Dopo l’annuncio del Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte che, attraverso la firma del nuovo Dpcm ha assegnato alla Puglia la denominazione “arancione” e ad altre regioni come la Campagna la denominazione di “gialla“, montano polemiche e perplessità per tale decisione. Dal Governo si difende l’iniziativa precisando come la decisione non sia basata da un solo indicatore (quello del numero dei contagi) ma bensì da 21 differenti elementi indicatori che vanno incrociati:
Come ricordano anche molteplici fonti giornalistiche telematiche nazionali, infatti, primi sei indicatori riguardano il “processo sulla capacità di monitoraggio”. Qui sotto riportiamo per elenco i vari indicatori, stabiliti secondo quanto previsto dal decreto ministeriale del 30 aprile:
1) Numero di casi sintomatici notificati per mese in cui è indicata la data inizio sintomi/totale di casi sintomatici notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
2) Numero di casi notificati per mese con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) in cui è indicata la data di ricovero/totale di casi con storia di ricovero in ospedale (in reparti diversi dalla TI) notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
3) Numero di casi notificati per mese con storia di trasferimento/ricovero in reparto di terapia intensiva (TI) in cui è indicata la data di trasferimento o ricovero in Tl/totale di casi con storia di trasferimento/ricovero in terapia intensiva notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
4) Numero di casi notificati per mese in cui è riportato il comune di domicilio o residenza/totale di casi notificati al sistema di sorveglianza nello stesso periodo.
5) Numero di checklist somministrate settimanalmente a strutture residenziali sociosanitarie (opzionale).
6) Numero di strutture residenziali sociosanitarie rispondenti alla checklist settimanalmente con almeno una criticità riscontrata (opzionale).
A questi primi 6 indicatori, se ne aggiungono ulteriori che ne completano il numero a 21. Si tratta di indicatori basati sulla capacità diagnostica e sulla gestione dei contatti
Altri sei indicatori sono stati individuati in riferimento al “processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti”:
7) Percentuale di tamponi positivi escludendo per quanto possibile tutte le attività di screening e il “re-testing” degli stessi soggetti, complessivamente e per macro-setting (territoriale, PS/Ospedale, altro) per mese.
8) Tempo tra data inizio sintomi e data di diagnosi.
9) Tempo tra data inizio sintomi e data di isolamento (opzionale).
10) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale al contact-tracìng.
11) Numero, tipologia di figure professionali e tempo/persona dedicate in ciascun servizio territoriale alle attività di prelievo/invio ai laboratori di riferimento e monitoraggio dei contatti stretti e dei casi posti rispettivamente in quarantena e isolamento.
12) Numero di casi confermati di infezione nella regione per cui sia stata effettuata ima regolare indagine epidemiologica con ricerca dei contatti stretti/totale di nuovi casi di infezione confermati.
Gli indicatori sulla trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari
Gli ultimi indicatori, ben nove, sono quelli “di risultato relativi a stabilità di trasmissione e alla tenuta dei servizi sanitari”:
13) Numero di casi riportati alla Protezione civile negli ultimi 14 giorni.
14) Rt calcolato sulla base della sorveglianza integrata ISS (si utilizzeranno due indicatori, basati su data inizio sintomi e data di ospedalizzazione).
15) Numero di casi riportati alla sorveglianza sentinella COVID-net per settimana (opzionale).
16) Numero di casi per data diagnosi e per data inizio sintomi riportati alla sorveglianza integrata COVID-19 per giorno.
17) Numero di nuovi focolai di trasmissione (2 o più casi epidemiologicamente collegati tra loro o un aumento inatteso nel numero di casi in un tempo e luogo definito).
18) Numero di nuovi casi di infezione confermata da SARS-CoV-2 per Regione non associati a catene di trasmissione note.
19) Numero di accessi al PS con classificazione ICD-9 compatibile con quadri sindromici riconducibili a COVID-19 (opzionale).
20) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Terapia Intensiva (codice 49) per pazienti COVID-19.
21) Tasso di occupazione dei posti letto totali di Area Medica per pazienti COVID-19.
E’ su questi presupposti, dunque, che il Governo centrale avrebbe basato la scelta di assegnare anche alla nostra regione la denominazione “arancione”. La stessa decisione è stata stabilita per quanto riguarda la regione Sicilia, mentre, per altre regioni italiane sono state assegnate denominazioni di “gialla” e “rossa”. Ecco la mappa delle assegnazioni delle regioni italiane per colore:
Ma cosa cambia tra le varie regioni “rosse”, “arancioni” e “gialle”? Lo ricordiamo ancora una volta riportando qui sotto il link ad uno schema che elenca le varie differenze, compresi gli obblighi e le restrizioni introdotte dal decreto (valido dal 6 novembre 2020 sino al 3 dicembre 2020):
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