Pugliese nominata dal Presidente Mattarella “Cavaliere al merito per il coraggio”. Denunciò lo sfruttamento in un call center di Taranto

Tra le 36 onorificenze al Merito della Repubblica Italiana che il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella ha conferito ad alcuni cittadini che si sono distinti per atti di eroismo, per l’impegno nella solidarietà, nel volontariato, per l’attività in favore dell’inclusione sociale, nella cooperazione internazionale, nella promozione della cultura, della legalità e del diritto alla salute, c’è anche la pugliese Michela Piccione. La donna, 35enne di Sava, in provincia di Taranto e madre di due figli, denunciò lo sfruttamento e le condizioni irregolari di lavoro alle quali era costretta a subire con i suoi colleghi in un call center.

La 35enne, in possesso di diploma di tecnico chimico biologo, ha svolto negli anni diversi lavori tra cui quello come centralinista presso un call center di Taranto, lavori tutti precari. Il suo coraggio e grazie anche alla  collaborazione dei suoi colleghi, è riuscita a portare avanti la sua protesta. In seguito alla sua denuncia il call center è stato chiuso. Oggi Michela ha ottenuto un lavoro con un contratto a progetto in un altro call center.

Michela Piccione è stata nominata Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana: Per il suo coraggioso gesto di denuncia delle condizioni di sfruttamento del lavoro giovanile.  “Questa storia mi ha rafforzato” ha dichiarato Michela -“e mi ha dato la consapevolezza che, se tutti alziamo la testa, forse le cose cambiano. La vergogna non può essere la nostra ma di chi ci sfrutta”.

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Michela Piccione è tra i 36 nuovi Cavalieri dell’Ordine al merito della Repubblica italiana nominati dal capo dello Stato e ha accolto con queste parole la notizia arrivata direttamente dal Quirinale. Un riconoscimento alla forza e alla dignità di madre e lavoratrice. “Per il suo coraggioso gesto di denuncia delle condizioni di sfruttamento del lavoro giovanile”, recita l’attestato. La 36enne di Sava ma originaria di Lizzano, con un diploma di Tecnico biologico e madre di due figli, è stata protagonista di una delle battaglie per i diritti all’interno di uno dei tanti call center sparsi sul territorio.Ci ha messo da subito la faccia, Michela, ha denunciato le paghe da fame, 33 centesimi l’ora all’interno dell’impresa che in un sottoscala gestiva commesse del colosso Tim e chiedeva i soldi per la carta igienica alle lavoratrici. Ha convinto altre venti colleghe, definite donne coraggio, a seguirla, affidandosi al sindacato.

 

“Come Slc Cgil – scrive il segretario provinciale Andrea Lumino –  abbiamo dato voce a lei ed a tutte quelle che erano in quella condizione. In mezzo a tutte le difficoltà del nostro lavoro e al qualunquismo dilagante, oggi siamo contenti di poter mandare un messaggio: denunciare serve, il coraggio è importante, non dobbiamo abbassare la testa mai. Complimenti a Michela”.