Perché la sabbia del deserto giunta da noi dovrebbe far riflettere sui potenziali d’inquinamento delle polveri sottili

A proposito di anticiclone africano, caldo afoso e sabbia proveniente dal deserto – vogliamo condividere con voi il post diffuso sui social dal giornalista pugliese Cosimo Forina:

“NON BASTA L’AUTOLAVAGGIO – La fotografia pubblicata dalla NASA (l’agenzia governativa civile responsabile del programma spaziale e della ricerca aerospaziale statunitense) della nube di sabbia del deserto del Sahara che ha attraversato il Mediterraneo ed ha raggiunto gran parte del sud Italia, avvolgendola – evento che si è aggiunto alle temperature torride di questo fine giugno – non ha solo svelato il perché il cielo sia rimasto velato senza lasciar passare i raggi solari. È la conferma come dal suolo tutto può raggiungere l’atmosfera e da questa ritornare sulla terra in percorsi a medio e lungo raggio. L’invisibile – visibile. Della sabbia in caduta troviamo, dopo un po’ di pioggia, riscontro sulle nostre autovetture. Di quella entrata in casa la presenza è rivelata dalla patina depositata sui nostri mobili.
Il viaggio dei granelli di sabbia che ci hanno fatto boccheggiare è stato lungo come riportato su Earth Observatory della NASA:

«La polvere sembra aver viaggiato dall’Algeria e dal Mali, soffiando per più di 1.000 chilometri (600 miglia) a causa di un grande sistema meteorologico convettivo su mesoscala. Si prevede che la polvere continuerà a viaggiare più a nord in Europa questa settimana, secondo le previsioni del servizio di monitoraggio dell’atmosfera di Copernicus».
Non solo un fenomeno fastidioso: gioia per i gestori di autolavaggio meno per chi deve rimuovere la sabbia tra le mura domestiche. Ancora la NASA: «Decine di milioni di tonnellate di polvere escono ogni anno dall’Africa settentrionale e occidentale, sollevate dal deserto del Sahara da forti venti stagionali. Le tempeste di polvere possono degradare la qualità dell’aria, ma svolgono anche un ruolo importante nell’assorbire e riflettere l’energia solare per regolare il clima della Terra. La polvere fertilizza anche gli ecosistemi oceanici e terrestri con ferro e vari minerali che aiutano le piante e il fitoplancton a crescere».
Il fenomeno di rigenerazione naturale ci porta a comprendere come nell’aria che respiriamo può esserci di tutto. Ed il pensiero va alle fonti inquinanti che nell’atmosfera sputano i loro veleni raggiungendo ogni dove. Come è stato per la nube radioattiva della centrale di Černobyl’, l’incidente nucleare avvenuto la notte del 26 aprile 1986 in Ucraina. Le nubi radioattive – in quel caso – raggiunsero in pochi giorni anche l’Europa orientale, la Finlandia e la Scandinavia, toccando, con livelli di radioattività inferiori, anche l’Italia, la Francia, la Germania, la Svizzera, l’Austria e i Balcani, fino a porzioni della costa orientale del Nord America” – ha detto Forina sui social, proseguendo la sua analisi così:

“Affermare di vivere in luoghi con “aria salubre” potrebbe non corrispondere al vero. Bisogna sempre sperare che una folata di vento non porti con sé nulla e spazzi via quello che può essere arrivato. I luoghi inquinanti anche se apparentemente lontani non possono farci sentirci al sicuro. Si pensi a quanto rilasciato nell’area di Taranto dall’acciaieria, a Brindisi dal petrolchimico. Pensiamo poi agli inceneritori sparsi tra Puglia e Basilicata, alle discariche di rifiuti e agli impianti per il loro trattamento, alle estrazioni petrolifere e a tanto altro. In pratica ci illudiamo che la distanza da questi impianti salvaguardi la salubrità dell’aria che si respira. È necessario opporsi con forza all’installazione di insediamenti industriali vicino a centri abitati. Tali insediamenti non rappresentano progresso ed opportunità occupazionali se a rischio sono l’ambientale, il paesaggio, la salute delle persone e questa opposizione non è un anacronistico agire “contro”, non è un “pregiudizio a prescindere”, una forma di “ambientalismo estetizzante” come afferma chi si prostra alle lobby della monnezza, del vento, del sole, del petrolio. È – in una sola parola – difesa! Per la sabbia, pur fastidiosa, sembra esserci rimedio. Difficile immaginare che la paziente azione della casalinga o le spazzole di un autolavaggio potranno rimuovere il rischio di contaminazione quando un pericolo invisibile viaggiando con il vento, viene a posarsi in modo indiscriminato sul territorio” – ha concluso il giornalista pugliese. Ricordiamo che è possibile ricevere tutte le news in tempo reale dall’app gratuita Telegram iscrivendosi al seguente indirizzo: https://t.me/pugliareporter. Sempre attraverso Telegram è possibile inviarci segnalazioni in tempo reale anche con video e foto. Ricordiamo inoltre che cliccando “MI PIACE” sulla Pagina Facebook.com/PugliaReporter è possibile seguire tutte le news da Facebook. E’ possibile scriverci anche via Whatsapp ed iscriversi al gruppo per la ricezione dei nostri link cliccando qui. PugliaReporter.com è anche su twitter.com/PugliaReporter e su linkedin.com/company/pugliareporter.