Uomo di Altamura, si cercano soluzioni alternative alla rimozione

L’ipotesi di rimozione per una musealizzazione dei resti del cosiddetto “uomo di Altamura” (ovvero dello scheletro di Homo neanderthalensis scoperto il 7 ottobre 1993 nella grotta di Lamalunga, nei pressi di Altamura, e datato tra i 128.000 e i 187.000 anni fa) si allonata se si tiene conto del parere negativo degli speleologi che chiedono invece misure alternative per la tutela del reperto:

Come riportano anche fonti giornalistiche telematiche, infatti, a schierarsi contro l’ipotesi di rimozione dello scheletro – ancora oggi nella grotta altamurana – sono stati il Dipartimento di Scienze della terra e geoambientali dell’università di Bari, il Parco nazionale dell’Alta Murgia, la Società italiana di geologia ambientale e la Società speleologica italiana. Proprio quest’ultima, attraverso un comunicato a firma del Consiglio della SSI, ha chiarito le motivazioni della contrarietà all’estrazione dello scheletro: “Considerate le conseguenze distruttive che ciò porterebbe all’intero sistema carsico, si ritiene quindi doveroso poter discutere circa l’eventuale rimozione del reperto, esclusivamente di fronte a trasparenti e inequivocabili evidenze scientifiche che dimostrino l’effettivo deterioramento del reperto, qualora questo venisse mantenuto in sito. Ad oggi non sono disponibili dati circa modificazioni dell’ecosistema della grotta, il cui monitoraggio dei parametri ambientali e climatici doveva essere svolto antecedentemente e non posteriormente allo studio e alla campionatura del reperto” – si legge nel comunicato pubblicato sul sito della SSI che aggiunge:

 

“Inoltre, un’indagine climatico-ambientale richiede un adeguato periodo di tempo, traducibile in anni di monitoraggio perché sia in grado di rilevare considerevoli mutazioni. Si auspica perciò il reperimento di soluzioni alternative all’estrazione, e l’adozione di tutte le tecnologie che rispettino e tutelino l’ambiente grotta, allo stesso tempo dando la possibilità anche in futuro di continuare gli studi con approccio multi-disciplinare. Nell’ottica di agevolare una ricerca scientifica che vada in parallelo con la salvaguardia dell’ambiente ipogeo, la Società Speleologica Italiana mette a disposizione degli Enti coinvolti, la Soprintendenza Archeologica delle Belle Arti Paesaggio per la Città Metropolitana di Bari, il Parco Nazionale dell’Alta Murgia, la Regione Puglia e il Comune di Altamura, le proprie competenze scientifiche, speleologiche e carsiche, da decenni riconosciute a livello internazionale, per eventuali consulenze in merito alla preservazione del sistema carsico ed alla definizione delle più opportune modalità di studio” – concludono dal Consiglio della Società Speleologica Italiana. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un reportage del 2015:

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