In Puglia è arrivata l’ape cinese: esemplare catturato e consegnato all’Università di Bologna. L’insetto trovato ad Andria

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Un importante ritrovamento di interesse entomologico quello effettuato nella città di Andria da una appassionata del territorio che ha provveduto a segnalare la cattura di un’ape cinese nella zona del quartiere europa della città federiciana. A renderlo noto, nel mese di luglio del 2021, è stato il blog di VideoAndria.com:

L’insetto – alloctono e pertanto potenzialmente nocivo per l’ambiente italiano – è stato congelato e poi conservato in una soluzione alcolica all’80%, sistema consigliato per il trasporto e la conservazione. L’esemplare appartenente alla specie invasiva è stato così catturato e posto in un contenitore per la consegna ad una ricercatrice del Crea dell’Università di Bologna che da tempo sta studiando il fenomeno. Come riportato in un’intervista rilasciata alla ricercatrice sul web, il primo ritrovamento documentato in Italia risale al 2009 a Verbania quando un apicoltore si accorse di avere a che fare con un’ape non autoctona. Da allora gli avvistamenti si sono moltiplicati mentre in Puglia, quello di Andria rappresenta al momento solo il secondo ritrovamento confermato. Un primo studio in Italia è stato condotto dal Crea, del dipartimento di Scienze veterinarie di Pisa e dell’Istituto superiore Cobianchi di Verbania e pubblicato su Bulletin of Entomology. Da non confondere con il cosiddetto “calabrone cinese”, l’ape cinese (Megachile sculpturalis), conosciuta come ape gigante resinosa, è una specie di ape tagliafoglie appartenente alla famiglia Megachilidae e tipica del continente asiatico:

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Originaria del Giappone e della Cina, è stata introdotta negli Stati Uniti orientali e nell’Ontario, in Canada, in tempi recenti. Si riconosce per l’addome nero glabro, torace con peluria marrone chiara, grosse mandibole, ali tinte di marrone che si scuriscono verso l’apice. Gli adulti si aggirano nel periodo estivo e le femmine tendono ad infilarsi nel legno per deporre le uova. Stabilitasi per la prima volta negli Stati Uniti d’America all’inizio degli anni ’90, attualmente esistono documenti dalla maggior parte degli stati a est del fiume Mississippi. L’insetto si è introdotto anche in Europa a partire dal 2009. Le principali piante ospiti sfruttate dall’insetto sono Lathyrus latifolius e Sophora japonica ( Fabaceae ), specie Pycnanthemum ( Lamiaceae ), Lythrum salicaria ( Lythraceae ), Koelreuteria paniculata ( Sapindaceae ) e specie Buddleia ( Scrophulariaceae). Al momento, non sono ancora chiari i potenziali effetti che quest’ape potrebbe comportare nei confronti dell’ecosistema territoriale ma sembra evidente che l’insetto può rivelarsi ostile verso le api nostrane. Ciò che è risaputo è che le specie aliene possono portare con sé nuovi patogeni e trasmetterli alle specie locali, che non sono provviste di anticorpi adatti a sopravviere alla malattia “esotica”, come avvenne negli anni ’80 con l’ape da miele con la varroa e, più recentemente, con Nosema ceranae, entrambi trasmessi dalla specie asiatica Apis cerana. Si tratta di un ritrovamento eccezionale che conferma la presenza di questo insetto anche nella sesta provincia pugliese. I cittadini possono continuare a segnalare eventuali nuovi ritrovamenti, evitando però comportamenti scorretti come l’uso di insetticidi velenosi che potrebbero compromettere anche la vita delle api italiane e di molti altri insetti autoctoni. Un sito che sta raccogliendo gli avvistamenti di varie specie di api è www.beewatching.it. Realizzato in collaborazione proprio con il Crea e l’università di Bologna, il sito web offre la possibilità di segnalazioni mediante mappa interattiva. Sicuramente, tornemo a parlare di questo argomento in prossime occasioni. A tal proposito, riportiamo qui sotto il link ad un interessante filmato diffuso sul web:

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