Dolore e rammarico per la perdita di un uomo che da tempo viveva senza una fissa dimora. La notizia della tragedia si è diffusa nel capoluogo dauno:
A perdere la vita è stato Antonio, un clochard che da tempo – riporta sul web un’associazione di volontariato locale – viveva nei sotterranei dei Riuniti di Foggia. Descritto come una persona mite ed educata, l’uomo se ne è andato in silenzio, lasciando però un grande vuoto nella comunità, soprattutto tra i volontari che in tutto questo tempo avevano cercato di aiutarlo. Da tempo si stava cercando di aiutare l’uomo per una sistemazione adeguata alle sue esigenze, poi, nell’ultimo periodo, il suo allontanamento dai luoghi abitualmente frequentati. Infine, la tragica notizia:
Antonio non c’è più. Se ne è andato. Lo piangono in molti che hanno avuto l’occasione di conoscere quell’animo sensibile che, con la sua semplicità, ha insegnato a molti il valore ed il significato della tutela della vita. Una storia che deve necessariamente far riflettere un intero territorio, caratterizzato da aspetti positivi, turismo e piacere della scoperta, ma anche da realtà come quella che Antonio rappresentava in maniera significativa. Situazioni che andrebbero sempre riconosciute sia dalla politica che dai semplici cittadini, perché nessuno dovrebbe restare indietro. Davanti a simili episodi, alcune domande sorgono spontanee:
Quante persone come lui sono ancora in giro per la nostra regione, alla ricerca di luoghi accoglienti? Quante persone senza reddito sono a rischio povertà? Quante famiglie non hanno più la capacità di sostenere i costi ordinari e quotidiani per il proprio mantenimento? A volte, è possibile accorgersi di questo anche semplicemente guardandosi attorno, oltre che analizzando i vari reportage diffusi anche in rete. Fenomeni – quelli dei senzatetto – che spesso appaiono distanti agli occhi di chi è benestante ma che, in realtà, possono coinvolgere chiunque.
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