Stamattina, circa 50 militari del Comando Provinciale di Bari hanno dato esecuzione a un’ordinanza di custodia cautelare, emessa dal GIP del Tribunale di Bari, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia di Bari, nei confronti di 11 soggetti ritenuti responsabili, a vario titolo, di omicidio, tentato omicidio, detenzione di armi clandestine, rapina, evasione e calunnia, tutti aggravati dal metodo mafioso:
Le indagini, affidate ai Carabinieri del Nucleo Investigativo di Bari, hanno reso possibile accertare gravi indizi a carico degli esecutori materiali e dei mandanti dell’omicidio di ANDOLFI, avvenuto nel quartiere Carrassi di Bari il 14 gennaio 2018 e documentato il pesante clima di tensione creatosi nei mesi successivi, con scorrerie armate e tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti. Secondo le investigazioni, uno degli arrestati era il capo del clan ANEMOLO, e un altro era affiliato al clan PALERMITI. Costoro sarebbero stati i mandanti, mentre gli altri sarebbero stati gli esecutori materiali.
Il movente risiede nello scontro sorto tra il clan ANEMOLO (egemone nel quartiere Carrassi e Poggiofranco di Bari, in “comparanza” con i PALERMITI) e il clan CAPRIATI, a seguito del passaggio della vittima (già appartenente agli ANEMOLO) a quest’ultimo clan e alla sua pretesa di gestire attività illecite nella porzione di territorio sotto il controllo criminale degli ANEMOLO. In tale contesto si inquadra l’antefatto, allorquando, qualche giorno prima della sua morte, all’interno di un locale nel quartiere Carrassi, uno degli arrestati avrebbe pubblicamente offeso l’affiliato al clan rivale. Nei giorni successivi all’omicidio si venne a creare un clima di tensione nel quartiere, che sfociava in una serie di scorrerie armate e di tentativi di eliminazione reciproca dei membri dei due sodalizi coinvolti. La pericolosa situazione rendeva necessari numerosi interventi da parte degli uomini dell’Arma, tradottisi nell’arresto, il 10 febbraio 2018, del fratellastro della vittima, trovato in possesso di una pistola cal. 9 con matricola abrasa, completa di 13 colpi.
Smorzati i progetti vendicativi, dopo circa tre mesi nascevano nuove e diverse fibrillazioni all’interno del clan ANEMOLO. Come si legge nell’ordinanza di custodia cautelare, nel mese di giugno, ordinava l’omicidio di CUCUMAZZO, per scongiurare il rischio che quest’ultimo decidesse di collaborare con la giustizia, perché “sapeva troppe cose e parlava troppo”. Ed infatti, nel giugno 2018, il CUCUMAZZO venne fatto segno, fortunatamente senza conseguenze, di due colpi d’arma da fuoco esplosi da altri due malavitosi, poi arrestati da militari del Nucleo Radiomobile di Bari, perché, durante una delle citate scorribande in armi, erano stati trovati in possesso di una pistola cal. 7,65 con matricola abrasa, completa di 5 cartucce, di un giubbotto antiproiettile, guanti in lattice e passamontagna.
L’arresto dei due non fermava le intenzioni della vittima del primo agguato, che continuava ad aggirarsi armato nel quartiere Carrassi, commettendo anche due rapine ai danni di un circolo privato posto sotto il controllo degli ANEMOLO. Come reazione, il n.1 del clan ANEMOLO ordinava addirittura l’acquisto, presso un trafficante di armi, di ordigni esplosivi azionabili a distanza e di fucili mitragliatori. Anche in questo caso, la tensione veniva smorzata dall’intervento dei Carabinieri che arrestavano, nel mese di luglio, CUCUMAZZO, sorpreso a bordo di uno scooter, armato con una pistola cal. 6,35 rubata. Link video:
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