Puglia: mortalità dimezzata rispetto alla prima ondata. “Obesità e problemi emotivi tra i fattori di rischio” – riferiscono dal reparto Pneumologia del “Perrino” di Brindisi

Dal mese di marzo 2020 a oggi nella Unità operativa di Pneumologia dell’ospedale “Perrino” di Brindisi sono stati ricoverati 216 pazienti con insufficienza respiratoria da Sars-CoV-2. In particolare, durante la prima ondata (marzo-maggio 2020), sono stati ricoverati 50 pazienti con età media di 73 anni. Di questi, il 64 per cento era di sesso maschile, con un tempo medio di degenza di 10 giorni. La mortalità si è dimostrata alta, pari al 36 per cento:

Durante la seconda ondata, da novembre 2020 e sino a oggi, nel reparto sono stati ricoverati 166 pazienti, 67 per cento maschi, con età media di 70 anni. In questa fase, il tempo di degenza media è di circa 16 giorni, con una percentuale di decessi intorno al 15,7 per cento. A tracciare il bilancio dell’attività dell’Unità operativa è il direttore Eugenio Sabato. “Negli ultimi giorni – spiega – sono stati ricoverati molti pazienti di 40-50 anni e questo è anche la ‘conseguenza’ della vaccinazione alla classe di età superiore a 80 anni. A maggio 2020 – prosegue – abbiamo programmato un’attività di osservazione sui pazienti dimessi per insufficienza respiratoria acuta da polmonite Sars-CoV-2. Lo scopo primario di questo studio, approvato dal Comitato Etico, è quello di valutare, mediante follow-up ambulatoriali, gli esiti della polmonite in pazienti dimessi dai reparti Covid del Perrino. Il primo paziente è stato selezionato a settembre 2020. Fino a marzo di quest’anno sono 30 i pazienti attualmente coinvolti nello studio, per il 69 per cento uomini, con un’età media intorno ai 68 anni. L’84 per cento dei pazienti proviene dalla provincia di Brindisi, il 48,3 per cento è costituito da ex fumatori, mentre il 51,7 per cento non ha mai fumato. La maggior parte dei pazienti, l’87 per cento, è autosufficiente”. Sabato sottolinea che:

“in media il Bmi, l’indice di massa corporea, dei pazienti arruolati è pari a 31 kg/m2, superiore al valore soglia, che secondo l’Oms, nell’adulto, è 25 kg/m2. Infatti, il peso medio riscontrato nei pazienti arruolati è di 90 chilogrammi. Questo dato conferma che l’obesità è un fattore di rischio determinante nell’infezione da Sars-CoV-2. Il tempo di degenza medio durante il ricovero per i pazienti arruolati nello studio è risultato pari a 15 giorni”. Il direttore di Pneumologia aggiunge che “tra le principali comorbidità, nei pazienti ricoverati per insufficienza respiratoria acuta per polmonite da Covid 19, e poi valutati nel nostro ambulatorio, le più frequenti sono le patologie cardiovascolari che si riscontrano nel 65,5 per cento dei pazienti. Dei pazienti cardiopatici il 55,2 per cento presenta ipertensione arteriosa, il 20,7 per cento fibrillazione atriale e il 6,9 per cento scompenso cardiaco. Il diabete mellito è presente nel 34,5 per cento dei pazienti e le neoplasie nel 13,8 per cento. Per quanto riguarda le patologie respiratorie, tra i pazienti arruolati il 10,3 per cento presenta broncopneumopatia cronica ostruttiva e il 6,9 per cento è affetto da sindrome da apnee ostruttive nel sonno. Il 39 per cento dei pazienti presenta più di tre comorbidità: questo conferma che i casi più gravi di Covid colpiscono soprattutto i pazienti con più patologie”. Nonostante il miglioramento rispetto al periodo di ricovero, il 51,7 per cento dei pazienti arruolati, al momento del follow-up, presenta dispnea soprattutto sotto sforzo e il 3,4 per cento tosse e catarro: questo conferma il persistere della sintomatologia da Covid per molto tempo dopo le dimissioni:

“Nello studio” – conclude Sabato“è stato valutato anche l’esame sierologico e si è visto che tutti i pazienti hanno sviluppato anticorpi anti Sars-CoV-2. Per quanto riguarda i dati spirometrici e il test del cammino, le medie dei risultati raccolti dimostrano una buona funzionalità respiratoria nei pazienti arruolati: non vi sono stati, quindi, gravi esiti. I pazienti sono stati anche valutati dal punto di vista cardiologico tramite elettrocardiogramma ed ecocardiogramma che si sono dimostrati nella norma. Ai pazienti, infine, è stato somministrato un questionario per valutare la qualità della vita, che ha evidenziato un peggioramento rispetto all’anno precedente: nella maggior parte dei pazienti sono state rilevate limitazioni nei vari ambiti della vita quotidiana dovute non solo allo stato di salute, ma anche a problemi emotivi legati alla patologia”.

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Fonte: sanita.puglia.it