Storia delle ceramiche di Laterza: un vecchio servizio alla riscoperta dell’arte della maiolica – video

La Maiolica di Laterza è un particolare tipo di maiolica prodotto nella città di Laterza, in Puglia. Le sue origini risalgono al III millennio a.C. quando all’epoca Laterza è stata un originale centro di attività figulina. Nel 1914 e 1915, furono scoperte alcune tombe di età arcaica e nei successivi anni fu rinvenuta una notevole quantità di ceramiche (acquisite nel 1926 dalla Soprintendenza Archeologica) in tombe risalenti a un periodo compreso tra il VI e il III secolo a.C.[1]

Mentre, purtroppo, le documentazione sulle attività dell’epoca greco-romana risultano perdute, sappiamo comunque che nel 1500 l’arte era fiorente, come sottolineato dallo storico Geronimo Marciano «…in Laterza si fanno pregiatissimi vasi simili a quelli di Faenza…»[2]. Nel 1684 Giovan Battista Pacichelli annota «…a Laterza con la finissima creta si fabbricano delicati e dipinti vasi…»[3]. L’apice si raggiunge nel 16001700, grazie al grande maestro Angelo Antonio D’Alessandro, definito uno dei protagonisti della maiolica italiana dell’età barocca.[4] Altri maestri riconosciuti a livello nazionale sono il Gallo, il Tammorrino, il D’Aloisio, l’Andriuzzo, il Collocola (del quale in galleria è riportato una placca in maiolica conservata al Museo internazionale delle ceramiche in Faenza). Secondo il catasto onciario del 1757, a Laterza, in quel periodo, su circa 3.200 abitanti erano attive ben 45 fornaci e 48 botteghe figuline in cui operavano figuli o vasai e pittori; altre 15 ne sono state rinvenute attingendo dai rogiti notarili degli stalloni delle Confraternite del XVII e XVIII secolo.[1] Le maioliche dei secoli XVI, XVII e XVIII secolo sono le più significative. L’elegante stesura cromatica di Laterza presenta, fra gli altri, lo stile compendiario, sorto nel XVI secolo a Faenza e diffuso per tutto il XVII secolo, realizzato come uno schizzo, utilizzando pochi elementi e pochi colori, generalmente il blu e il giallo su fondo bianco. I Ceramisti di Laterza crearono, poi, un proprio stile istoriato definito istoriato laertino. Tale stile è caratterizzato dalla monocromia turchina su smalto bianco.[1] Tale monocromia è realizzata con sfumature variabili che vanno dal celeste all’azzurro, al blu o meno intenso. Il giallo e il verde compaiono raramente. L’istoriato laertino preferisce rappresentare scene cavalleresche, ispirandosi a modelli iconografici tratti da incisioni del ‘500 e del ‘600 (si veda ad esempio il famoso “Mangiamaccheroni” che trova ispirazione nel tardo cinquecentesco “Mangiafagioli” di Annibale Carracci),[5] e si rifanno a vari temi afferenti a battaglie romane, ad episodi biblici dell’antico e nuovo testamento, ad episodi mitologici ed a scene di caccia, e al filone devozionale alimentato con targhe votive e acquasantiere. Alla fine dell’800 l’industria era presente a Laterza, ma produceva solo terrecotte di uso domestico. Riportiamo qui sotto il link ad un video servizio diffuso alcuni anni fa dal Tg3:

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