di pesca (Gsa). Le provenienze sono quelle dalle Gsa 9 (Mar Ligure e Tirreno), 10 (Tirreno centro meridionale), 11 (mari di Sardegna), 16 (coste meridionali della Sicilia), 17 (Adriatico settentrionale), 18 (Adriatico meridionale), 19 (Jonio occidentale), oltre che dalle attigue 7 (Golfo del Leon), 8 (Corsica) e 15 (Malta). Ma si può fare affidamento anche alle esperienze di filiera corta per la vendita diretta del pescato che Coldiretti Impresapesca ha avviato attraverso la rete di Campagna Amica”.

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