Puglia: mentre i giovani attendono pagamenti, i consiglieri regionali si riprendono gli assegni di fine mandato per oltre 35.000 euro a testa. Milioni di euro per i politici mentre in molti non hanno soldi per pagare le bollette

Una situazione che continua afar discutere quella della reitroduzione degli assegni di fine mandato a favore dei consiglieri regionali pugliesi:

Come riportato anche nel corso di un servizio televisivo diffuso su YouTube da un’emittente, infatti, le casse pubbliche dovranno sborsare ulteriormente decine di migliaia di euro a consigliere regionale a causa di un emendamento approvato all’unanimità nell’ultima seduta prima della pausa estiva. In pratica, mentre buona parte dei pugliesi era in vacanza, i nostri “rappresentanti” in Consiglio Regionale si sono ripresi ciò che era stato abolito tempo fa. Non solo: l’emendamento ha formula retroattiva. Questo significa che questi signori riceveranno anche gli “arretrati” dal 2013. Risale infatti al 2012 l’abolizione dei vitalizi e, con la stessa norma – voluta all’epoca dal governatore Nichi Vendola – l’abolizione dell’istituto dell’assegno di fine mandato con decorrenza dal primo gennaio 2013. A favore della reintroduzione dell’assegno di fine mandato, praticamente, tutti i partiti. Si, hanno firmato anche quelli che in campagna elettorale andavano contro i “privilegi della politica” e che hanno incassato la fiducia di migliaia di pugliesi per siedere su quelle poltrone e tagliare i privilegi. Poltrone, evidentemente, divenute nel frattempo molto comode. Forse troppo (mentre in Puglia c’è chi, colpito da disagi economici, non ha nemmeno una sedia sulla quale riposare). L’unica contraria – ma assente “per malattia” – è stata la consigliera pentastellata Antonella Laricchia che, perlomeno, nel corso di un intervento online, ha definito la misura una “porcata estiva” precisando che:

Non si tratta di una normale liquidazione, come stanno cercando di far passare, dal momento che vale dal 2013 e quindi per almeno 8 anni i soldi saranno versati solo dalla Regione, mentre normalmente sono i lavoratori ad accantonare una quota mensile del loro stipendio per il TFR“. Tenendo contro che ogni consigliere regionale riceverà così circa ulteriori 35.500 euro a testa (pari all’indennità mensile lorda di 7.100 euro moltiplicata per gli anni di mandato) e considerato il numero totale dei consiglieri a 50 (fino al 2015 erano 70) e gli assessori dieci, l’esborso totale per le casse regionali per questi anni dovrebbe aggirarsi intorno ai 4 milioni di euro. Il tutto avviene mentre migliaia di giovani lamentano ritardi con l’erogazione dei contributi per il servizio di Garanzia Giovani e mentre molte persone, anche over 60, a volte impossibilitate persino a pagarsi le bollette per l’acqua e l’energia elettrica, sperano nelle poche centinaia di euro mensili messe a disposizione per il Reddito di Dignità (per chi ha avuto la “fortuna” di riuscire ad ottenerlo). “Uno scandalo, specie in un momento di crisi economica come quella che stiamo vivendo, dovuta alla pandemia, in cui tanti cittadini hanno perso il lavoro e non riescono ad arrivare a fine mese” – aveva aggiunto la Laricchia. Fuori dai palazzi della Regione, c’è un ex consigliere – Mario Conca – che ha pubblicamente diffuso il documento con le firme dell’emendamento. Molto critico nei confronti dell’attuale sistema amministrativo regionale, Conca ha da tempo aderito al partito Italexit di Paragone. Forse, la speranza per un futuro politico migliore potrebbe essere rappresentata da un ricambio partitico fatto di forze capaci di non scendere a compromessi. Magari evitando il voto, invece, di quei partiti e movimenti che solo in campagna elettorale si dichiaravano antagonisti nei confronti di quelle forze politiche e, che, invece, a fine elezioni, si sono trasformati “magicamente” in “alleati” con tanto di assessorati e commissioni assortite. Complimenti a questi “signori”. A tal proposito, riportiamo il link ad un interessante servizio televisivo diffuso su YouTube:

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