Terremoto dell’80, il ricordo di un pugliese “avevo 9 anni, stavo guardando CHiPs da mio zio, poi…”

Mario Conca oggi

Avevo nove anni e mezzo, ma quella domenica sera di quarant’anni fa me la ricordo benissimo. Stavo a casa di mia zia Rachele a guardare il telefilm cult di allora, I CHIPs, con i miei cugini Vito ed Enzo. Eravamo seduti su delle sedie e attaccati alle poco performanti TV degli anni ottanta. Ad un certo punto Enzo mi chiese di smetterla di muovergli la gamba. Non finii di dirgli che non era colpa mia che cominciò a tremare tutto in maniera ondulatoria e violenta” – comincia così il ricordo diffuso da Mario Conca (già consigliere regionale pugliese ed esponente del movimento Cittadini Pugliesi) che ha poi aggiunto:

“Ci alzammo di scatto e corremmo dal primo piano giù per le scale, che ondeggiavano sinuosamente e che saltammo a rampe, e in pochi secondi eravamo per strada con altra gente che vi si riversava urlando e correndo. Seguirono attimi interminabili, tra boati e sgomento, poi ci fu il silenzio e lo smarrimento. Non c’erano i cellulari allora e quindi ci volle del tempo per ricongiungersi con il resto della famiglia. Mia madre era in cinta di sei mesi di mio fratello Nicola ed era andata a fare le condoglianze ad una sua amica. Mentre si affrettavano a scendere da quella casa qualcosa la colpì in testa e pensò ad un crollo, solo dopo realizzò che era un tacco di una scarpa che una signora aveva perso durante il trambusto per guadagnare l’uscio. Mio padre andò a prendere il piccolo bus, un Bedford di colore blu e verde, ci caricò tutti a bordo, parenti compresi, e ci portò in giro per le campagne per non stare sotto le palazzine” – ha ricordato Conca che ha terminato poi così il suo racconto:

“Dopo qualche ora andò a comprare delle focaccine dalla pizzeria l’Angelo Azzurro per mangiare qualcosina. Quella notte la passammo nel piazzale della stazione, al riparo da pericoli, dormendo nel furgone. Lo spavento dei grandi fu tale che nessuno pensò di tornare a casa. Per un mese andammo a vivere a casa di mia nonna Cettina, che a differenza nostra abitava al piano terra, perché mia madre aveva timore di tornare al primo piano di via Filippo Orsini 8. A distanza di tanti anni mi è rimasto indelebile il ricordo ma non avverto la paura di quei momenti, sarà perché a nove anni anche le tragedie si vivono come un gioco. Morirono 3 mila persone a poca distanza da noi, negli anni sono stati spesi 50.000 miliardi delle vecchie lire e ancora oggi c’è gente che attende un alloggio defintivo…mondo era e mondo è! L’immagine può contenere: 2 persone” – ha concluso. Il link al post:

 

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